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A poco a poco, il senso di vertigine l’abbandonò e Rachel riuscì a vedere meglio anche le altre presenze che si muovevano attorno a Mitchell. I suoi sospetti vennero confermati. Una era la prima moglie di Cadmus, Kitty, di cui Rachel aveva visto il ritratto appeso nella sala da pranzo del palazzo. Era una donna radiosa, con il portamento di una matriarca, e adesso era libera dai corsetti e dalle formalità; il corpo sensuale nonostante la semplice materia che lo esprimeva; come se fosse ritornata con l’aspetto dell’edonista che era stata in quella casa. Una donna di piacere per pochi, meravigliosi giorni, sicura tra le braccia di Galilee; persino amata.

Ed era proprio questo che quelle donne erano venute a cercare lì — era proprio questo che pure Rachel era venuta a cercare, anche se non lo aveva capito in un primo momento — l’amore. Qualcosa di più del dovere coniugale; qualcosa di più del compromesso e dell’inganno. Un’emozione che proveniva dal centro stesso del loro essere; uno sguardo su ciò di cui le loro anime avevano bisogno per restare luminose. Nessuna meraviglia che fossero tornate lì; nessuna meraviglia che ora si fossero manifestate. Volevano proteggere l’uomo che le aveva rese felici.

Quanto capiva Mitchell di ciò che stava accadendo? Non molto, sospettava Rachel, ma gli spiriti glielo stavano spiegando. Poteva sentire sussurri — suoni gentili, giocosi — che provenivano dalla cima delle scale, e le donne si stringevano attorno a lui mentre parlavano, i volti sempre più vicini al suo. Mitchell smise di provare a tenerle a bada con il coltello e si portò le mani al viso, cercando di sottrarsi a quello spettacolo.

“Lasciatemi stare!” lo sentì singhiozzare Rachel. “Lasciatemi stare, cazzo!”

Ma le donne non avevano alcuna intenzione di lasciarlo andare. Gli si fecero sempre più vicine. Sembrava che Mitchell fosse circondato da uno sciame di api e non avesse altra scelta che quella di restare lì ed essere punto e punto e punto…

Nel frattempo, Rachel aveva raggiunto il corrimano e stava facendo del proprio meglio per alzarsi in piedi. Non era certa di potersi fidare delle sue gambe, ma Mitchell non la stava guardando e lei sapeva che quella era l’occasione giusta per trovare un’arma. Forse la sua unica occasione. Stava per alzarsi quando si accorse di un’altra figura sul pianerottolo. Era Galilee. Si era svegliato dai suoi sogni e con grande fatica si stava dirigendo verso la sommità delle scale.

Anche Mitchell lo vide. Agitando la mano che impugnava il coltello e lanciando un grido rabbioso, cercò ancora una volta di scacciare gli spiriti. Poi sollevò il coltello e si spinse attraverso il velo delle sue carnefici per avventarsi sul nemico.

Da dove si trovava, Rachel non riuscì a vedere con chiarezza ciò che accadde a quel punto. Il corpo di Mitchell nascose quello di Galilee e un istante dopo le donne erano già tornate a circondarlo, come una nuvola. Vi fu un istante di immobilità in cui l’oscurità non le mostrò nulla. Poi Mitchell emerse dalle tenebre e fu gettato all’indietro con tanta forza che i suoi piedi si staccarono dal pavimento. Rachel lo sentì emettere un grido e poi una serie di gemiti mentre cadeva rovinosamente dalle scale. Lei si scansò all’ultimo momento, e Mitchell atterrò nel punto esatto in cui si era trovata fino a qualche istante prima. Quasi subito Mitchell provò ad alzarsi e lei si ritrasse, certa che fosse pronto a sferrare un nuovo attacco. Ma quando lui si sollevò, Rachel si accorse che stava sanguinando. Il coltello — il suo piccolo coltello — si era conficcato nel petto di Mitch. Lei lo guardò in viso. La maschera dei suoi lineamenti era spezzata e non sembrava più così implacabile. Aveva gli occhi bagnati da lacrime di dolore e la bocca contratta in una smorfia patetica. Mitchell la guardò con occhi umidi e sgranati.

