Qualche mese fa, sarei stato sbalordito all’idea che Marietta portasse così tante sconosciute sulla terra sacra dell’Enfant. Avrei considerato imperdonabile un gesto del genere. Ma che importanza aveva ormai? Meglio che qualcuno potesse ammirare il capolavoro di Jefferson prima che fosse distrutto, ed era chiaro che, anche da quella distanza, le amiche di Marietta, ora che potevano vedere la casa, erano rimaste senza parole. Le risate si sono interrotte di colpo; le donne si sono fermate, scambiandosi occhiate sbalordite.
“È qui che vivrete voi due stronze fortunate?” ha chiesto una delle tre donne.
“È qui che vivremo”, ha risposto Marietta.
“È bellissima…” ha detto un’altra. Ha fatto qualche passo verso la casa, un’espressione stupefatta sul volto.
Tra gli alberi hanno cominciato a risuonare altre risate e la luce della luna ha illuminato le ultime invitate ai festeggiamenti. Una di loro era a malapena vestita, una camicetta sbottonata e nient’altro dalla vita in giù. La sua compagna, una donna più anziana dai capelli grigi scarmigliati, era vestita in modo più formale ma la parte anteriore dell’abito era slacciata sui suoi grandi seni. Entrambe le donne camminavano barcollando e la più giovane si è lasciata cadere sull’erba quando ha visto la casa, smettendo di ridere all’improvviso. L’ho sentita esclamare:
“Oh cazzo, Lucy… non stava scherzando!”
La donna più anziana (Lucy, ho immaginato) l’ha raggiunta e la sua compagna le ha appoggiato la testa contro il grembo.
“Perché non ho mai nemmeno saputo che esisteva questo posto?” ha chiesto Lucy a Marietta.
“Era il nostro piccolo segreto”, ha risposto mia sorella.
“Ma adesso che sappiamo dov’è”, ha detto una delle donne, avvicinandosi a Marietta, “verremo a fare festa qui tutti i giorni.”
“Per me va benissimo”, ha risposto mia sorella. Si è voltata a guardare Alice e l’ha baciata sulla bocca. “Possiamo fare…” un altro bacio “… quel diavolo…” un altro bacio “… che vogliamo.”
Detto questo, lei e Alice si sono incamminate verso casa. Ho deciso che era arrivato il momento di andare a salutarle. Sono uscito sotto la luce della luna e ho chiamato Marietta.
“Eddie!” ha esclamato lei, spalancando le braccia. “Eccoti! Guardaci! Siamo sposate! Siamo sposate!” L’ho raggiunta e ci siamo abbracciati. “Avete invitato anche il pastore a festeggiare?” le ho chiesto.
“Non abbiamo avuto bisogno di un pastore”, ha esclamato Alice. “Abbiamo pronunciato i voti davanti alle nostre amiche e davanti a Dio.”
“Poi ci siamo ubriacate”, ha aggiunto Marietta. “Ti voglio bene, Eddie. So che non te lo dimostro spesso ma…”
Io l’ho stretta con forza. “Sono fiero di te”, le ho detto.
Marietta si è voltata verso le sue arniche. “Ascoltate, ragazze! Voglio presentarvi mio fratello Eddie. È l’unico uomo sul pianeta che valga qualcosa.” Mi ha preso la mano. “Eddie, saluta le ragazze. Lei è Terri-Lynn…” Ha indicato una ragazza bionda che mi ha rivolto un cenno di saluto e un ampio sorriso. “E quella laggiù è Louise, ma non chiamarla così se non vuoi che ti prenda a calci in culo. Preferisce essere chiamata Louie. Poi non dirmi che non ti ho avvertito.”
Louie, che aveva un fisico da culturista, si è passata una mano tra i capelli e mi ha salutato. La donna accanto a lei, che aveva un’aria tanto dolce quanto quella di Louie era severa, si è presentata senza bisogno dell’aiuto di Marietta.
“Io sono Rolanda”, ha detto.
“Piacere di conoscerti”, ho replicato. Rolanda aveva una bottiglia di whisky in mano e me l’ha passata. “Vuoi un sorso?”
Io ho accettato e ho bevuto una lunga sorsata.
“E quelle sono Ava e Lucy”, ha concluso mia sorella. Mi ha preso la bottiglia di whisky, si è riempita la bocca con una sorsata di liquore e l’ha passata ad Alice con un bacio.
