Nove
Così ora sapete come Rachel Pallenberg e Mitchell Geary diventarono marito e moglie — dal loro primo incontro ai voti pronunciati sull’altare. Conoscete il grande potere e l’immensa superbia della famiglia di cui Rachel era entrata a far parte; sapete che era profondamente innamorata di Mitchell e che i suoi sentimenti erano ricambiati.
Perché allora, vi starete chiedendo, una simile storia d’amore è finita miseramente? Perché, poco più di due anni più tardi, verso la fine di un ottobre piovoso, Rachel stava guidando per le tristi strade di Dansky, maledicendo il giorno in cui aveva sentito per la prima volta il nome di Mitchell Geary?
Se questa fosse un’opera di fantasia, potrei inventarmi qualche scenario drammatico per spiegarvi ogni cosa. Vi mostrerei Rachel che un giorno entra in casa sua e scopre il marito a letto con un’altra donna, oppure vi farei assistere a un litigio così tremendo da sconfinare nella violenza, oppure ancora vi narrerei di Mitchell che, in preda alla rabbia, le rivela di averla sposata solo per una scommessa con suo fratello. Ma non fu niente di tutto questo: nessun adulterio, nessuna violenza e nessun furioso litigio. Non era nella natura di Mitchell comportarsi in quel modo. Gli piaceva piacere, anche quando questo significava evitare un confronto che avrebbe fatto bene a tutti. E questo voleva dire chiudere un occhio sul disagio di Rachel, pur di non rischiare qualcosa di sgradevole. La sua empatia di un tempo, che era stata una delle ragioni per cui Rachel era rimasta incantata da Mitchell, finì per scomparire. Se lei era infelice, lui si limitava a distogliere lo sguardo. C’erano sempre gli affari della famiglia Geary a giustificare la sua mancanza di attenzioni; e c’erano sempre le inevitabili seduzioni del lusso ad ammorbidire la solitudine di Rachel quando lui non era con lei.
Sarebbe ingiusto dire che Rachel non fu in qualche modo complice della sua stessa infelicità. Ben presto si rese conto che la sua vita come moglie di Mitchell Geary non sarebbe stata emotivamente appagante come aveva sperato. Mitchell si dedicava anima e corpo agli affari di famiglia, affari in cui lei non aveva alcun ruolo, e Rachel si ritrovava sola molto più spesso di quanto avrebbe voluto. Invece di prendere da parte Mitch e discutere con lui del problema — dirgli, in sostanza, che voleva essere qualcosa di più di una moglie da sfoggiare in pubblico — lasciò che le cose seguissero il loro corso. E meno diceva, più difficile diventava parlare.
Comunque, come poteva sostenere che il matrimonio non funzionava quando agli occhi del mondo esterno le era stato servito il paradiso su un piatto d’argento? C’era forse un luogo al mondo dove non avrebbe potuto andare se lo avesse voluto? C’era forse un negozio in cui non poteva fermarsi finché non era stanca di dire lo prendo? Andavano a sciare ad Aspen, passavano i week-end nel Vermont in autunno per godersi i colori delle foglie. Andava a Los Angeles per la consegna degli Oscar e a Parigi per assistere alle sfilate. A Londra per il teatro e a Rio e a Bali per vacanze decise all’ultimo momento. Di cosa poteva lamentarsi?
L’unica persona a cui confidò la sua crescente infelicità era Margie, che però si dimostrò più fatalista che comprensiva.
“E un baratto”, le disse. “Ed è così da sempre. O almeno, è così dalla prima volta che un uomo ricco ha sposato una donna povera.”
Rachel si accigliò. “Io non sono…”
“Oh, tesoro.”
“Non è per questo che ho sposato Mitchell.”
“No, naturalmente no. Tu saresti comunque con lui anche se fosse brutto e povero, e io sarei con Garrison anche se si guadagnasse da vivere ballando il tip tap a un angolo di strada a Soho.”
“Io amo Mitchell.”
“Anche adesso?”
