Mitchell accompagnò Rachel alla proprietà di Caleb’s Creek e rimase con lei per quasi dieci giorni, recandosi in città tre o quattro volte per partecipare ad alcune riunioni e tornando sempre la sera per stare con lei. Benché i Rylander fossero pronti a provvedere a tutte le necessità di Rachel, Barbara disse a Mitch che Rachel si occupava di quasi tutte le incombenze da sola. Era vero. L’atmosfera accogliente della casa — la mancanza di opere d’arte, la grandezza non eccessiva — fece emergere il lato domestico della sua natura. Usurpò la cucina che era stata il regno di Barbara e cominciò a cucinare. E un giorno disse a Mitchell di essersi resa conto che da quando si erano sposati non aveva più fatto bollire nemmeno una pentola d’acqua. Non era una cuoca particolarmente sofisticata ma se la cavava abbastanza bene. C’era una sorta di semplicità curativa nei rituali della cucina: verdure fresche prese in giardino, buon vino dalla cantina, piatti lavati e impilati ordinatamente alla fine della cena.
Dopo due settimane trascorse così, Mitchell le chiese cosa avesse intenzione di fare, e lei rispose: “Starò bene anche da sola, se è questo che ti preoccupa. Vuoi fermarti a dormire in città per qualche sera?”
“Stavo pensando di tornare qui il prossimo week-end. Verrò qui venerdì sera e, se ti sentirai abbastanza bene, domenica potresti tornare con me a New York.”
“Qualcuno ha bisogno di questa casa?”
“No”, rispose Mitch. “Nessuno viene più qui.”
“Allora perché non posso restare?”
“Ma tu puoi restare, piccola. Pensavo soltanto che forse ti farebbe piacere tornare a New York dai tuoi amici.”
“Non ho amici a New York.”
“Rachel, non essere sciocca. Tu hai un mucchio di…” Vide l’infelicità nei suoi occhi e alzò le mani in segno di resa. “D’accordo. Se dici che non hai amici, non hai amici. Pensavo che, dato che stai facendo progressi, sarebbe bello che gli altri ti vedessero.”
“Oh, adesso ho capito. Vuoi mostrarmi a tutti quanti così la famiglia non comincerà a pensare che sono diventata pazza.”
“Neanche per sogno. Perché devi essere così paranoica?”
“Perché so come ragioni. So come ragionate tutti voi. Siete sempre attenti alla reputazione della famiglia. Be’, in questo momento non me ne importa niente. Non voglio vedere nessuno. Non voglio parlare con nessuno. E certamente non voglio tornare a New York.”
“Vuoi calmarti?” disse Mitchell. “Volevo solo capire a che punto siamo. Adesso lo so.” Uscì dalla cucina senza aggiungere altro ma ritornò dieci minuti dopo. La sua rabbia non era scomparsa ma stava facendo del suo meglio per nasconderla. “Non sono tornato per litigare ancora”, continuò, “voglio solo farti notare che non puoi restare qui per sempre. Non è questa la vita che voglio per mia moglie, non voglio che si occupi di faccende domestiche e passi il suo tempo a potare le rose e a pelare le patate.”
“Mi piace pelare le patate.”
“Sei intrattabile.”
“No, sono solo sincera.”
“Be’, volevo dirti solo questo. Starò da Garrison per qualche giorno, così potremo sistemare tutta questa faccenda di Bangkok.” Rachel non aveva idea di che cosa stesse parlando; né le interessava. “Quindi se avrai bisogno di me…”
“Saprò dove trovarti”, rispose lei, anche se sapeva benissimo che non lo avrebbe cercato.