“Credo che Ava abbia bisogno di sdraiarsi per un po’ ”, ha detto Lucy. “È ubriaca fradicia.”
“Alice la accompagnerà in casa”, ha aggiunto Marietta. “Devo scambiare due parole con mio fratello. Vai pure, tesoro!” ha detto ad Alice, facendola voltare e dandole una pacca sul sedere. “Portale in casa. Vi raggiungo subito.”
“Dove vuoi che andiamo?” ha chiesto Alice.
“Dove volete”, ha risposto Marietta facendo un ampio gesto con la mano.
“Non al piano di sopra”, ho detto io.
“Oh, Eddie. Non farà male a nessuno, vedrai.”
“Di che state parlando?” ha chiesto Rolanda.
“Di mia madre.”
“Ci penserà Louie. Adora il pugilato.”
“Be’, non è proprio il genere di Cesaria”, ho detto io. “Comunque restate al piano di sotto e andrà tutto bene.”
“Posso riavere la mia bottiglia?” ha chiesto Rolanda.
“No, non puoi”, ha risposto Marietta. Rolanda si è accigliata. “Sei già abbastanza ubriaca.”
“Oh, e tu no?” ha ribattuto Rolanda. Poi mi ha guardato. “So cosa stai pensando”, ha esclamato con un sorriso malizioso.
“Oh, davvero?”
“Stai pensando: se solo fossi una donna, stanotte potrei spassarmela. E sai una cosa? È proprio così.” All’improvviso mi ha messo una mano sull’inguine. “È un vero peccato che tu abbia questo coso quaggiù.” Ha sogghignato. Non ho nemmeno tentato di ribattere e dopo un istante lei se ne era già andata.
“E così queste sono le tue amiche…” ho detto a Marietta.
“Non sono fantastiche? Certo, non sono sempre così, ma questa è una serata speciale.”
“Che cosa gli hai raccontato?”
“Di cosa?”
“Della casa. Di noi. Di Cesaria.”
“Eddie, vuoi smetterla di preoccuparti? Non riuscirebbero a ritrovare la strada per arrivare qui neanche se ne andasse della loro vita. E comunque mi fido delle ragazze. Sono le mie amiche. Voglio che siano le benvenute qui.”
“Bene, allora perché non apriamo la casa a tutti?” ho ribattuto io.
“Non è affatto una cattiva idea”, ha detto Marietta. “Dobbiamo pur cominciare da qualche parte.” Si è voltata a guardare la casa. Tutte le sue amiche erano già entrate.
“Di cosa volevi parlarmi?” le ho chiesto.
“Volevo brindare con te”, ha risposto lei, sollevando la bottiglia.
“A qualcosa in particolare?”
“A te. A me. Ad Alice. All’amore.” Mi ha sorriso. “È un vero peccato che tu sia un maschio, Eddie. Potrei trovarti una fidanzata adorabile…” È scoppiata a ridere fragorosamente. “Oh Eddie, quanto vorrei avere una macchina fotografica. Sei arrossito.”
“Non è vero.”
“Oh, fidati di me. Sei arrossito.” Mi ha dato un bacio sulla guancia che, lo ammetto, probabilmente era arrossata.
“Ho bisogno di vivere un po’ ”, ho detto.
“Allora è questo il nostro brindisi”, ha esclamato Marietta, “al sentirsi vivi, alla vita.”
“Beviamoci sopra.”
“È passato così tanto tempo.” Lei si è portata la bottiglia alle labbra, ha bevuto e poi me l’ha passata. Io ho ingollato un altro sorso, rendendomi conto che se fossi andato avanti così ben presto sarei stato sbronzo quanto le amiche di mia sorella. Avevo mangiato solo un panino durante tutta la giornata e quello era il terzo sorso di whisky oltre al gin che avevo bevuto in meno di mezz’ora. E che diavolo! Non capitava tutti i giorni di trovarsi in mezzo a un gruppo di belle donne ubriache.
“Andiamo dentro”, mi ha invitato Marietta, prendendomi sottobraccio. Mentre ci dirigevamo verso casa, si è appoggiata contro di me.
“Sono così felice”, ha detto quando siamo arrivati alla porta.
“Sicura che non sia solo per via del whisky?”