“E i cadaveri?”
“Li ho lasciati in cortile. Non volevo portarli qui, quei figli di puttana senza Dio. Spero che siano rimasti lì a marcire, anche se ne dubito. Sicuramente il giorno dopo qualcuno avrà sentito la loro puzza.”
Centomila parole fa, ho pensato, mi ero chiesto se i familiari di Dwight Huddie si fossero mai chiesti che cosa ne fosse stato di lui. Adesso conoscevo la risposta.
“Lo hai mai raccontato a Dwight?”
“No. Non lo avevo mai raccontato a nessuno prima d’ora.”
“E ti è veramente piaciuto?” ho voluto sapere.
Lei è rimasta a riflettere per qualche secondo. Alla fine mi ha risposto: “Sì. Immagino di averlo ereditato dalla mamma. Ma ricordo benissimo di aver guardato quei bastardi morti e di aver pensato: sono proprio brava, in questo. E sai che non c’è niente di più bello al mondo che fare qualcosa che si sa fare bene”.
Come se si fosse resa conto che non avrebbe potuto trovare una battuta conclusiva migliore di quella, mi ha rivolto un sorrisetto e, senza aggiungere una sola parola, ha lasciato la stanza.
Due
Una sorpresa dopo l’altra. Non avrei mai creduto che Zabrina fosse capace di fare qualcosa del genere e di raccontarlo con tanta tranquillità, come se fosse la cosa più naturale del mondo; incredibile. La verità è che tutto questo mi fa sperare, mi fa pensare che forse potrei aver sottovalutato la capacità della nostra famiglia di opporsi ai poteri che stanno per raggiungerci. Almeno venderemo cara la pelle. Zabrina potrà avere Mitchell Geary nel suo letto e quando sarà stanca di lui potrà avvelenarlo.
Comunque, sono andato da Cesaria.
Le sue stanze non erano più opprimenti come l’ultima volta che ero stato lì, e la moglie di mio padre non giaceva inerte sul suo letto. Si trovava nello studio di Jefferson e Zabrina mi aveva spiegato che era una cosa abbastanza insolita per lei. Era quasi l’alba; la stanza era rischiarata dalla luce delle candele che ingentiliva i contorni dell’ambiente e il volto di Cesaria. Sedeva alla scrivania, sorseggiando una tazza di tè. Sembrava più bella che mai. Non c’era più alcuna traccia in lei della creatura vendicativa che avevo visto scatenarsi nella casa dei Geary. Mi ha invitato ad accomodarmi e mi ha offerto un tè che Zelim mi ha servito. Zabrina se n’era già andata. C’eravamo solo noi due; ero nervoso, devo ammetterlo. Non che temessi che Cesaria potesse essere presa da una furia incontrollabile e fare a pezzi la casa. Tuttavia trovarmi in compagnia di qualcuno che possedeva un simile potere mi rendeva ansioso. Era come prendere il tè con una tigre mangiatrice di uomini; non potevo impedirmi di domandarmi quando avrebbe mostrato gli artìgli.
“Dovrò andarmene di nuovo, molto presto”, mi ha spiegato. “E questa volta — voglio che tu lo sappia — potrei anche non tornare. Se così fosse, dovrai essere tu a prendere il controllo della casa.” Le ho chiesto dove sarebbe andata. “In cerca di Galilee”, ha risposto.
“Capisco.”
“E se ci riuscirò, lo salverò da se stesso.”
“Sai che è ancora in mare?” le ho chiesto.
“Sì, lo so.”
“Vorrei poterti dire dove si trova. Ma probabilmente tu lo sai già.”
“No, non lo so. Questa è una delle ragioni per cui ho voluto avvertirti che potrei anche non tornare. C’è stato un tempo in cui avevo visioni di Galilee tutti i giorni e le scacciavo dalla mia testa — non volevo avere niente a che fare con lui — ma adesso mi è invisibile. Sono sicura che è opera sua.”
“E perché vuoi trovarlo adesso?”
“Per convincerlo che è amato.”
“Quindi vuoi che torni a casa?”
Cesaria scosse la testa. “Non sono io che lo amo…” ha detto.
“È Rachel.”
“Sì. È Rachel.” Cesaria ha appoggiato la tazza sulla scrivania e ha preso una delle sottili sigarette egiziane. Mi ha passato il pacchetto e anch’io ne ho presa una. L’ho accesa. Era il tabacco peggiore che avessi mai fumato in vita mia.
“Non avrei mai pensato di dire una cosa simile, ma ciò che quella donna prova per Galilee potrebbe salvare tutti noi. Non ti piace la sigaretta?”
