Выбрать главу

Galilee sentì un terribile schianto quando le assi cedettero alla pressione e la cabina andò in pezzi, mentre giganteschi cuscini di schiuma bianca eruttavano attraverso gli squarci e la spazzavano via sommariamente.

L’acqua non reclamò Galilee fino alla fine. Lui non glielo permise. Si afferrò a un lato della barca mentre si sgretolava attorno a lui, osservando con una sorta di meraviglia la potenza dell’elemento su cui aveva navigato tranquillamente per tanto tempo. Come si impegnava, onda dopo onda, per distruggere ciò che aveva già distrutto, per spezzare le assi e trasformarle in schegge e alla fine risucchiarle nelle sue profondità!

Solo quando non vi furono più meraviglie da ammirare, Galilee lasciò andare la presa sul brandello di barca a cui si era aggrappato e si abbandonò all’acqua. Subito fu spazzato via dal punto in cui era scomparsa la Samarcanda. Il suo corpo non era che un altro detrito tra le onde. Non cercò di resistere alla corrente: sarebbe stato uno sforzo inutile. Il mare lo aveva preso e lo avrebbe lasciato andare solo se lo avesse voluto.

E in quel momento il suo corpo ricordò la prima volta in cui era stato portato via in quel modo: un neonato nella morsa delle onde del Mar Caspio, tanto lontano dalla spiaggia allora, quanto ora desiderava esserle vicino.

2

Sull’isola tutti si stavano preparando all’arrivo della tempesta. I meteorologi non prevedevano grandi danni: quello non era un uragano, era soltanto una perturbazione che le loro carte nautiche e i loro satelliti non erano riusciti a prevedere, ma questo non significava che andasse affrontata con leggerezza. Gli isolani erano già stati presi alla sprovvista in passato; non era mai una buona idea sottovalutare il potenziale di simili condizioni atmosferiche. La tempesta avrebbe potuto strappare tetti, demolire abitazioni, sradicare alberi, allagare strade. Lungo la costa nordorientale, dove si pensava che la tempesta si sarebbe abbattuta, fervevano i preparativi: il bestiame veniva messo al sicuro, i bambini venivano riportati a casa da scuola in anticipo; le finestre inchiodate e i tetti rinforzati.

Più la tempesta si avvicinava, più le stime sulle sue dimensioni diventavano pessimistiche. Si stava comportando in modo assolutamente insolito: invece di diminuire a poco a poco, come i meteorologi avevano previsto, la velocità del vento continuava ad aumentare. Si poterono notare gli effetti sulla spiaggia già dal primo pomeriggio. Gli alberi cominciarono a ondeggiare; raffiche di pioggia si unirono alle folate di vento. Fuori in mare, gli yacht investiti dalle prime avvisaglie della tempesta si affrettarono a cercare un rifugio sicuro. Tre non ci riuscirono. Una delle imbarcazioni venne rovesciata e due membri dell’equipaggio e sette passeggeri dati per dispersi; le altre due riuscirono a sfuggire al disastro solo per un soffio, la più piccola ridotta talmente male che affondò poco dopo aver attraccato nel porto.

Non c’erano dubbi: quella si stava trasformando in una tempesta fuori dal comune.

Tredici

1

Mitchell non volle aspettare un volo di linea per lasciare New York: non appena Loretta lo informò che Rachel si trovava sull’isola, noleggiò un jet privato. Telefonò a Garrison per informarlo di ciò che stava per fare solo mentre si dirigeva all’aeroporto, certo che il fratello non sarebbe stato per niente entusiasta della sua decisione.

“Avevamo detto che ci saremmo occupati insieme di questo tuo piccolo problema”, gli ricordò Garrison.

“Voglio solo andare a riprenderla”, disse Mitchell.

“Aspetta che torni di sua spontanea volontà. E, credimi, tornerà strisciando.”

“E se così non fosse?”