“Cosa vuoi dire?”
“Anche adesso, seduta qui, dopo che hai detto tutto quello che hai detto su come ti trascura e su come non vuole parlare dei suoi sentimenti, e così via, anche adesso, in questo momento, lo ami?”
“Oh, Signore…”
“Devo prenderlo come un forse?”
Ci fu una pausa mentre entrambe pensavano a ciò che Rachel stava provando in quel momento. “Non so che cosa provo”, ammise alla fine. “Il fatto è che lui non è… ”
“L’uomo che hai sposato?” Rachel annuì. Margie le riempì di nuovo il bicchiere di whisky e si sporse in avanti come per sussurrarle qualcosa, anche se nella stanza c’erano solo loro due. “Dolcezza, lui non è mai stato l’uomo che hai sposato. Ti ha solo dato il Mitchell che volevi vedere.” Tornò ad appoggiarsi allo schienale, facendo un gesto con la mano come per scacciare uno sciame di Geary fantasma. “Sono tutti uguali. Dio sa se è così.” Sorseggiò il whisky. “Sei libera di non credermi, ma Garrison può diventare la personificazione del fascino quando vuole. È una cosa che devono aver ereditato dal nonno.”
Rachel ripensò a Cadmus, come lo aveva visto al matrimonio, intento a dispensare charme come una benedizione.
“Se è tutta una messinscena”, disse, “dov’è il vero Mitchell?”
“Non lo sa più nemmeno lui. Se mai l’ha saputo. È tragico quando ci pensi. Tutto quel potere e tutto quel denaro, e non c’è nessuno che li usi.”
“Loro li usano continuamente”, obiettò Rachel.
“No”, disse Margie. “È il potere che usa i Geary. Loro non vivono. Nessuno di noi vive veramente. Facciamo solo finta.” Lanciò un’occhiata al suo bicchiere. “Bevo troppo, lo so. Mi sto rovinando il fegato e probabilmente ne morirò. Ma se non altro, quando ho buttato giù qualche whisky, non sono costretta a essere la moglie del signor Garrison Geary. Quando sono ubriaca, smetto di essere sua moglie e divento qualcuno che non vorrebbe conoscere. E questo mi piace.”
Rachel scosse la testa, disperata. “Se è così terribile”, chiese, “perché non te ne vai?”
“Non credere che non ci abbia provato. L’ho lasciato tre volte. Una volta sono stata via per cinque mesi. Ma… si finisce per abituarsi a un certo stile di vita.” Rachel sembrava più a disagio che mai. “Non ci vuole molto. Stammi a sentire, non mi piace vivere nell’ombra di Garrison, ma vivere senza le sue carte di credito mi piace ancora meno.”
“Potresti divorziare da lui e sistemarti bene, Margie. Potresti vivere in qualsiasi posto ti andasse di vivere, in qualsiasi modo ti andasse di vivere.”
Ora fu Margie a scuotere la testa. “Lo so”, mormorò. “Mi sto solo inventando delle scuse.” Prese la bottiglia di whisky e se ne versò un altro po’. “In realtà so che non me ne andrò perché in fondo in fondo non lo voglio fare. Forse quello che è rimasto della mia autostima si è perso nell’idea di far parte di una grande dinastia. Non lo trovi patetico?” Bevve un sorso di liquore. “Non fare quella faccia, tesoro. Solo perché io sono troppo in pezzi per andarmene, non significa che tu non lo possa fare. Quanti anni hai?”
“Ventisette.”
“Sei una bambina. Hai ancora tutta la vita davanti a te. Sai cosa dovresti fare? Dovresti dire a Mitchell che vuoi il divorzio, intascarti qualche milione di dollari e andartene in giro a vedere il mondo.”
“Non credo che vedere il mondo mi renderebbe felice.”
“D’accordo. E allora, cosa ti renderebbe felice?”
Rachel rimase a riflettere per un istante, e alla fine rispose: “Stare con Mitchell, come eravamo prima di sposarci”.