Ero convinto di potermi spiegare la trasformazione della lingua nel cinguettio del Piccolo Popolo. Ovviamente, più la gola è piccola, e più acuti sono i suoni che produce. Nessun bambino, a meno che sia un fenomeno, parla con voce di basso. Gli esemplari più alti del Piccolo Popolo non superavano per statura un bambino di sei anni. Non potevano, per loro natura, scandire le gutturali ed i suoni più profondi: avevano dovuto sostituirli con altri suoni. La cosa più naturale, quando non si riesce a formare una nota in un’ottava inferiore, è formarla in un’ottava più alta. E così avevano fatto, e con l’andare del tempo il loro linguaggio era divenuto un sistema di trilli e di pigolii sotto il quale persisteva comunque la struttura essenziale.
Evalie ci disse che ricordava una grande casa di pietra. Le sembrava di rammentare anche una grande acqua. Ricordava una terra boscosa che era diventata «bianca e fredda». C’erano stati un uomo e una donna… poi soltanto l’uomo… e tutto era come una nebbia. L’unica cosa che ricordava veramente era il Piccolo Popolo… aveva dimenticato che esistesse qualcosa d’altro… fino a quando noi eravamo arrivati lì. Ricordava quando era alta come quelli del Piccolo Popolo… e come si era sgomentata quando aveva cominciato a diventare più grande di loro. Il Piccolo Popolo… i Rrrllya - questo è l’unico modo in cui riesco a rendere quel trillo — l’amavano: facevano quello che lei diceva di fare. L’avevano nutrita e vestita ed istruita, specialmente la madre di Sri, l’ometto che io avevo salvato dal Fiore della Morte. Che cosa le avevano insegnato? Evalie ci guardò in modo strano, e si limitò a ripetere che l’avevano istruita. Qualche volta danzava con i pigmei dorati, e qualche volta danzava per loro… Ancora quello sguardo misterioso, quasi divertito. Era tutto. Quanto tempo prima era stata piccina come il Piccolo Popolo? Non lo sapeva… tanto, tanto tempo fa. Chi l’aveva chiamata Evalie? Lei non lo sapeva.
La scrutavo, furtivamente. In lei non c’era nulla che potesse indicarmi la sua razza. Doveva essere una trovatella, lo sapevo: l’uomo e la donna ricordati così vagamente erano stati suo padre e sua madre. Ma che cosa erano stati… e da quale terra provenivano? Gli occhi, i capelli, il colorito, la figura non rivelavano una risposta più chiara di quanto facessero le sue labbra.
Era una «figlia scambiata», ancora più di me. Una «figlia scambiata» del miraggio! Nutrita con il cibo dei folletti!
Mi domandai se si sarebbe trasformata in una donna comune, nel caso che io l’avessi condotta fuori dalla Terra Oscurata…
Sentii l’anello toccarmi il petto, con un’impressione di gelo.
Portarla via! Prima dovevo incontrare Khalk’ru… e l’Incantatrice!
Il crepuscolo verde si fece più fondo: grosse lucciole cominciarono a far lampeggiare lanterne di topazio pallido tra gli alberi in fiore. Una lieve brezza frusciò sopra le felci, carica delle fragranze della foresta lontana. Evalie sospirò.
«Non mi lascerai, Tsantawu?»
Se Jim la udì, non le rispose. Evalie si rivolse a me.
«Non mi lascerai… Leif?»
«No!» dissi… e mi parve di sentire i tamburi di Khalk’ru che soverchiavano i melodiosi tamburi del Piccolo Popolo come un lontano riso beffardo.
Il crepuscolo verde si era adesso addensato in una tenebra, una tenebra luminosa, come se una luna piena splendesse dietro un cielo velato dalle nubi. I pigmei dorati avevano smesso di suonare i loro tamburi, e si stavano ritirando nelle grotte. Dalle torri lontane venne il tap-tap-tap dei tamburi delle guardie, che si scambiavano mormorii attraverso i pendii coperti di spine. I fuochi delle lucciole erano come le lanterne di una veglia di folletti; grandi falene volteggiavano sulle ali argentee e luminescenti, come aerei degli elfi.
«Evalie,» disse Jim. «Gli Yunwi Tsundsi… il Piccolo Popolo… da quanto tempo vivono qui?»
«Da sempre, Tsantawu… o almeno così dicono.»
«E le altre… le donne dai capelli rossi?»
