Ma anche questa casa sarà importante, in seguito, così come i suoi segreti, che sono ben più scottanti di qualunque cosa nasconda Garrison, eppure così enormi nel loro significato, che metterebbero in difficoltà l’abilità degli uomini che hanno dipinto i paesaggi appesi nel palazzo. Siamo ancora lontani da quel momento, ma voglio che abbiate in testa un’immagine di quell’angolo di paradiso, come un pezzo sgargiante di un puzzle che non sembra avere un vero e proprio posto nello schema generale, ma che non può essere accantonato e deve essere osservato di tanto in tanto finché il suo significato non diviene evidente e l’immagine assume finalmente un senso che senza quel pezzo non avrebbe mai avuto.
Quattro
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Ma devo andare avanti. O meglio, indietro; devo tornare al personaggio con cui ho iniziato questa parte, Rachel Pallenberg. Negli ultimi due capitoli ho tentato di creare un contesto per la storia d’amore tra Rachel e Mitchell. E spero che proviate un po’ più di comprensione per Mitchell di quanto le sue azioni future potrebbero meritare. Non fu, almeno all’inizio, un uomo crudele o criticabile. Ma aveva vissuto gran parte della sua vita sotto lo sguardo del pubblico, nonostante gli sforzi di sua madre, e questo genere di notorietà crea qualcosa di artificiale nel comportamento di una persona. Ogni gesto diventa una specie di messinscena.
Nei diciassette anni trascorsi dalla morte di suo padre, Mitchell aveva imparato a interpretare la propria parte alla perfezione; in questo era geniale. Sotto ogni altro aspetto — a parte la bellezza — era un uomo nella media, o talvolta al di sotto della media. Uno studente poco ispirato, un amante non eccezionale, un conversatore scarso. Ma quando l’argomento della discussione svaniva e nell’aria restava solo il fascino, Mitch sapeva essere fantastico. Per usare le parole di Burgess Motel, che aveva trascorso mezza giornata con lui per scrivere un pezzo per Vanity Fair: “Meno sostanza c’era in quello che stava dicendo, più sembrava a suo agio; e, sì, ancora più perfetto. Se avete l’impressione che stia dicendo qualcosa di pericolosamente insensato, è solo perché bisogna esserci, bisogna guardarlo mettere in scena il suo trucco quasi zen dell’essere niente, per capire quanto può essere persuasivo e sexy. E se vi sembro affascinato è perché lo sono!”
Non era la prima volta che un giornalista di sesso maschile faceva la figura della ragazzina parlando di Mitchell in un articolo, ma era la prima volta che qualcuno descriveva con tanta precisione il modo in cui Mitchell dominava la situazione. Nessuno sapeva affascinare come Mitchell, e nessuno sapeva bene quanto lui che quel fascino funzionava molto meglio nel vuoto.
Niente di tutto questo, però, potreste obiettare, fa onore a Rachel. Come poté innamorarsi di un uomo così banale? Come poté gettarsi tra le braccia di un uomo che era al suo meglio quando non aveva niente di importante da dire? Fu facile, credetemi. Fu affascinata, fu inebriata, fu sedotta non solo da Mitchell ma anche tutto ciò che lui rappresentava. C’era stato un tempo in cui i Geary non avevano fatto parte della sua idea di America: e ora la stavano invitando a entrare nel loro gruppo, a diventare parte del loro mistero. Chi avrebbe potuto rifiutare un’offerta simile? Era esattamente il genere di sogno a occhi aperti in cui si ritrovava lontana dal grigiore e dalla banalità della sua esistenza, in un luogo di colori e agi e ricchezza. Immergersi in quel paesaggio di sogno non fu per niente difficile. Era come se, in fondo al suo cuore, avesse sempre saputo che quella era la vita che un giorno avrebbe vissuto e, per tutti quegli anni, si fosse preparata per viverla.