“Fidati di me. Deve concludere le pratiche per il divorzio, prima di tutto. Sa benissimo che deve rispettare le regole, altrimenti non ti caverà un centesimo.”

“A lei non importa dei soldi.”

“Non essere stupido, Mitchell!” gridò Garrison. “A tutti importa dei fottutissimi soldi!” Lasciò trascorrere un istante poi, più calmo, continuò: “Ascoltami, Mitch. Ci sono altri modi per risolvere il problema. Modi puliti, calcolati e tranquilli”.

“Io sono perfettamente tranquillo”, disse Mitchell. “Non ho intenzione di fare niente di stupido. È solo che non voglio che Rachel resti là. Là con lui.”

“Ma non sai nemmeno…”

“Lascia perdere, Garrison. Sto per partire e non c’è altro da aggiungere. Ti chiamerò dall’isola.”

Arrivare a destinazione si dimostrò più arduo di quanto Mitchell avesse previsto. Il jet non aveva ancora cominciato a prepararsi per il decollo, quando il sistema radar dell’aeroporto smise di funzionare, lasciando a terra tutti i voli e rendendo impossibili gli atterraggi per quasi un’ora e mezza. Non c’era niente da fare. A parte sopportare il ritardo.

Quando il sistema finalmente riprese a funzionare, dovettero atterrare molti aerei prima che fosse possibile effettuare i decolli. Prima che il jet potesse alzarsi in volo, Mitchell dovette restare seduto nella sua poltrona di pelle a bere whisky e a respirare aria stantia per altre due ore.

Lo aspettavano ancora dieci ore di viaggio.

2

Quella sera Garrison andò a una riunione per formalizzare gli ultimi dettagli del funerale di Cadmus. L’incontro era presieduto da un uomo che non gli era mai piaciuto molto, un certo Carl Linville che aveva organizzato gli eventi più importanti della vita collettiva della famiglia negli ultimi trent’anni, proprio come suo padre aveva fatto prima di lui. Linville era un uomo dall’aria effeminata con una passione sospetta per le cravatte di seta dalle tinte pastello.

Sembrava sempre sapere quale sarebbe stata la scelta giusta per ogni circostanza, un’abilità che aveva sempre vagamente disgustato Garrison. E in quel momento più che mai: il problema di cosa fosse di buon gusto e cosa no — quali fiori, quali musiche, quali preghiere — gli sembrava del tutto irrilevante. Dovevano solo seppellire il vecchio; niente di più.

Ma tenne per sé quelle considerazioni e permise a Linville di pontificare fino a notte inoltrata. Aveva un pubblico notevole. C’erano Loretta, Jocelyn, e due suoi assistenti. Nessun particolare doveva essere lasciato al caso; gli occhi del mondo sarebbero stati puntati sulla famiglia e Cadmus meritava una cerimonia elegante e professionale.

Di tanto in tanto, Loretta fece qualche commento sulle proposte di Linville. L’unico momento sorprendente della riunione (e il più vicino al dramma) si verificò quando, nel bel mezzo della discussione sull’elenco degli invitati, Loretta offrì la sua lista, informando Linville che probabilmente avrebbe trovato una ventina o una trentina di nomi di persone che non conosceva ma che dovevano essere tutte invitate.

“Posso chiederle di chi si tratta?” chiese Carl.

“Se proprio vuole saperlo”, rispose lei, “molte sono state amanti di Cadmus.”

“Capisco”, disse l’uomo, rimpiangendo di aver posto quella domanda.

“Era un uomo che amava le donne”, aggiunse la vedova, scrollando le spalle. “Lo sanno tutti. E molte di quelle donne lo hanno amato. Hanno il diritto di dirgli addio.”

“Tutto questo è molto… europeo”, commentò Carl.

“E lei pensa che sia sconveniente…”

“Francamente sì.”

“Be’, non m’importa”, ribatté Loretta. “Le inviti.”

“E questi altri nomi?” domandò lui, adesso in tono leggermente più freddo.