Le avevamo già chiesto di quelle donne, e lei non aveva risposto: aveva serenamente ignorato la domanda, ma adesso replicò senza esitazioni.
«Sono della stirpe degli Ayjir… era Lur l’Incantatrice che portava la pelle di lupo. Governa gli Ayjir con Yodin, il Gran Sacerdote, e Tibur… Tibur il Ridente, Tibur il Fabbro. Non è alto come te Leif ma è più ampio di spalle e di torace, ed è forte… forte! Ti dirò degli Ayjir. Prima, era come se una mano mi coprisse le labbra… o il cuore? Ma adesso quella mano è scomparsa.
«Il Piccolo Popolo racconta che gli Ayjir vennero qui a cavallo, tanto, tanto, tanto tempo fa. Allora i Rrrllya occupavano il territorio su entrambe le sponde del fiume. Gli Ayjir erano molti… moltissimi. Assai più numerosi di ora, molti uomini e donne, mentre adesso vi sono soprattutto donne e pochi uomini. Vennero da parecchio lontano, come se fuggissero, o almeno i Rrrllya dicono che così narravano i loro padri. Erano guidati da un… da un… non ho parole! Ha un nome, ma non lo pronuncerò… no, neppure dentro di me! Eppure ha una forma… l’ho visto sulle bandiere che garriscono sulle torri di Karak… ed è sui petti di Lur e di Tibur quando essi…»
Evalie rabbrividì e tacque. Una falena dalle ali d’argento le si posò su una mano, alzando e abbassando le ali lucenti; lei se la portò delicatamente alle labbra, l’allontanò con un soffio.
«Tutto questo i Rrrllya, che tu chiami Piccolo Popolo, allora non lo sapevano. Gli Ayjir rimasero. Incominciarono a costruire Karak, ed a scavare entro la parete di roccia il tempio in onore di… di ciò che li aveva condotti qui. Dapprima edificarono rapidamente, come se temessero di essere inseguiti; ma poi, quando non arrivò nessuno, costruirono con maggiore lentezza. Avrebbero voluto fare dei miei Piccoli i loro servi, i loro schiavi. I Rrrllya non si piegarono. Ci fu la guerra. I Piccoli tesero un agguato intorno a Karak, e quando gli Ayjir uscirono, li uccisero; perché i Piccoli conoscono la… la vita delle piante, e sanno come far sì che le loro lance e le loro frecce uccidano immediatamente coloro che toccano. E così, molti degli Ayjir morirono.
«Alla fine venne conclusa una tregua, e non perché il Piccolo Popolo fosse stato sconfitto: non lo era stato. Ma per un’altra ragione. Gli Ayjir erano astuti: preparavano trappole per i Piccoli, e ne catturarono molti. Poi fecero questo… li trasportarono al tempio e li sacrificarono a… a ciò che li aveva condotti qui. Li portavano al tempio, a sette per volta: costringevano uno dei sette ad assistere al sacrificio, poi lo liberavano perché riferisse ai Rrrllva ciò che aveva veduto.
«Il primo non fu creduto, perché il suo racconto del sacrificio era troppo orribile… ma poi vennero il secondo e il terzo e il quarto a narrare la stessa cosa. E paura e odio e orrore si impadronirono del Piccolo Popolo. Conclusero un patto. Loro avrebbero dimorato da questa parte del fiume; gli Ayjir dall’altra. In cambio, gli Ayjir giurarono, per ciò che li aveva guidati, che mai più avrebbero offerto uno del Piccolo Popolo in sacrificio a… a quello. Se uno fosse stato catturato nella Terra degli Ayjir, sarebbe stato ucciso… ma non nel Sacrificio. E se uno degli Ayjir fugge da Karak e cerca rifugio tra i Rrrllya, questi devono uccidere il fuggitivo. Il Piccolo Popolo acconsentì a tutto… per l’orrore. Nansur venne spezzato, in modo che nessuno potesse attraversare… Nansur, che valicava il fiume bianco, venne spezzato. Tutte le imbarcazioni degli Ayjir e dei Rrrllya vennero distrutte, e si stabilì di non costruirne più. Poi, per miglior difesa, il Piccolo Popolo prese i dalan’usa e li mise nel Nanbu, in modo che nessuno potesse attraversarne le acque. E così è stato… per molto, molto, molto tempo.»
«Dalan’usa, Evalie… vuoi dire i serpenti?»