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“Non capisco”, lo interruppe Rachel. “Se una persona ha il sangue dei Barbarossa nelle vene, cosa può importare se lo sa oppure no?”

“Non è una questione di sangue. È una questione di consapevolezza. È la consapevolezza, non la chimica, che fa di noi dei Barbarossa.”

“E se tu non glielo avessi mai detto?”

“Sarebbe morto ormai da molto tempo.”

“E così tu e Bedelia avete preso il mare e a un certo punto avete trovato questo posto?”

“Sì. Ci siamo arrivati per caso; è stato il vento a portarci qui e ci è sembrato di aver trovato il paradiso. All’epoca non c’era nessuno in questa parte dell’isola. Sembravano i primi giorni della creazione. Naturalmente non eravamo del tutto soli. C’era una missione a Poi’pu. È lì che lei ha messo al mondo Niolopua. E mentre lei si riprendeva, io ho finito di costruire la casa.” Lanciò un’occhiata verso la spiaggia. “Questo posto non è cambiato molto. L’aria è ancora dolce come allora.”

Rachel ripensò a Niolopua: alle molte volte in cui aveva visto sul suo volto un’espressione impenetrabile e si era chiesta quali misteri fossero sepolti dentro di lui. Ora sapeva. Era stato un figlio devoto, si era occupato della casa costruita per sua madre tanto tempo prima, e aveva scrutato l’orizzonte in attesa di scorgere una vela, la vela della barca di suo padre. Aveva voglia di piangere. Non che lo avesse conosciuto molto bene; ma Niolopua era stato un legame con il passato, con la donna il cui amore aveva reso possibile gran parte di ciò che era accaduto a Rachel. Senza Bedelia, non ci sarebbe mai stata una casa in quell’Eden.

“Hai sentito abbastanza?” le chiese Galilee.

In un certo senso Rachel aveva sentito più che abbastanza. Avrebbe impiegato giorni interi ad assimilare tutte quelle informazioni e a metterle insieme a ciò che già sapeva: i racconti che aveva letto nel diario di Charles Holt, le cose che le avevano detto Niolopua e Loretta; l’ultimo amaro confronto tra Cesaria e Cadmus. Tutto questo adesso era illuminato da ciò che Galilee le aveva spiegato; eppure, paradossalmente, le sembrava tutto ancora più oscuro. Il dolore e la sofferenza, le alleanze e i tradimenti erano più profondi di quanto avesse immaginato. E tutto questo sarebbe già stato abbastanza straordinario se si fosse trattato di un semplice racconto. Ma era molto di più. Era la vita dell’uomo che amava. E lei ne faceva parte; la stava vivendo anche in quel momento.

“Posso farti un’ultima domanda?” chiese a Galilee. “Del resto parleremo un’altra volta.”

Lui le prese la mano. “Allora non è finita?”

“Cosa vuoi dire?”

“Tra noi.”

“Oh Dio, tesoro…” mormorò Rachel posandogli la mano sul viso. La pelle di Galilee scottava come se avesse avuto la febbre. “Naturalmente non è finita. Io ti amo. Ti ho detto che non avevo paura di ciò che dovevi raccontarmi, e dicevo sul serio. Non ti lascerei per nessuna ragione al mondo.” Lui stava cercando di sorridere ma i suoi occhi erano pieni di lacrime.

Lei gli accarezzò la fronte. “Quello che mi hai raccontato mi serve per dare un senso a tutto”, continuò. “Ed è quello che ho sempre voluto, fin dall’inizio. Ho sempre voluto capire.”

“Ti ho mai detto quanto sei straordinaria? Sei una donna incredibile. Vorrei solo averti incontrata prima.”

“Non sarei stata pronta per te”, gli fece presente Rachel. “Sarei scappata. Mi sarebbe sembrato tutto troppo…”

“Volevi farmi un’altra domanda”, disse Galilee.

“Sì. Cosa ne è stato di Bedelia? È rimasta qui sull’isola?”

“No, le mancava la vita sociale della grande città, e così dopo tre anni e mezzo è tornata a casa. Ha ricominciato la vita di prima.”

“E Niolopua?”

“È stato con me per qualche anno. In giro per il mondo. Ma non gli piaceva molto il mare. Così, quando ha compiuto dodici anni, l’ho riportato indietro e l’ho lasciato qui, dove voleva vivere.”

