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“Lei chi?”

“Natasha Morley. La modella. Quella anoressica.”

“Sono tutte anoressiche.”

“Le modelle non sono felici”, affermò Noelle con assoluta certezza. “Non si può essere così magre ed essere felici allo stesso tempo.”

“Non era con lui. È venuto a comprare qualcosa per sua nonna.”

“Oh, quella puttana”, sbottò Noelle. “Quella che si veste sempre di bianco.”

“Loretta.”

“Esatto. Loretta. È la seconda moglie di suo nonno.” Noelle parlava come se i Geary fossero i suoi vicini di pianerottolo. “Ho letto su People che è lei che controlla la famiglia, in realtà. Controlla tutti.”

“Non posso immaginare qualcuno capace di controllare lui”, obiettò Rachel, continuando a fissare la strada.

“Ma non ti piacerebbe poterlo controllare almeno una volta?” replicò Noelle.

Erickson emerse dall’ufficio proprio in quel momento. Sembrava di pessimo umore. Benché la bufera continuasse a peggiorare, avevano ricevuto l’ordine di tenere aperta la gioielleria fino alle otto e trenta. Ma quello era un problema secondario: di solito, due giorni prima di Natale, dovevano restare aperti fino alle dieci per non lasciarsi scappare quelli che Erickson definiva “gli acquisti da mariti colpevoli”. Secondo lui, più costoso era il regalo, più atti di adulterio aveva commesso il cliente nel corso dell’anno. E quando il direttore era di umore particolarmente pungente, quando quel tipo di cliente lasciava il negozio, provava anche a indovinare il numero dei tradimenti.

Così, diligentemente, rimasero in negozio e la neve, come previsto, cominciò a cadere sempre più fitta. Arrivò qualche altro cliente, ma non fecero vendite importanti.

E poi, proprio mentre Erickson cominciava a togliere i gioielli dalla vetrina per la notte, entrò un uomo con una busta per Rachel.

“Il signor Geary dice che gli dispiace, ma non ha afferrato il suo nome”, le disse il messaggero.

“Mi chiamo Rachel.”

“Glielo dirò. Sono il suo autista e la sua guardia del corpo. Mi chiamo Ralph.”

“Salve, Ralph.”

Ralph — che era alto un metro e novanta e aveva l’aria di aver lavorato con successo come sacco da pugile — sogghignò. “Salve, Rachel. Piacere di conoscerla.” Si tolse un guanto di pelle e strinse la mano alla ragazza. “Be’, buona notte a tutti.” Raggiunse la porta. “A proposito: vi consiglio di evitare il Tobin Bridge. C’è stato un incidente ed è completamente intasato.”

Rachel non aveva intenzione di aprire la busta davanti a Noelle e a Erickson, tuttavia non sopportava l’idea di aspettare altri diciannove minuti prima di farlo. Così l’aprì. All’interno c’era un breve biglietto scritto a mano da Mitchell Geary, che l’invitava all’Algonquin Club a bere un drink la sera successiva, la vigila di Natale.

Tre settimane più tardi, in un ristorante di New York, Mitchell le regalò la spilla di diamanti a forma di farfalla e le disse di essersi innamorato di lei.

Due

Questo è un momento buono come un altro per tentare una descrizione a grandi linee della famiglia Geary. La strada che divide l’ultima generazione dalle radici della famiglia è molto, molto lunga; e quelle radici scendono così profondamente nella terra, che non sono sicuro di essere pronto a disseppellirle. Quindi permettetemi di occuparmi — almeno per il momento — di quella parte dell’albero genealogico che è più facilmente visibile: della parte di cui parlano i libri che trattano dell’ascesa e dell’influenza dei Geary.

