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“C’erano veramente!”

“Certo”, mormorò lei con dolcezza. “Ti credo. Ma adesso se ne sono andati. Forse sono stata io a spaventarli.”

“Sì”, sospirò lui, rivolgendole di nuovo lo stesso debole sorriso. “Forse sì.” La stava guardando con la gratitudine di un bambino appena salvato da un incubo.

“Te lo giuro, non torneranno. Qualsiasi cosa sia accaduta, tesoro, non torneranno. Sei al sicuro ”

“Davvero?”

Lei gli prese il volto tra le mani e lo baciò. “Oh sì”, disse con assoluta certezza. “Non permetterò che ti succeda niente di male. Non ci lasceremo mai più.”

Diciassette

1

Galìlee era quasi nudo, il corpo coperto di lividi e ferite; ma quando finalmente Rachel riuscì a farlo alzare in piedi, cominciò a riacquistare il controllo di sé. Lei si offrì di precederlo per andare a chiamare Niolopua, ma Gailee non ne volle sapere. Ce l’avrebbero fatta insieme, disse; ci sarebbe voluto solo un po’ di tempo.

Cominciarono la discesa, con qualche esitazione all’inizio, ma a poco a poco con sempre maggior sicurezza.

Solo una volta si fermarono a lungo, e non perché il sentiero fosse diventato troppo ripido o troppo pericoloso, ma perché all’improvviso Galilee trasse un respiro terrorizzato e disse: “Là!” Il suo sguardo si fissò su un punto alla loro sinistra dove il fogliame si stava scuotendo come se un animale l’avesse appena attraversato.

“Cosa c’è?” chiese Rachel.

“Sono ancora qui”, mormorò lui, “quelli che mi davano la caccia.” Indicò il fogliame. “Lì ce n’era uno che mi stava spiando.”

“Io non vedo niente.”

“Adesso se n’è andato… ma continueranno a seguirmi.”

“Ce ne occuperemo quando sarà il momento”, replicò Rachel. “Se hanno qualcosa contro di te, allora hanno qualcosa anche contro di me. Me la vedrò io con loro e gliela farò pagare molto cara.” Pronunciò quelle ultime parole a voce più alta del necessario, come per informare delle sue intenzioni qualunque spirito inseguitore. Galilee sembrò rassicurato. “Non li vedo più”, disse.

Ricominciarono la discesa. Era più facile, adesso; dopo quel loro breve scambio di battute, Galilee sembrava aver riacquistato le forze, ma quando raggiunsero la spiaggia erano entrambi esausti e dovettero sedersi per riprendere fiato. Non c’era traccia di Niolopua.

“Sono sicura che non se ne sarebbe mai andato senza di me”, disse Rachel. “Spero solo che non sia venuto a cercarmi lassù…” Si voltò per gettare un’occhiata alla vegetazione. Con l’avanzare del giorno, il verde sembrava sempre più cupo; non le piaceva l’idea di tornare nella foresta in cerca di Niolopua.

Ma le sue paure si rivelarono infondate. Circa cinque minuti dopo, Niolopua sbucò dal fitto degli alberi poco più in là lungo la spiaggia. Non appena scorse Rachel e Galilee, emise un grido colmo di gioia e di sollievo e corse verso di loro, rallentando solo quando suo padre si alzò in piedi per salutarlo. Niolopua si fermò a qualche metro da loro.

“Che bello rivederti”, mormorò. Chinò leggermente il capo in segno di rispetto.

“È bello anche per me”, rispose Galilee a sua volta in tono stranamente formale. “Pensavi di avermi perso, vero?”

Niolopua annuì. “Eravamo molto preoccupati.”

“Non vi lascerei mai”, giurò Galilee. “Nessuno dei due.” Il suo sguardo si spostò dal volto di Niolopua a quello di Rachel e poi di nuovo su suo figlio.

“Dobbiamo parlare”, disse, offrendo la mano a Niolopua.

Rachel pensò che Niolopua gliel’avrebbe stretta ma il loro era un saluto rituale più strano e in qualche modo più tenero. Niolopua prese la mano del padre, si chinò e gli baciò il palmo. Restò così con il viso premuto contro l’immensa mano di Galilee finché non dovette sollevarlo per prendere fiato.

2

Passarono le ore e Mitchell rimase in casa. Era tutt’altro che a suo agio. Benché fosse sfinito, per nessuna ragione al mondo si sarebbe mai sdraiato a riposare su uno di quei letti. Non voleva conoscere i sogni che visitavano gli uomini che dormivano lì. Né voleva toccare niente in cucina. Non voleva permettere a quella casa di cullarlo, di convincerlo che era un luogo innocente. Non lo era. Era colpevole come le donne che vi avevano fornicato.