Questo non significa che non vi fossero momenti di tensione e di preoccupazione per lei. Il suo primo incontro con tutta la famiglia il giorno del novantacinquesimo compleanno di Cadmus; la prima volta che si trovò a camminare letteralmente su un tappeto rosso, a una serata di beneficenza al Lincoln Center, non molto tempo dopo l’annuncio del fidanzamento; la prima volta che viaggiò sul jet privato della famiglia e scoprì di essere la sola passeggera. Tutto era così strano e allo stesso tempo così stranamente familiare.
Da parte sua, Mitchell sembrava capace di intuire la sua preoccupazione in ogni circostanza e si comportava di conseguenza. Se Rachel era a disagio, lui era lì accanto a lei, a insegnarle con il suo esempio come ribattere con gentilezza a domande impertinenti e come rendere più fluida e piacevole una conversazione. D’altra parte, quando Rachel dava l’impressione di divertirsi, Mitchell la lasciava fare. Lei ben presto si guadagnò la reputazione di persona amabile che poteva stare in compagnia di chiunque. La grande rivelazione per Rachel fu questa: che i magnati e gli uomini d’affari con cui ora stava prendendo confidenza avevano fame di conversazioni semplici. Più di una volta si sorprese a pensare: non sono diversi dal resto di noi. Soffrivano di mal di stomaco e le scarpe facevano male anche a loro, si mangiavano le unghie e si preoccupavano dei chili di troppo. Naturalmente c’erano alcuni che la consideravano un’inferiore — in genere si trattava di donne di una certa età — ma le capitava di rado di scontrarsi con atteggiamenti simili. Molto più spesso, veniva accolta con gentilezza, si sentiva dire che era proprio la donna perfetta per Mitchell e che tutti erano contenti che finalmente si fossero incontrati.
Quanto alla sua storia personale, be’, in un primo momento cercò di non parlarne più di tanto. Se qualcuno le chiedeva del suo passato, Rachel si limitava a dare risposte vaghe. Ma quando cominciò a sentirsi più sicura di sé, prese a parlare più apertamente della sua vita a Dansky e della sua famiglia. C’erano persone che sembravano quasi incredule al pensiero che esistesse qualche luogo a ovest dell’Hudson, ma quelle stesse persone erano ansiose di sentir raccontare di un mondo meno formale, meno chiuso del loro.
“Avrai notato”, le disse Margie, la moglie di Garrison, una donna famosa per la sua pungente ironia, “che si continuano a vedere le stesse vecchie facce dovunque si vada. Sai perché? Ci sono solo venti persone importanti rimaste a New York, anzi ventuno adesso che ci sei tu, e andiamo tutti alle stesse feste e partecipiamo tutti alle stesse iniziative di beneficenza. Siamo tutti molto stufi gli uni degli altri.” Fece quel commento proprio mentre lei e Rachel erano in piedi su una terrazza e guardavano in basso una folla luccicante di forse migliaia di persone. “Non dire niente”, continuò Margie, “è solo un trucco con gli specchi.”
Inevitabilmente, talvolta, qualcuno diceva qualcosa che la metteva a disagio. Di solito quel tipo di commenti non erano rivolti a lei, ma a Mitchell davanti a lei.
“Dove l’hai trovata?” diceva qualcuno, senza voler consapevolmente offendere Rachel, facendola sentire come se Mitchell l’avesse comprata da qualche parte ed esistessero altri esemplari di quell’articolo.
“Sono solo stupiti da quanto sono stato fortunato”, le disse Mitchell quando lei gli fece notare quanto trovasse di cattivo gusto quel genere di commenti. “Nessuno vuole offenderti.”
“Lo so.”
“Possiamo smetterla di andare a tutte quelle feste, se preferisci.”
“No. Voglio conoscere tutte le persone che conosci tu.”
“Per la maggior parte sono tipi noiosi.”
“È quello che ha detto anche Margie.”
“Mi sembra che voi due andiate d’accordo.”
“Oh sì. L’adoro. È così sfacciata.”
“È una terribile ubriacona”, disse Mitchell bruscamente. “Da un paio di mesi sta abbastanza bene, ma è sempre imprevedibile.”