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“Non ne ho idea”, ho risposto. “Ma ho intenzione di seguire l’istinto.”

“Allora mi riporterai i miei figli?”

“Se è questo che vuoi!”

“Sì è questo che voglio…” ha detto lui.

Mi ha fissato per un lungo istante e nella sua espressione, sono pronto a giurarlo, c’era più affetto di quanto non ne avessi visto in molti, molti anni. Poi Luman si è voltato ed è scomparso tra gli alberi. Gli sono bastati pochi passi per essere inghiottito dal verde e la parete che mi separava dall’Enfant è tornata a essere impenetrabile.

2

Luman è molto più astuto di quanto si potrebbe pensare. Nel secondo zaino non ha messo solo il mio libro, ma anche una risma di carta, qualche penna e persino dell’inchiostro. Sapeva che avrei voluto descrivere la mia partenza dall’Enfant; che il mio addio alla casa avrebbe segnato anche il mio addio a queste pagine.

E adesso sono qui, seduto sul ciglio della strada a forse tre chilometri da dove io e mio fratello ci siamo salutati, e sto consegnando alla carta questi pensieri. La giornata è stata generosa con me. Questa mattina ha cominciato a soffiare una brezza gentile e il sole è stato caldo ma non troppo. Ho raggiunto questa strada dopo un paio d’ore di cammino e ho deciso di seguirla anche se non ho idea di dove mi porterà. In un certo senso — anche se sono molto lontano dal Mar Caspio — sto ancora seguendo i passi di Zelim; sto viaggiando alla cieca, ma guidato dalla speranza. Dalla speranza di cosa? Forse di un po’ di saggezza, di un indizio che mi aiuti a rispondere alla domanda che avrei voluto porre a Nicodemus: perché sono nato? Probabilmente è chiedere troppo; raramente il mondo sa rispondere a questa domanda, e quando lo fa di solito chi riceve la risposta deve pagare un prezzo molto alto. Le radici dell’albero della conoscenza affondano nel Golgota.

Non ho ancora deciso cosa farò. Ho vissuto sotto un regime dispotico per molto tempo, schiacciato dal tallone della mia stessa ambizione. Adesso sono quasi libero e vivere così potrebbe anche essere una soddisfazione sufficiente. D’ora in avanti sarò solo l’uomo che ha raccontato il ritorno di Galilee e della sua amata al luogo a cui appartengono. Ciò che accadrà dopo è solo una pagina bianca, e anche se vi camminerò sopra non ho intenzione di lasciare traccia del mio passaggio, almeno non con le parole.

Questo non significa che non mi chiederò mai mentre starò viaggiando come stiano procedendo le vite di coloro di cui ho scritto.

Persino ora posso vedere Garrison Geary, di nuovo a casa, dopo il funerale di suo nonno e di suo fratello, seduto nello studio di Cadmus. In grembo tiene il diario di Charles Holt. Sulla parete davanti a lui è appesa la grande tela di Bierstadt. Nella sua mente, Garrison è diventato il pioniere solitario ritratto nel quadro; ma non sono le grandi pianure del Midwest che immagina di conquistare. È l’Enfant. Ha intenzione di prenderlo con la forza. Sa già che cosa farà, una volta che sarà diventato il Signore di quella casa, e sarà qualcosa che cambierà il corso stesso della storia.

A Washington Loretta è sola e anche lei sta meditando sul futuro che l’attende. Mentre guardava i suoi uomini che venivano seppelliti l’uno accanto all’altro, si è domandata se non fosse stata frettolosa quando aveva detto a Rachel che quei misteri erano al di là della loro portata. Siamo solo piccoli esseri umani, aveva detto. Non abbiamo mai avuto una possibilità. Ma nell’oscurità, mentre ascolta il rumore del traffico, Loretta si chiede se le cose stiano proprio così. Avrà bisogno di tempo per dare un senso a quello che è accaduto; ma è una donna intelligente e ormai non ha più nulla da perdere, cosa che la rende formidabile.

Intanto, i bastardi di Luman trascorrono altri giorni cupi in una città di cui non conosco il nome. Il più saggio di loro non si aspetta niente; anche se prima o poi qualcosa potrebbe stupirli.

E gli dèi-squali nuotano nelle acque limpide attorno alle isole.

E gli spiriti delle donne Geary siedono ridendo sotto le grondaie della casa di Anahola.

E alcuni uomini potenti, stanchi dopo un’ennesima giornata passata a fare politica, si recano a porgere i loro cupi rispetti in un tempio nei pressi di Capitol Hill.

E gli dèi continuano a esistere nonostante tutto; e la strada dell’uomo si srotola davanti a noi. E noi camminiamo, come bambini feriti, in attesa di trovare la forza di correre.

FINE