Ma con l’avanzare delle ore, cominciò a sentirsi sempre più stanco, sempre più affamato e sempre più infuriato. Alle due del pomeriggio era così esausto che si rese conto che avrebbe rischiato di compromettere seriamente lo scopo del suo viaggio. Doveva trovare qualcosa da mangiare, si decise, delle sigarette e del caffè forte. Se quella stronza di sua moglie fosse tornata mentre lui non c’era, non sarebbe stato un problema. Ora conosceva la disposizione delle stanze della casa; avrebbe potuto tenderle un’imboscata. Se invece, al suo ritorno, avesse trovato ancora la casa vuota, sarebbe stato comunque in forze e pronto ad aspettarla anche per tutta la notte, se fosse stato necessario.

Erano passate da poco le due e mezza quando Mitchell se ne andò a piedi. Fu un sollievo trovarsi all’aria aperta dopo essere rimasto confinato in casa così a lungo; il suo umore cupo lo abbandonò. Sapeva dove andare: durante il tragitto in taxi, aveva notato un piccolo emporio a non più di mezzo chilometro di distanza dalla casa. Mentre camminava si godette qualche piacevolezza casuale: il sorriso radioso di una ragazza del posto che stava stendendo la biancheria; il profumo dei fiori; il rumore lontano di un jet che solcava il cielo — e quando alzò lo sguardo vide la scia dell’aereo, come una lunga linea di gesso bianco sul blu.

Era un bel giorno per essere innamorati, e per qualche strana ragione era proprio così che si sentiva Mitchelclass="underline" come un uomo innamorato. Forse presto la confusione lo avrebbe abbandonato; forse, dopotutto, una volta che le lacrime avessero smesso di scorrere, sarebbe riuscito a risistemare le cose con Rachel e a vivere con lei la vita ricca che Mitchell sapeva di meritare. Non era un uomo crudele; non aveva mai fatto del male a nessuno. Tutto ciò che era accaduto ultimamente — la morte di Margie, la faccenda del diario, il caos che era seguito alla morte di Cadmus — non era una sua responsabilità. Non voleva altro — non aveva mai voluto altro — che essere considerato e accettato come il principe che era. Una volta che avesse raggiunto quel modesto obiettivo, sarebbe iniziata una nuova epoca d’oro, ne era certo. Garrison finalmente si sarebbe scrollato di dosso la depressione e sarebbe tornato a impiegare tutte le sue energie nell’organizzazione degli affari di famiglia. I vecchi sogni sarebbero stati realizzati e sarebbe stato forgiato un nuovo futuro. Il passato, con tutti i suoi cupi segreti, non sarebbe stato altro che una nota a piè pagina in un libro di vittorie.

Quei pensieri lo misero di buon umore. Si aggirò per il negozio fischiettando; prese della soda, qualche ciambella e due pacchetti di sigarette. Poi si sedette fuori sul muretto di un parcheggio in terra battuta, e bevve e mangiò e fumò e si godette il calore del sole. Dopo un po’, pensò che avrebbe fatto meglio a tornare alla casa, pronto a difendersi. Così rientrò nel negozio e acquistò un coltello da cucina che avrebbe potuto essergli utile. Le ciambelle e la soda lo avevano rimesso in forze, e Mitchell si incamminò verso la casa, allungando il passo.

Diciotto

Quando Rachel e Niolopua lo portarono alla macchina, Galilee era ormai senza forze. Era diventato un peso morto, a malapena in grado di sollevare la testa per più di pochi secondi. Durante il viaggio di ritorno ad Anahola, cercò inutilmente di non perdere conoscenza. I suoi occhi si aprivano all’improvviso e lui diceva qualcosa per poi scivolare in lunghi periodi in cui sembrava quasi in stato comatoso. Anche durante i momenti in cui pareva sveglio, era tutt’altro che lucido. Gran parte delle cose che diceva erano mormoni privi di senso e mezze frasi. Stava forse rivivendo il naufragio della Samarcanda? Era possibile, a giudicare dal modo in cui gridava all’improvviso e contraeva il volto in smorfie di dolore. A un certo punto cominciò a emettere gemiti strozzati e per diversi terribili istanti il suo corpo si irrigidì tra le braccia di Rachel, ogni muscolo duro come la pietra, mentre tentava disperatamente di riprendere fiato. E poi, improvvisamente com’era cominciata, la crisi si interruppe e Galilee si rilassò fra le braccia di Rachel e a poco a poco il suo respiro tornò regolare.