Выбрать главу

Quando la tensione dei preparativi e della grande solennità della cerimonia scomparve, l’evento si trasformò in una festa. Le ultime formalità — i discorsi, i brindisi — fortunatamente non durarono a lungo, poi ebbe inizio il divertimento. L’aria era ancora calda, la brezza faceva ondeggiare le lanterne appese ai rami degli alberi; il cielo si fece dorato mentre il sole calava dietro l’orizzonte.

“È tutto perfetto, Loretta”, disse Deborah, quando le due donne si trovarono sedute una accanto all’altra.

“Grazie”, rispose Loretta. “Ci vuole solo un po’ di organizzazione, davvero.”

“Be’, è fantastico”, aggiunse Deborah. “Vorrei solo che George fosse qui.”

“Gli sarebbe piaciuta?”

“Rachel? Oh sì. Avrebbe adorato Rachel.”

“È una ragazza senza pretese”, commentò Loretta. Stava osservando la sposa: a braccetto con il suo amato, rideva per qualcosa che aveva detto uno degli amici di Harvard di Mitchell. “Una ragazza qualsiasi.”

“Non penso proprio”, replicò Deborah. “Penso che sia molto forte.”

“Dovrà esserlo”, disse Loretta.

“Mitchell l’adora.”

“Ne sono certa. Almeno per adesso.”

Deborah strinse le labbra. “Loretta, dobbiamo…?”

“Dire la verità? No, se tu non vuoi.”

“Noi abbiamo avuto la nostra felicità”, sospirò Deborah, “Adesso tocca a loro.” Si alzò.

“Aspetta”, disse Loretta. Allungò la mano e prese delicatamente Deborah per il polso. “Non voglio che litighiamo.”

“Io non litigo mai.”

“No. Tu te ne vai e basta, il che è anche peggio. È ora che diventiamo amiche, non ti pare? Ecco… ci sono alcune cose che dovremo cominciare a programmare.”

Deborah si liberò dalla mano di Loretta. “Non capisco cosa intendi”, disse, il suo timbro di voce che metteva perfettamente in chiaro che non aveva intenzione di continuare a discutere.

Loretta cambiò argomento. “Siediti un attimo. Ti ho raccontato dell’astrologo?”

“No…” rispose Deborah, “Garrison mi ha solo detto che avevi trovato qualcuno che ti piaceva.”

“È straordinario. Si chiama Martin Yzerman; vive a Brooklin Heights.”

“Cadmus sa che vai da gente del genere?”

“Dovresti andare anche tu da Yzerman, Deborah.”

“E perché mai?”

“Consigli come i suoi sono molto utili quando si fanno progetti a lungo termine.”

“Ma io non ne faccio più. Ho smesso di provarci. Le cose cambiano troppo rapidamente.”

“Lui potrebbe aiutarti a conoscere i cambiamenti in anticipo.”

“Ne dubito.”

“Credimi.”

“Sarebbe stato in grado di predire quello che è successo a George?” chiese Deborah aspramente.

Loretta lasciò trascorrere un momento di silenzio prima di rispondere: “Senza dubbio”.

Deborah scosse la testa. “Non è così che funzionano le cose. Non sappiamo che cosa succederà domani. Nessuno lo sa.” Si alzò di nuovo. Questa volta Loretta non cercò di fermarla. “Mi stupisce che una donna intelligente come te creda a cose del genere. Davvero. Non ha alcun senso, Loretta. È solo un modo per convincersi di avere il controllo della propria vita.” Abbassò lo sguardo sull’altra donna, quasi compatendola. “Ma non è così. Nessuno di noi ha il controllo della propria vita. Domani, a quest’ora, potremmo essere tutti morti.”

Detto questo, se ne andò.

Quel bizzarro scambio di battute non fu l’unica nota stonata nella beatitudine di quel giorno. Ci furono altri tre incidenti che vale la pena riferire, anche se nessuno di essi fu così grave da rovinare i festeggiamenti.

