“C’è qualcosa che non va?” chiese lei.
“Niente”, rispose Neil. “Stavo solo pensando…”
Di colpo Rachel capì che cosa stava per dire, e desiderò che non lo facesse, per non rovinare quel momento. Ma inutilmente.
“… che idiota sono stato…”
“Neil.”
“… a lasciarti…”
“Neil, ti prego, non…”
“… no, lasciami finire. Potrei non avere un’altra occasione per dirti quello che provo…”
“Non pensi che dovremmo semplicemente farci un’altra tirata?”
“Ti ho pensata molto nel corso degli anni.”
“È carino da parte tua.”
“E la verità”, continuò lui. “Ho così tanti rimpianti. Così tante cose che avrei voluto fare diversamente, che avrei voluto fare nel modo giusto. E tu sei in cima alla lista, Rachel. Ogni volta che ti vedo su un giornale o alla televisione, penso: avrebbe potuto essere con me. Avrei potuto renderla felice.” La guardò dritto negli occhi. “Lo sai, vero? Avrei potuto renderti felice.”
“Abbiamo preso strade diverse, Neil.”
“Non solo diverse. Sbagliate.”
“Non penso.”
“Non tu. Non sto parlando di te. È stata una mossa intelligente sposare Geary. No, sto parlando dei miei fallimenti.” Scosse la testa, e Rachel si rese conto che aveva le lacrime agli occhi.
“Oh, Neil.”
“Non farci caso. È solo questa dannata erba.”
“Vuoi tornare alla festa?”
“Non particolarmente.”
“Però credo che dovremmo. Si staranno domandando dove siamo finiti.”
“Non me ne frega niente. Detesto quella gente. Li detesto tutti.”
“Credevo che pensassi che in fondo al cuore sei ancora un ragazzo di provincia”, ribatté Rachel.
“Non so cosa sono”, confessò Neil. “Una volta lo sapevo…” Gli occhi gli si annebbiarono; fissò l’oscurità tra i veicoli arrugginiti. “Avevo grandi sogni, Rachel…”
“Puoi ancora realizzarli.”
“No. È troppo tardi. Devi cogliere l’attimo. Se non lo fai, non tornerà mai più. C’è solo una possibilità. E io ho sprecato la mia.” Tornò a guardarla. “Tu sei stata la mia possibilità”, concluse.
“Sei dolce ma…”
“Non c’è bisogno che tu me lo dica, lo so. Tu non mi hai mai amato, quindi non avrebbe funzionato comunque. Ma ti penso ancora, Rachel. Non ho mai smesso di pensare a te. E ti giuro che avrei potuto farti innamorare di me. Se solo lo avessi fatto…” le rivolse un sorriso terribilmente triste. “Tutto sarebbe stato diverso.”
La mattina dopo il barbecue, Rachel venne rimproverata da Deanne. Che cosa le era saltato in mente? Allontanarsi così e con Neil Wilkens perdipiù, Neil Wilkens! Quel genere di cose forse andava benissimo a New York, ma Dansky era una piccola città e non ci si comportava in quel modo. Rachel aveva la sensazione di essere sgridata come una bambina disobbediente, e disse a Deanne che avrebbe potuto tenersi per sé le sue opinioni. Tra l’altro, cosa aveva Neil che non andava?
“È praticamente un alcolizzato”, rispose Deanne. “Ed era violento con sua moglie.”
“Non sono disposta a crederci.”
“Be’, è la verità”, ribatté Deanne. “Quindi davvero, Rachel, faresti meglio a stare lontana da lui.”
“Non avevo intenzione di…”
“Non puoi semplicemente piombare qui…”
“Aspetta.”
“… come se tu fossi la padrona.”
“Ma di che cosa stai parlando?”
Deanne stava facendo le pulizie. Si fermò e alzò lo sguardo su di lei, il volto arrossato. “Oh, lo sai fin troppo bene.”
“Mi dispiace ma non lo so.”
“Mi hai messa in imbarazzo.”
“Cosa? Quando?”
