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“Oh, Signore”, sospirò Margie. “Sai una cosa? Hai davvero un grosso problema.”

Dieci

Parte del vecchio fascino di Mitchell ritornò, per quanto brevemente, quando parlò con Rachel dell’eventualità di avere dei bambini. Più di una volta raggiunse momenti di vero e proprio lirismo nel decantare le doti dei loro futuri figli: le femmine bellissime, i maschi immancabilmente forti. Voleva mettere su famiglia il prima possibile, e voleva che quella famiglia fosse numerosa. Rachel ebbe la sgradevole impressione che Mitchell volesse compensare la fertilità relativamente scarsa di Garrison (Margie aveva dato alla luce solo una figlia, Alexia, che ora aveva otto anni).

Ma fare l’amore con Mitchell era comunque bello, anche se quell’atto era al servizio della discendenza dei Geary e non del piacere puro e semplice. Quando Mitchell le era vicino, le mani sul suo corpo, le labbra contro le sue, Rachel ripensava a come si era sentita la prima volta che si erano toccati, al loro primo bacio. Come l’aveva fatta sentire speciale, preziosa.

Mitchell non era un amante straordinario. In effetti, Rachel era rimasta sorpresa da quanto fosse maldestro a letto, quasi timido. Certamente non si comportava come un uomo che aveva avuto relazioni con alcune delle donne più belle del mondo. Ma a Rachel piaceva la sua mancanza di raffinatezza sessuale. Prima di tutto, era simile alla sua, e poi era bello avere l’opportunità di imparare insieme come darsi piacere a vicenda. Tuttavia, anche quando dava il meglio di sé, non la lasciava mai del tutto appagata. Sembrava che Mitchell non capisse i ritmi del suo corpo; che non capisse quando voleva essere abbracciata teneramente e quando stretta con passione. Se Rachel tentava di esprimere a parole le sue necessità, Mitchell non faceva niente per nascondere il proprio disagio.

“Non mi piace quando parli in quel modo”, le disse una volta dopo aver fatto l’amore. “Forse sono solo un uomo antiquato, ma non penso che le donne dovrebbero parlare così. Non si addice…”

“A una signora?” chiese lei.

Lui era in piedi davanti alla porta del bagno e si stava annodando la cintura dell’accappatoio attorno alla vita. Cercò di evitare il suo sguardo e disse: “Già. Non si addice a una signora”.

“Io voglio solo poter dire quello che voglio, Mitch.”

“Intendi quando siamo a letto?” domandò lui.

“È vietato?”

Lui sospirò, esasperato. “Rachel… Te lo ripeto. Puoi dire quello che vuoi.”

“No, non posso”, ribatté lei. “Tu dici così ma non lo pensi sul serio. Sei pronto a sbranarmi se ti faccio un’osservazione.”

“Non è vero.”

“Lo stai facendo proprio in questo momento.”

“No. Sto solo dicendo che sono stato cresciuto in modo diverso da te. Quando sono a letto con qualcuno, non voglio che mi si diano ordini.”

Ora Mitchell stava cominciando a infastidirla. Rachel non era dell’umore giusto per mascherare l’irritazione. “Se pensi che il fatto che io ti chieda di scoparmi un po’ più forte…”

“Ecco che ricominci.”

“… significhi che ti sto dando un ordine, allora abbiamo un problema, perché…”

“Non voglio ascoltarti.”

“… e questo è parte del problema.”

“No, il problema è che ti esprimi in modo volgare.”

Lei si alzò dal letto. Era ancora nuda, ancora luccicante di sudore (era sempre lui il primo a volersi fare la doccia). La sua nudità sembrò intimidirlo. Era lo stesso corpo a cui si era unito solo dieci minuti prima, e ora sembrava incapace di guardarla al di sotto del collo. Per la prima volta Rachel pensò che si comportava in modo assurdo. Era stato arrogante qualche volta, e in altre occasioni infantile. Ma mai fino a quel momento aveva agito così. Era un uomo adulto e stava distogliendo gli occhi da lei come uno scolaretto nervoso. Se la cosa non fosse stata così triste, probabilmente Rachel avrebbe riso.