“Oh, piccola…” disse. “Fa tanto male.”

Furono le sue ultime parole. Le sue braccia tremanti cedettero e lui ricadde a faccia in giù conficcandosi ancora più profondamente il coltello nella ferita. Ma i suoi occhi erano ancora fissi su di lei quando la vita lo abbandonò.

Lei lo guardò. Non aveva voglia di piangere. Ci sarebbe stato tempo per le lacrime più tardi, ma non adesso; adesso c’era solo il sollievo che provava perché era tutto finito.

In cima alle scale c’era Galilee, appoggiato al corrimano per non cadere. Stava guardando il corpo di Mitchell e sul suo volto c’era un’espressione talmente triste che sul pavimento in una pozza di sangue avrebbe potuto esserci il cadavere di qualcuno che aveva amato.

“Io non…” cominciò, ma non riuscì a finire la frase.

“Non ha importanza”, disse lei.

Lui si mise a sedere, continuando a fissare il cadavere. Alle sue spalle, le donne Geary erano in piedi, simili a un coro malinconico.

Una di loro si staccò dal gruppo e oltrepassò Galilee per scendere le scale. Solo quando si fermò, a metà della rampa, Rachel la riconobbe. Era Margie, o meglio un’eco della donna che era stata chiamata con quel nome. I suoi lineamenti non erano più definiti di quelli delle altre donne — forse anche meno — ma il suo sguardo ironico e il suo sorriso divertito erano inconfondibili.

Anzi non stava solo sorridendo; stava ridendo. E chi altri se non Margie avrebbe potuto trovare divertente la vista di Mitchell Geary riverso in una pozza del suo stesso sangue? Il principe era morto, e lo spirito di Margie brindò a quello spettacolo con una lunga e fragorosa risata.

PARTE NONA

La strada dell’uomo

Uno

1

“Non sono un uomo buono”, disse Galilee. “Ho commesso azioni terribili nella mia vita. Così tante… ma non avrei mai voluto che accadesse questo. Credimi, ti prego.”

Erano sulla spiaggia e lui stava accendendo una piccola piramide di legna nello stesso punto in cui aveva acceso il primo fragrante falò: il fuoco che aveva attirato Rachel fuori di casa. Le fiamme cominciarono ad ardere e lei vide il volto di Galilee. La sua insolita bellezza — la stessa bellezza di Cesaria — era quasi intollerabile; la sua nudità meravigliosa. Per ben due volte, mentre si dirigevano lì, Rachel aveva pensato che lui stesse per perdere il controllo di sé. La prima volta quando aveva sceso le scale e, scavalcando il cadavere di Mitchell, aveva messo il piede nudo in un rivoletto di sangue. E di nuovo, quando avevano trovato Niolopua sulla veranda. Galilee aveva singhiozzato come un bambino, un suono che straziava il cuore.

Il suo dolore aveva reso Rachel più forte. Lo aveva preso per mano e lo aveva condotto sul prato. Poi era tornata in casa a prendere una bottiglia di whisky e un pacchetto di sigarette. Si era aspettata di rivedere gli spiriti delle donne Geary, ma erano già scomparsi e lei si era sentita sollevata. In quel momento non voleva pensare a ciò che accadeva ai morti; non voleva immaginare lo spirito di Mitchell liberato dal corpo di cui era andato così fiero e perso in un qualche limbo.

Quando era tornata da Galilee aveva già deciso cosa dirgli. Andiamo sulla spiaggia, gli aveva proposto prendendolo per mano. Accenderemo un falò. Ho freddo.

Lui aveva obbedito ed era andato a raccogliere qualche pezzo di legno e li aveva impilati senza dire una parola. Poi lei gli aveva dato i fiammiferi e lui aveva acceso il falò. Il legno era ancora umido e aveva impiegato un po’ a prendere fuoco, ma alla fine le fiamme si erano levate, brillanti. Solo allora Galilee aveva parlato, cominciando con quella confessione semplice e disarmante. Non sono un uomo buono.