“Ieri sera! Mi hai lasciata con tutta quella gente che voleva sapere dov’eri. Cosa avrei dovuto rispondere? Oh, è da qualche parte con Neil Wilkens, a flirtare come una quindicenne?”
“Non ho fatto niente del genere.”
“Ti ho vista! Tutti ti hanno vista, che ridacchiavi come una scolaretta. È stato molto imbarazzante.”
“Be’, mi dispiace”, disse Rachel freddamente. “Non ti metterò in imbarazzo ancora per molto.”
Tornò a casa di sua madre e fece le valigie. Pianse. Un po’ per la rabbia dovuta al modo in cui Deanne le aveva parlato, ma più per la strana confusione dei suoi sentimenti. Forse Neil Wilkens aveva davvero picchiato sua moglie. Ma, Dio, le piaceva, in un modo che non riusciva completamente a spiegarsi. C’era forse una parte di lei ancora convinta di appartenere a quella città? Ancora convinta che la ragazza che era stata innamorata di Neil tanto tempo prima non fosse del tutto scomparsa ma fosse ancora dentro di lei, tremante nell’attesa di un primo bacio, con i suoi sogni di un amore perfetto ancora intatti? E ora quella ragazzina stava piangendo, perché sapeva che lei e il suo Neil avevano preso strade diverse?
Com’era assolutamente ridicolo tutto questo; e com’era prevedibile. Andò in bagno, si sciacquò il viso umido di lacrime e cercò di riordinare le idee. Quel viaggio era stato uno sbaglio fin dall’inizio. Avrebbe dovuto restare a New York e affrontare una volta per tutte i suoi problemi con Mitch.
D’altra parte, forse era stato salutare ricordare a se stessa che ora era un’esule. Non avrebbe più perso tempo con sciocchi sentimentalismi sul tornare alle sue radici; doveva essere pronta a percorrere la strada che aveva scelto. Sarebbe tornata a casa, decise, e avrebbe chiarito tutto con Mitch. Se fosse stata onesta, non avrebbe avuto niente da perdere. E nel caso avessero deciso che non potevano più stare insieme, lei avrebbe chiesto subito il divorzio. Margie le avrebbe spiegato quale sarebbe stato il suo valore sul mercato delle ex mogli. E poi? Be’, avrebbe dovuto decidere. La sola cosa di cui era certa era che non sarebbe tornata a Dansky. Qualunque cosa fosse in fondo al cuore (e in quel momento non ne aveva la più pallida idea), non era più una ragazza di provincia: di questo era assolutamente sicura.
Partì quel giorno stesso, nonostante le proteste di sua madre. “Fermati ancora un paio di giorni”, disse Sherrie. “Hai fatto tutta questa strada!”
“Ho bisogno di tornare a New York, davvero.”
“È per via di Neil Wilkens, non è vero?”
“La mia decisione non ha niente a che fare con Neil.”
“Ci ha provato con te?”
“No, mamma.”
“Perché se lo ha fatto…”
“Mamma, si è comportato da perfetto gentiluomo.”
“Neil non sa nemmeno cosa vuol dire la parola gentiluomo.” Fissò Rachel con rabbia. “Cento Neil Wilkens non valgono un solo Mitchell Geary.”
Quell’osservazione continuò a tormentare Rachel, e durante il viaggio verso New York si divertì a pensare ai due uomini come la principessa di una fiaba intenta a valutare i meriti di ciascuno dei suoi pretendenti. Uno bello, ricco e noioso; l’altro quasi calvo, col ventre gonfio di birra ma ancora capace di farla ridere. Erano diversi sotto ogni aspetto tranne in uno: erano entrambi uomini tristi. Quando pensava ai loro volti, vedeva facce tristi, sconfitte. Conosceva la ragione del fallimento di Neiclass="underline" gliel’aveva rivelata lui stesso. Ma perché Mitchell, con tutti i doni che aveva ricevuto dalla storia dei suoi stessi geni, doveva essere altrettanto addolorato? Era un mistero per lei; e più pensava a quel mistero, più le sembrava che la ferita tra di loro non sarebbe guarita finché non fosse riuscita a risolverlo.
PARTE QUARTA
La marea del figlio perduto