“No, è ottima.”
“Personalmente penso che sappiano di escrementi di cammello ma per me hanno un certo valore sentimentale.”
“Davvero?”
“Sì, molto tempo fa, tuo padre e io abbiamo trascorso settimane meravigliose insieme al Cairo, poco prima che conoscesse tua madre…”
“E quindi quando le fumi pensi a lui?”
“No, penso a un ragazzo egiziano di nome Muhammed che mi ha scopata tra i coccodrilli sulle rive del Nilo.”
Ho tossito così forte che i miei occhi hanno preso a lacrimare, cosa che l’ha divertita molto.
“Oh, povero Maddox”, ha detto quando sono riuscito a smettere di tossire, “non hai mai saputo cosa pensare di me, vero?”
“Francamente no.”
“Credo di averti sempre tenuto a una certa distanza perché non sei figlio mio. Ti guardo e ripenso a quanto fosse infedele tuo padre, e questo mi fa male. Anche dopo tutti questi anni. Sai, somigli molto anche a tua madre. Hai la sua stessa bocca.”
“Ma come puoi dire che soffri ancora per le sue infedeltà quando mi hai appena raccontato di esserti scopata un ragazzo egiziano?”
“L’ho fatto solo per far ingelosire tuo padre. Non l’ho fatto col cuore. Anzi no, devo correggermi. Certe volte sono stata innamorata. Di Jefferson, per esempio. Ma quella volta in mezzo ai coccodrilli? L’ho fatto solo per ripicca. Ho fatto molte cose per ripicca.”
“Anche lui?”
“Certo. Ripicca chiama ripicca. Mi tradiva di continuo.”
“E ha mai amato qualcuna di quelle donne?”
“Mi stai chiedendo se amava veramente tua madre?” Ho aspirato una boccata di fumo amaro. Naturalmente era questo che volevo sapere. Ma, ora che dovevo esprimerlo a parole, ero bloccato. E anche mentre sentivo le lacrime pungermi gli occhi, un’altra parte di me — la parte che sta trascrivendo questi eventi sulla carta — pensava: perché tutti questi drammi? Che diavolo di importanza ha dopo tanti anni? Ti sentiresti davvero meglio se sapessi che tua madre e tuo padre si erano amati?
“Ascoltami”, ha detto Cesaria. “Ti dirò qualcosa che forse ti darà un po’ di felicità. O che almeno ti permetterà di capire meglio com’erano le cose tra i tuoi genitori.
“Tua madre era un’illetterata quando Nicodemus l’ha conosciuta. Era una donna davvero molto dolce, devo dire, ma non sapeva nemmeno scrivere il suo nome. Penso che a tuo padre piacesse molto questo fatto, ma lei era ambiziosa. Come biasimarla? Erano tempi duri per gli uomini e per le donne. Una donna come lei poteva contare solo sulla sua bellezza, ma sapeva che non sarebbe durata per sempre.
“Voleva imparare a leggere e a scrivere, più di qualunque altra cosa, e ha implorato tuo padre di insegnarglielo. Era come un’ossessione per lei…”
“Allora la conoscevi?”
“L’ho incontrata solo qualche volta. All’inizio, quando lui la portava in giro per sfoggiarla, e alla fine, di cui ti parlerò tra un momento.
“Comunque, lei tormentava tuo padre giorno e notte perché le insegnasse a leggere, e alla fine lui l’ha accontentata. Naturalmente, non aveva la pazienza di farlo come chiunque altro. Non voleva perdere tempo con l’ABC. Con la pura forza di volontà, ha fatto fluire la conoscenza dentro di lei e nell’arco di una notte, tua madre ha imparato a leggere e a scrivere. Non solo l’inglese, ma anche il greco, l’ebraico, l’italiano, il francese, il sanscrito…”
“Un magnifico dono.”
“Lo credeva anche lei.
“Tu avevi due o tre settimane quando è successo. Eri un bambino così tranquillo. Un giorno tua madre non sapeva leggere nemmeno una parola e il giorno dopo era una donna che sarebbe stata in grado di conversare con Socrate. È stata una trasformazione sorprendente. Lei voleva servirsi di ciò che aveva imparato e ha cominciato a leggere tutto ciò che tuo padre riusciva a procurarle. Leggeva anche mentre ti allattava, decine di libri aperti sul tavolo, un’infinità di idee che le attraversavano la mente. Continuava a chiedere libri, e tuo padre continuava a portargliene. Plutarco, Sant’Agostino, Tommaso d’Aquino, Tolomeo, Virgilio, Erodoto: il suo era un appetito inesauribile.