“Vediamo di capirci, Mitchell”, gli disse con voce rabbiosa. “Io non mi esprimo in modo volgare. Se ti è difficile parlare di sesso…”

“Non dare tutta la colpa a me.”

“Lasciami finire.”

“Ho già sentito abbastanza.”

“Non ho ancora finito.”

“Be’, io ho finito di ascoltarti”, tagliò corto lui dirigendosi verso la porta della camera da letto.

Lei si mosse per intercettarlo, sentendosi stranamente più forte grazie alla sua nudità. Si accorse del disagio di Mitchell per la sua mancanza di vergogna e questo accese una punta di esibizionismo in lei. Se voleva trattarla come una donnaccia, allora, maledizione, si sarebbe proprio comportata così e si sarebbe goduta il suo imbarazzo.

“Abbiamo finito di provare a fare un bambino, per stanotte?” gli chiese.

“Non ho intenzione di dormire con te, se è questo che mi stai chiedendo.”

“Più spesso lo facciamo”, gli fece notare Rachel, “più probabilità avremo di mettere al mondo un piccolo Geary. Lo sai questo, vero?”

“Al momento non mi interessa”, rispose Mitch, e se ne andò.

Fu solo quando ebbe fatto la doccia e si fu asciugata che arrivarono le lacrime. Fu un pianto particolarmente inutile, visto ciò che era appena successo. Ma Rachel si abbandonò alle lacrime per un po’. Poi si lavò la faccia e andò a letto.

Aveva dormito da sola per molti anni e non era mai stato un problema, si disse. Se avesse dovuto continuare a farlo per il resto della sua vita, ci avrebbe fatto l’abitudine. Non aveva intenzione di implorare nessuno pur di avere compagnia tra le lenzuola; nemmeno Mitchell Geary.

Undici

1

Per ironia della sorte, avevano concepito un figlio proprio la notte in cui Rachel si ritrovò a dormire da sola. Sette settimane dopo Rachel era seduta nello studio del dottor Lloyd Waxman, il medico di famiglia dei Geary, che le stava dando la buona notizia.

“Lei è in ottima salute, signora Geary”, annunciò Waxman. “Sono sicuro che andrà tutto bene. A proposito, sa dirmi se sua madre ha avuto gravidanze problematiche?”

“Che io sappia no.”

“Bene, anche questo è un buon segno.” Aggiunse quell’informazione ai suoi appunti. “Potrebbe passare di nuovo a trovarmi tra, diciamo, un mese?”

“Non devo fare niente nel frattempo?”

“Cerchi di evitare gli eccessi”, rispose Waxman scrollando leggermente le spalle. “È questo che dico di solito ai miei pazienti. Lei è una donna sana, non c’è alcuna ragione per cui questa gravidanza debba causarle qualche problema. Cerchi di non andare fuori città con Margie. O comunque, lasci che sia solo lei a bere. È la cosa che le riesce meglio. Mio Dio, probabilmente l’alcool finirà per ucciderla.”

Rachel aveva tentato di riconciliarsi con Mitchell una decina di giorni dopo la discussione in camera, ma lo strappo tra di loro non era stato del tutto ricucito. Lei non si sentiva tanto offesa dal litigio quanto insultata, e non aveva intenzione di prendersi in giro cercando di convincersi che Mitchell avesse cambiato idea. Come aveva detto allora, il suo atteggiamento era dovuto al modo in cui era stato cresciuto. Non si trattava di qualcosa che sarebbe scomparso nel giro di qualche notte.

Ma la notizia della sua gravidanza fu accolta con tanto entusiasmo da tutti che, almeno per qualche settimana, Rachel riuscì a non pensare al litigio. Tutti erano talmente felici, sembrava che fosse accaduto un miracolo.

“È solo un bambino”, confidò a Deborah un giorno.

“Rachel”, disse Deborah in tono di dolce rimprovero. “Sai benissimo che è molto più di questo.”

“E va bene, è un bambino Geary”, sospirò Rachel. “Ma, mio Dio, tutto questo entusiasmo! Mancano ancora sette mesi.”