Il primo, quasi inevitabilmente, coinvolse Margie. Lo champagne non era la sua bevanda preferita, così aveva fatto in modo che il bar fosse rifornito di buon whisky di cui si servì generosamente. Non ci mise molto tempo a ubriacarsi e a mettersi in testa di dire al senatore Bryson, che era volato fin lì da Washington con tutta la famiglia, che cosa pensasse delle sue proposte sulla riforma dell’assistenza sociale. Il suo fu un discorso preciso e articolato, e il senatore Bryson sembrò felice di impegnarsi in un argomento serio piuttosto che annoiarsi con chiacchiere di circostanza; così ascoltò i commenti di Margie con una certa attenzione. Margie ingollò un altro scotch e gli disse che secondo lei stava tenendo il piede in due scarpe. La moglie del senatore cercò di alleggerire il tono della discussione, facendo notare che molto probabilmente i Geary non avrebbero avuto bisogno di assistenza sociale nel prossimo futuro. Margie ribatté freddamente che il padre aveva lavorato in un’acciaieria per gran parte della sua vita ed era morto all’età di quarantacinque anni con soli dodicimila dollari sul conto corrente; e comunque, dove diavolo era finito il cameriere con il whisky? Anche Garrison provò a interrompere quella conversazione sempre più tesa, ma il senatore disse chiaramente che non gli dispiacevano affatto quei contretemps e che desiderava continuare. Il cameriere arrivò con il whisky e Margie si fece riempire il bicchiere ancora una volta. Dov’erano rimasti?, disse; ah sì, ai dodicimila dollari sul conto corrente di suo padre. “Quindi non mi venga a dire che non so quello che succede là fuori. Il guaio è che a voi potenti non ve ne frega un cazzo di niente. Ci sono problemi in questo paese e stanno diventando sempre più gravi, e voi che cosa state facendo per risolverli? A parte restare seduti sui vostri culi grassi a pontificare, voglio dire.”

“Non esiste una sola persona sensibile che le darebbe torto”, replicò il senatore. “Dobbiamo lavorare sodo per rendere migliore la vita degli americani.”

“E questo a cosa ci porta?” ribatté Margie. “A niente. Non c’è da meravigliarsi se nessuno in questo paese crede più a una sola parola di quello che dice la gente come lei.”

“Io credo invece che la gente sia molto più interessata al processo democratico.”

“Democratico un paio di palle!” esclamò lei. “La politica è solo lobby e mazzette e favoritismi. So come funziona. Non sono nata ieri. Voi volete soltanto arricchire quelli che sono già ricchi.”

“Penso che mi abbia scambiato per un repubblicano, signora”, ridacchiò Bryson.

“E penso che lei mi abbia scambiata per una deficiente pronta a credere alle stronzate che dite voi politici”, ribatté rabbiosamente Margie.

“Adesso basta”, tagliò corto Garrison, prendendo la moglie sottobraccio.

Lei cercò di liberarsi ma lui la tenne saldamente. “Va tutto bene, Garrison”, lo tranquillizzò il senatore. “Ha diritto ad avere la sua opinione.” Spostò lo sguardo su Margie. “Mi lasci dire un’ultima cosa. L’America è un paese libero. E nessuno la costringe a vivere nel lusso, se questo è in contrasto con le sue convinzioni politiche.” Sorrise, anche se non c’era più alcuna traccia di cordialità nei suoi occhi. “Mi chiedo davvero come una donna nella sua posizione possa parlare delle agonie dei lavoratori.”

“Gliel’ho detto, mio padre.”

“Appartiene al passato. Questa amministrazione appartiene al futuro. Non possiamo permetterci sentimentalismi. Non possiamo permetterci di essere nostalgici. E soprattutto non possiamo permetterci l’ipocrisia.”

Quelle parole segnavano la fine della discussione, Margie lo sapeva. Ormai troppo ubriaca per mettere insieme una risposta coerente, riuscì soltanto a dire: “Che cosa cazzo significa?”

Il senatore si stava già voltando, pronto ad andarsene, ma nel sentirla tornò a rivolgersi a Margie. Anche il suo sorriso ormai era scomparso.

“Significa, signora Geary, che non può dirmi che capisce i dolori della gente comune mentre se ne sta lì a bere indossando il suo vestito da cinquantamila dollari. Se vuole fare qualcosa di buono, forse potrebbe cominciare mettendo all’asta il contenuto dei suoi armadi e dare in beneficenza il ricavato che, ne sono sicuro, sarebbe alquanto sostanzioso.”