2
Dove sarebbe andata? Quel dilemma la tormentò durante i giorni successivi alla sua conversazione con Mitchell. Anche se avesse trovato il coraggio di fare ciò che un tempo avrebbe considerato impensabile, e cioè lasciare suo marito, dove sarebbe andata? Non avrebbe potuto restare a Caleb’s Creek, per quanto quel luogo fosse meraviglioso. Era proprietà dei Geary. Avrebbe potuto trasferirsi nell’appartamento, certo — dopotutto era suo — ma nemmeno là si sarebbe mai sentita a suo agio; o almeno non senza stravolgere l’attico da cima a fondo per renderlo più vicino ai suoi gusti, cosa che comunque non si sentiva di fare. Forse avrebbe fatto meglio a venderlo, magari anche a svenderlo e trovarsi un posto più modesto: magari in una cittadina lontana dalla confusione, come Caleb’s Creek.
Decise di dormirci sopra, ma non dormì bene. Passò la notte in un dormiveglia agitato, e quando si addormentò sognò la stanza stessa in cui si trovava, solo priva di ogni colore, come le fotografie sulla scrivania di George che per troppo tempo erano state lasciate al sole. C’erano persone che attraversavano la stanza e alcune abbassavano lo sguardo su di lei, i volti impassibili. Quelle erano persone che non conosceva anche se aveva il sospetto di averle conosciute una volta e di aver dimenticato i loro nomi.
Il giorno dopo, telefonò a Margie e le chiese di andarla a trovare.
“Non sopporto la campagna”, protestò Margie. “Ma se non hai intenzione di tornare qui nel prossimo futuro…”
“No.”
“Allora verrò.”
Arrivò il giorno dopo, la limousine carica di tutti i suoi vizi preferiti — paté di salmone affumicato, l’inevitabile Beluga, caffè viennese, cioccolato fondente — più, naturalmente, un vasto assortimento di alcolici.
“Questo non è il deserto”, le fece notare Rachel mentre Samuel, l’autista di Margie, scaricava le provviste. “C’è un ottimo supermercato a dieci minuti di macchina da qui.”
“Lo so, lo so”, disse Margie, “ma meglio non rischiare.” Da una delle scatole, prese una bottiglia di scotch e chiese: “Dov’è il ghiaccio?”
Margie aveva una montagna di pettegolezzi da riferirle. Loretta era diventata particolarmente bisbetica negli ultimi tempi. La settimana prima aveva litigato con Garrison a causa del modo in cui lui aveva gestito alcuni milioni di dollari del patrimonio di famiglia.
“Non pensavo che Loretta si interessasse di questioni finanziarie”, osservò Rachel.
“Oh, è da non credere. Le piace fingere di essere al di sopra di tutto. Ma nel frattempo tiene d’occhio l’impero. Anzi, ti dirò, più la conosco, più mi convinco che ci sia sempre lei dietro le quinte. Credo che fosse così anche quando era vivo George. Era sempre lui a parlare, ma era sempre lei a spiegargli cosa dire. E ora, quando vede qualcosa che non approva, lo dice apertamente.”
“Che cos’è successo con Garrison?”
“Oh, è stato un vero casino. Lui le ha detto che non sapeva di cosa stava parlando, e questa non è la cosa che si possa dire a Loretta. A quanto pare, il giorno dopo, è entrata nella sala del consiglio di amministrazione e ha licenziato in tronco cinque membri del consiglio.”
“E può farlo?”
“Lo ha fatto”, rispose Margie, “ha ordinato loro di prendere le loro cose e andarsene. Poi, in un’intervista al Wall Street Journal, ha detto che erano degli incompetenti. Le faranno causa tutti e cinque, naturalmente. Mi stupisce che Mitchell non ti abbia raccontato niente.”
“Non gli piace parlare d’affari. Non gli è mai piaciuto.”
“Questi non sono affari. Questa è una guerra civile. Garrison era fuori di sé come non lo avevo mai visto prima. È stato tutto davvero soddisfacente.” Si scambiarono un sorriso, come cospiratrici che traggono piacere dalla confusione. “Da come parlava”, continuò Margie, “non mi stupirei se se ne uscisse con un ultimatum. Sai: o io o lei.”