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Dieci

Loretta aveva cominciato a stilare la lista degli invitati al funerale di Cadmus un anno prima, scribacchiando i nomi in fondo al suo diario ogni volta che gliene veniva in mente qualcuno. Si rendeva conto che c’era una certa morbosità in ciò che stava facendo, tuttavia lei era sempre stata una creatura pragmatica. Quella lista sarebbe servita prima o poi, e non c’era niente di male nel prepararsi a un evento inevitabile, anche se Cadmus fosse vissuto fino a centocinque anni.

Naturalmente, ciò che era accaduto la notte in cui era morto l’aveva sconvolta. Ma Loretta aveva sempre saputo che la verità sui Barbarossa, se mai l’avesse scoperta, l’avrebbe sbalordita; e così era stato. Non che pensasse di aver imparato tutto ciò che c’era da sapere, quella notte. Gli avvenimenti a cui aveva assistito erano solo una minuscola tessera di un mosaico che probabilmente non avrebbe mai potuto ammirare nella sua completezza. Forse era meglio così. Lo stesso pragmatismo tipico del New England, che le aveva permesso di compilare quella lista prima della morte di suo marito e di fare piani per rafforzare il suo potere, la rendeva fragile di fronte a questioni che sfuggivano a ogni facile spiegazione. La vita dello spirito era una cosa, la vita della carne un’altra. Quando le due si confondevano — quando l’invisibile aspirava alla solidità e il dramma dell’anima veniva messo in scena davanti ai suoi occhi — Loretta si sentiva profondamente frustrata. Il fatto che nel mondo operassero forze simili a quelle che aveva visto al palazzo non la rassicurava per niente. Non c’era alcun conforto metafisico in quella consapevolezza. Ma era una realtà, e la sua indole le impediva di mentire a se stessa. Aveva visto ciò che aveva visto e col tempo avrebbe dovuto farsene una ragione. Intanto avrebbe finito di compilare la sua lista.

Mitchell andò a trovarla nel tardo pomeriggio. Le chiese se avesse avuto notizie di Rachel.

“Non dalla notte in cui è morto Cadmus”, rispose Loretta.

“Non ti ha telefonato?”

“No.”

“Ne sei proprio sicura? Magari Jocelyn ha preso un messaggio e si è dimenticata di dartelo.”

“Devo dedurre che Rachel è scomparsa un’altra volta?”

“Hai una sigaretta?”

“No. Mitchell, smettila di camminare avanti e indietro e rispondi alla mia domanda.”

Sì, è scomparsa un’altra volta. Ho bisogno di parlare con lei. Non ho ancora… finito… con lei.”

“Be’, forse non ti farà piacere sentirlo, ma può darsi che lei abbia già finito con te. Dimenticala. Hai altre cose a cui pensare, in questo momento. Dobbiamo occuparci della stampa; ci sono un sacco di voci che…”

“Che vadano tutti al diavolo! Non me ne frega niente di quello che pensa la gente. Ho passato tutta la vita a cercare di essere perfetto, ma adesso basta. Voglio soltanto riavere mia moglie! Subito!” Si fermò davanti a Loretta. Era difficile credere che quel volto avesse mai sorriso. “Se sai dove si trova”, continuò, “farai meglio a dirmelo.”

“Altrimenti, Mitchell?”

“Dimmelo.”

“No. Prima finisci quello che volevi dire. Se so dov’è e non te lo dico, cosa farai?” Lo fissò e lui distolse lo sguardo. “Cerca di non fare la fine che ha fatto tuo fratello, Mitchell. Non è questo il modo di comportarsi. Non puoi minacciare le persone quando non ti danno quello che vuoi. Devi persuaderle. Devi farle passare dalla tua parte.”

“Allora ammettiamo che volessi fare quello dici tu… come potrei farti passare dalla mia parte?”

“Be’, potresti cominciare promettendomi che ti farai una doccia. Subito. Non hai un buon odore e hai un aspetto terribile.”

“D’accordo”, disse Mitchell. “Tutto qui? Hai ragione, mi sono lasciato andare. Ma in questo momento mi è difficile pensare a qualcosa che non sia Rachel.”