“Hai mai più rivisto Bedelia?”

“Solo poco prima che morisse. Per qualche ragione, forse l’istinto, sono tornato a New York e quando sono arrivato al palazzo, lei era in fin di vita. Ho capito subito che aveva tenuto duro per aspettarmi. Stava morendo di polmonite; e, mio Dio, vederla là… così debole. Mi ha spezzato il cuore. Ma lei mi ha detto che non avrebbe potuto morire finché non mi avesse visto fare pace con Geary. Dio solo sa perché era così importante per lei. Gli ha ordinato di salire in camera da letto…”

“Quella grande stanza che dà sulla strada?”

“Sì.”

“E lì che è morto Cadmus.”

“Molti Geary sono nati e morti in quella stanza.”

“E lei che cosa vi ha detto?”

“Prima ci ha fatto stringere la mano. Poi ci ha detto che aveva un ultimo desiderio. Voleva che fossi sempre pronto a confortare le donne Geary come avevo confortato lei. Ad amarle come avevo amato lei. E quello sarebbe stato il mio unico dovere nei confronti dei Geary dopo la sua morte. Niente più omicidi. Niente più torture. Solo quella promessa di conforto e amore.”

“E tu cos’hai detto?”

“Cosa avrei potuto dire? Avevo amato quella donna con tutto il cuore. Non potevo negarle quell’ultima promessa. Così io e Geary abbiamo accettato. Abbiamo fatto un patto solenne proprio lì, ai piedi del letto in cui giaceva Bedelia. Lui ha accettato di proteggere la casa di Kaua’i da tutti gli uomini della famiglia Geary, di dedicare quel luogo esclusivamente alle donne. E io ho accettato di recarmi in quella casa ogni volta che le donne mi avessero voluto, ogni volta che avessero avuto bisogno di me. Bedelia ha resistito per altri due giorni. E noi siamo stati con lei, tutto il tempo. Ma non ha più detto una sola parola. Quando è morta l’abbiamo pianta insieme, ed è stato quasi come ai vecchi tempi, com’era stato all’inizio prima che tutto andasse a rotoli tra di noi. Non sono andato al suo funerale. Non sarei stato il benvenuto tra la gente che ora Nub frequentava: gli Astor, i Rothschild, i Carnegie. E lui non voleva che la gente cominciasse a fare domande, vedendomi accanto alla tomba di sua moglie. Così ho ripreso il mare, il giorno in cui Bedelia è stata sepolta. Da allora non ho più rivisto Nub. Ma ci siamo scritti per accordarci formalmente su ciò che avevamo accettato. Era tutto molto strano. Quando lui mi aveva conosciuto, ero il re di Charleston e lui era un vagabondo. Adesso i ruoli si erano invertiti.”

“E ti dispiaceva? Non avere più niente, voglio dire.”

Galilee scosse la testa. “Non volevo niente di ciò che aveva Nub. Eccetto Bedelia. Avrei voluto portarla via con me. Seppellirla qui, sull’isola. Il suo posto non era in un mausoleo sfarzoso. Era qui, dove avrebbe potuto sentire il mare…”

Rachel ripensò alla chiesa che aveva visitato la prima volta che era stata sull’isola e al piccolo gruppo di tombe che la circondavano.

“Ma il suo spirito torna qui di tanto in tanto.”

“Allora lei era una delle donne che ho visto nella casa?”

Galilee annuì. “Certo. Anche se non sono sicuro che non si sia trattato solo di un sogno.”

“Io le ho viste chiaramente.”

“Questo non significa che non sia stato un sogno.”

“Quindi quello non era il suo fantasma?”

“Il suo fantasma. Il suo ricordo. La sua eco. Non lo so. Era una parte di lei, comunque. Ma la parte migliore della sua anima se n’è andata, giusto? È da qualche parte tra le stelle. Quello che hai visto era qualcosa che ho tenuto per non sentirmi solo. Il sogno di un ricordo di Bedelia. E di Kitty. E di Margie.” Sospirò. “Sono stato il loro conforto quando erano vive. E ora che sono morte, una piccola parte di loro è mia. Vedi come le cose si completano a vicenda?” Si coprì il volto con le mani. “Ho parlato anche troppo”, disse. “E adesso dovremmo pensare alla partenza. Molto presto qualcuno verrà a cercare tuo marito.”