Quasi subito diventa chiaro che per diverse generazioni i Geary si sono comportati (e sono stati trattati) come una sorta di famiglia reale americana. Come autentici reali, hanno sempre agito come se fossero stati al di sopra della legge; e questo sia nella vita privata sia in quella pubblica. Nel corso degli anni, diversi membri della dinastia si sono comportati in modi che a chiunque altro avrebbero assicurato la prigione: tutto, dalla guida in stato di ubriachezza ad abusi sulle mogli. Come autentici reali, c’è sempre stata una notevole grandeur sia nelle loro passioni sia nei loro fallimenti, che hanno sempre galvanizzato le persone comuni, le cui vite sono confinate dalla necessità. Anche le persone che avevano vessato per anni — o nella vita privata o in quella economica — erano affascinate da loro; pronte a perdonare e a dimenticare, se solo lo sguardo dei Geary si fosse posato nuovamente su di loro.

E, proprio come autentici reali, avevano le mani sporche di sangue. Nessun trono è stato mai conquistato senza violenza; e anche se i Geary non erano benedetti dagli stessi dèi che avevano incoronato i re d’Europa o gli imperatori della Cina e del Giappone, nella loro anima collettiva c’era uno spirito oscuro e sanguinario, il demone dei Geary, se mi concedete l’espressione, che li investiva di un’autorità del tutto sproporzionata ai loro diritti secolari. Li rendeva aggressivi nell’amore e ancora più aggressivi nell’odio, li rendeva ostinati e longevi; li rendeva inconsciamente crudeli e talvolta altrettanto inconsciamente carismatici.

Per la maggior parte del tempo, era come se non sapessero che cosa stessero facendo, nel bene, nel male o nell’indifferenza. Vìvevano in una sorta di trance, come se il resto del mondo fosse solo uno specchio davanti ai loro volti, come se tutti loro vivessero le loro vite vedendo solo se stessi.

Sotto certi aspetti, l’amore era la manifestazione assoluta del demone dei Geary; perché l’amore era il modo in cui la famiglia accresceva se stessa, arricchiva se stessa.

Per i maschi era quasi un punto d’onore tradire le loro compagne e fare in modo che il mondo lo sapesse, anche se l’argomento non doveva essere più che una semplice voce. Quella dubbia tradizione era stata inaugurata dal bisnonno di Mitch, Laurence Grainger Geary, che era stato un donnaiolo leggendario e aveva generato, secondo alcuni, almeno due dozzine di bastardi con le amanti più disparate. Alla sua morte, due donne nere del Kentucky, sorelle, per giunta, dichiararono di avere avuto figli da lui; una ricca e rispettabile ebrea di New York, che aveva partecipato con il vecchio Geary a un comitato per la Riabilitazione della Pubblica Morale, aveva tentato il suicidio e aveva rivelato nella sua lettera d’addio quale fosse il vero padre delle sue tre figlie, mentre la maitresse di un bordello del New Mexico aveva mostrato suo figlio alla stampa locale, facendo notare quanto somigliasse ai figli di Geary.

Verna, la moglie di Laurence, non rispose pubblicamente a quelle dichiarazioni, che comunque ebbero il loro peso su quella donna già profondamente infelice. Un anno più tardi, venne ricoverata nello stesso istituto che aveva ospitato Mary Lincoln nei suoi ultimi anni. Là Verna Geary sopravvisse per poco più di un decennio, prima di abbandonare miseramente questo mondo.

Solo una dei suoi quattro figli (Verna ne aveva persi altri tre quando erano ancora molto piccoli) si prese cura di lei in quegli anni: Eleanor, la figlia maggiore. Comunque, a Verna poco importava delle continue gentilezze di Eleanor. Amava soltanto uno dei suoi figli abbastanza da implorare la sua presenza, lettera dopo lettera: il suo adorato Cadmus. Ma lui non ricambiava in alcun modo il suo affetto. Solo una volta andò a farle visita. Si potrebbe anche dire che era stata Verna la causa della crudeltà del suo stesso figlio. Lo aveva cresciuto come se fosse stato uno spirito eccezionale, e gli aveva insegnato che non avrebbe mai dovuto posare lo sguardo su qualcosa che non gli piacesse. Così ora, trovandosi di fronte a una simile vista — sua madre in uno stato di confusione mentale — Cadmus si limitò a distogliere lo sguardo.

“Voglio circondarmi di cose che mi piace guardare”, disse a sua sorella, lasciandola senza parole, “e non mi piace guardare lei.