“Cosa farai quando l’avrai trovata?” domandò Loretta. “Non ha intenzione di ricominciare con te, Mitch.”

“Lo so. Ho rovinato tutto. Le cose non possono tornare come prima ma… lei è ancora mia moglie. Provo ancora qualcosa per lei. Voglio sapere se sta bene. E se non vorrà più vedermi, me ne farò una ragione.”

“Ne sei sicuro?”

Mitchell le rivolse un sorriso smagliante. “Sicuro che ne sono sicuro. Non sto dicendo che sarà facile, ma riuscirò a farmene una ragione.”

“Ascolta, faremo così. Adesso tu te ne vai di sopra a fare una doccia. E intanto io farò un paio di telefonate.”

“Grazie.”

“Se vuoi metterti dei vestiti puliti, chiedi a Jocelyn di portarti una delle camicie di Cadmus. Forse riuscirà anche a trovarti un paio di pantaloni della tua misura.”

“Grazie.”

“Smettila di ringraziarmi, Mitch. Mi fai diventare sospettosa.”

Quando Mitchell se ne fu andato, Loretta si versò un bicchiere di brandy. Poi andò a sedersi davanti al fuoco e rifletté su quanto le aveva detto. Non aveva creduto neanche per un attimo al piccolo spettacolo che aveva inscenato per lei alla fine: tutta quell’allegria forzata era grottesca. Tuttavia non era del tutto convinta che Mitchell fosse una causa persa; con qualche manipolazione sarebbe riuscita ad averlo dalla sua parte. Avrebbe dovuto perdere Rachel, sempre che non l’avesse già persa. Quella donna era troppo ossessionata da Galilee Barbarossa per essere un’alleata affidabile. Se e quando Rachel lo avesse trovato, avrebbero formato una fazione autonoma. E se non l’avesse trovato o se lui l’avesse rifiutata, sarebbe stata così distrutta da diventare un fardello inutile.

Loretta aveva bisogno di qualcuno che lavorasse con lei e, nonostante i dubbi che nutriva circa la sua intelligenza, Mitchell era il candidato più probabile. Per la verità sapeva di non avere molta scelta. Cecil era sempre stato leale ma sarebbe stato pronto a negarle il suo appoggio, se questo si fosse dimostrato economicamente vantaggioso per lui; e Garrison aveva i mezzi per convincerlo. Gli altri membri della famiglia erano troppo lontani dal cuore dei problemi per entrare in gioco in tempo utile. E Loretta non aveva dubbi sul fatto che l’essenza di tutto fosse il tempo. Il suo solo vantaggio al momento era rappresentato dalla sua conoscenza delle metodologie private di Cadmus: il modo in cui aveva calcolato e previsto, fino a un mese prima della sua morte, l’andamento delle sue fortune; gli investimenti che aveva programmato di fare; i segreti e le previsioni che aveva nascosto a tutti, persino a Garrison, ma che verso la fine aveva confidato a lei. A quel vantaggio forse ora avrebbe potuto aggiungere Mitchelclass="underline" e solo se fosse riuscita a consegnargli la donna che continuava a ossessionarlo.

A quel pensiero, Loretta sentì solamente una punta di rimorso. Anche se ultimamente Rachel aveva cominciato a piacerle, quella donna era tutt’altro che sofisticata e non lo sarebbe mai stata. Si era comportata bene, considerando le sue radici poco promettenti, ma non era mai stata il genere di presenza che Margie avrebbe potuto essere in altre circostanze: non ce l’aveva nel sangue. E alla fine tutto si riduceva a questo: il sangue nelle vene.

Quindi avrebbe sacrificato Rachel per ottenere Mitchelclass="underline" era un rischio che valeva la pena correre. E lei sapeva esattamente da dove cominciare le sue indagini. Chiamò Jocelyn e le disse di andarle a prendere l’agenda. Jocelyn tornò cinque minuti dopo, scusandosi per averci messo tanto tempo. Benché si sforzasse di mantenere un’apparenza di tranquillità e professionalità, era ancora profondamente turbata; le sue mani erano scosse da continui tremori e la sua espressione faceva pensare che da un momento all’altro potesse scoppiare a piangere.

“Posso fare qualcos’altro per lei?” chiese, porgendole l’agenda.