In caso contrario, sarebbero finiti come sua sorella Norah, che aveva avuto tante copertine di tabloid quanti psicanalisti. Era un mondo difficile, quello, e l’amore non poteva proteggere nessuno. Tutto ciò che poteva fare era, talvolta, accelerare la guarigione delle ferite.
Tre
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Dovete perdonarmi. Avrei voluto scrivere un capitolo breve e asciutto per darvi un’idea schematica dell’albero genealogico della famiglia Geary, e invece ho finito per perdermi tra i suoi rami. Non posso dire che ogni ramoscello abbia a che fare con la storia di cui stiamo parlando, ma ci sono legami sorprendenti tra ciò che vi ho raccontato e alcuni degli eventi che verranno. Per esempio: Rachel, quando sorride in un certo modo, ha qualcosa di Louise Brooks nello sguardo; così come ha gli stessi capelli scuri e lucidi di Louise. È bene che sappiate quanto Cadmus fosse innamorato di Louise, perché questo vi permetterà di capire meglio l’effetto che Rachel avrà su di lui.
Ma ancora più importante di questi dettagli è il senso generale degli schemi creati da queste persone mentre passavano il loro carattere, sia buono che cattivo, ai loro figli. Il modo in cui Laurence Grainger Geary (che, per inciso, morì all’Avana tra le braccia di una prostituta) insegnò a suo figlio Cadmus a essere coraggioso e crudele. Il modo in cui Cadmus diede forma a una creatura di pura autodistruzione con Norah, e a un uomo segretamente impegnato nella rovina del suo stesso padre con George.
George: forse è il caso di concludere brevemente la sua storia in queste pagine. È un finale triste per un uomo dalla natura così generosa; una morte attorno alla quale gravitano ancora innumerevoli misteri. Il 6 febbraio 1981, invece di raggiungere la casa di Caleb’s Creek per trascorrere il fine settimana con la sua famiglia, si recò a Long Island. Fu lui a guidare, fatto alquanto insolito. Non gli piaceva guidare, soprattutto quando il tempo era inclemente proprio come quella sera. Telefonò a Deborah per dirle che sarebbe arrivato tardi: avrebbe dovuto occuparsi di una “questione fastidiosa”, ma le promise che l’avrebbe raggiunta nelle prime ore del mattino. Deborah rimase ad aspettarlo. Lui non arrivò. Alle tre del mattino, Deborah chiamò la polizia; prima dell’alba, le ricerche erano già iniziate e continuarono sotto la pioggia per tutto il fine settimana, senza che si fosse trovata anche solo una minima traccia. Finché alle sette e trenta di lunedì mattina, un uomo, che stava portando fuori il suo cane dalle parti di Smith Point Beach, casualmente diede un’occhiata in una macchina che era rimasta parcheggiata sul limitare della spiaggia per tre giorni. All’interno c’era il corpo di un uomo. Si trattava di George. Aveva il collo spezzato. L’omicidio aveva avuto luogo sulla spiaggia — c’era della sabbia nelle scarpe e nei capelli e nella bocca di George — poi il corpo era stato riportato all’auto ed era stato lasciato lì. Più tardi, sulla spiaggia, venne ritrovato il suo portafogli. La sola cosa che mancava era una fotografia di sua moglie.
L’assassino di George venne cercato per anni (in un certo senso la caccia continua ancora oggi; il suo fascicolo non è mai stato archiviato), ma, nonostante una ricompensa da un milione di dollari offerta da Cadmus per qualsiasi informazione avesse portato alla cattura del killer, il responsabile non fu mai trovato.
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Gli effetti della scomparsa di George — o almeno, gli effetti più importanti rispetto a questo libro — furono tre. Primo, Deborah si ritrovò stranamente alienata da suo marito a causa delle circostanze sospette della sua morte. Che cosa le aveva nascosto? Qualcosa di vitale; qualcosa di letale. Nonostante tutta la fiducia che avevano sempre riposto l’uno nell’altra, c’era stato qualcosa di terribile, qualcosa che George non aveva voluto condividere con lei. Per qualche mese, Deborah riuscì a tirare avanti abbastanza bene, sostenuta anche dalla necessità di essere una buona vedova in pubblico, ma una volta che i media cominciarono a dedicarsi a nuovi scandali e a nuovi orrori, rapidamente cedette all’oscurità dei suoi dubbi e del suo dolore. Per diversi mesi viaggiò per l’Europa, dove fu raggiunta da sua cognata Norah, con la quale fino a quel momento non aveva avuto niente in comune. Negli Stati Uniti, nuovi pettegolezzi cominciarono a circolare: Deborah e Norah vivevano come due dive di mezza età, e si aggiravano per le strade malfamate di Roma e Parigi in cerca di compagnia. Quel che è certo è che quando, nell’agosto 1981, ritornarono a casa, Deborah aveva l’aria di una donna che aveva visto ben più del Vaticano e della Torre Eiffel. Aveva perso più di dieci chili, indossava un vestito adatto a una donna di dieci anni più giovane di lei e prese a calci il primo fotografo che le si avvicinò all’aeroporto.
Il secondo effetto della morte di George, naturalmente, fu sui suoi figli. Mitchell, all’epoca quattordicenne, si era trovato al centro dell’attenzione pubblica: aveva già la bellezza tipica dei Geary, e il modo in cui affrontava l’invadenza della stampa suggeriva una maturità e una dignità sorprendenti per un ragazzo così giovane. Era un principe; tutti erano d’accordo su questo; un principe.
Garrison, che aveva sei anni più di lui, era sempre stato molto più riservato, e non cercò di nascondere il suo sconforto in quel periodo. Mentre Mitchell rimase vicino alla madre per tutto il periodo del lutto, accompagnandola a galà di beneficenza e occasioni mondane, Garrison si allontanò dai riflettori quasi completamente. Quanto a Tyler e a Karen, entrambi erano più giovani di Mitchell e, almeno per alcuni anni, i giornalisti non si interessarono di loro. Tyler morì nel 1987 insieme a suo zio Todd, il quarto marito di Norah, quando l’aereo che Todd stava pilotando cadde durante una tempesta improvvisa nei pressi di Orlando, in Florida. Karen — che col senno di poi, probabilmente, era quella che di più assomigliava a suo padre per il suo carattere gentile — diventò archeologa, e ben presto riuscì a distinguersi nel suo campo.
La terza conseguenza dell’improvvisa scomparsa di George Geary fu la nuova ascesa di Cadmus Geary. Aveva saputo affrontare la fragilità fisica e mentale giunta con l’età, e ora che l’impero Geary aveva bisogno di un leader, era pronto a riprendere il comando. Aveva più di ottant’anni ma, in un decennio di avidità come quello, il suo fu un ritorno trionfale. Dopotutto, era lui l’uomo che aveva dettato le regole moderne del combattimento nel mondo degli affari. In certi momenti sembrava che cercasse di porre rimedio alla generosità dimostrata da suo figlio George. Chiunque cercasse di sfidarlo veniva annientato senza tanti complimenti; Cadmus non aveva né il tempo né la voglia di trattare con i suoi avversati.
Wall Street rispose positivamente a quel cambiamento. Il Vecchio Cadmus Torna al Timone, titolò il Wall Street Journal. In un paio di mesi, i giornali e le riviste furono affollati di articoli su di lui e di inevitabili elenchi delle sue crudeltà. A Cadmus non importava. Non gli era mai importato e non gli sarebbe mai importato. Quello era il suo stile, e andava più che bene per il mondo in cui aveva resuscitato se stesso.