«Tlanu’si… la sanguisuga,» disse Jim.
«I serpenti… sono innocui. Penso che non ti saresti soffermato a parlare a Lur se avessi visto uno dei dalan’usa, Leif,» disse Evalie, con un po’ di malizia.
Accantonai quell’enigma, per il momento.
«I due che abbiamo trovato sotto i Fiori della Morte… avevano violato la tregua?»
«Non l’avevano violata. Sapevano che cosa li aspettava se fossero stati scoperti, ed erano pronti a pagare. Vi sono certe piante che crescono sull’altra sponda del bianco Nanbu… ed altre cose che servono al piccolo Popolo, e che da questa parte non si trovano. Perciò devono attraversare a nuoto il Nanbu per procurarsele: i dalan’usa sono amici. Non accade spesso che i nostri vengano sorpresi. Ma oggi Lur stava inseguendo una fuggitiva che cercava di raggiungere Sirk, e li ha scoperti e li ha raggiunti, e li ha messi sotto ai Fiori della Morte.»
«Ma cosa aveva fatto quella ragazza… era una di loro?»
«Era stata scelta per il Sacrificio. Non hai visto? Era taluli… aspettava un bambino… matura per… per…»
Le si spense la voce. Un brivido di gelo mi sfiorò.
«Ma, naturalmente, tu non ne sai nulla,» disse Evalie. «E non ne parlerò… adesso. Se Sri e Sra avessero trovato la ragazza prima di venire scoperti, l’avrebbero guidata oltre i dalan’usa… come hanno guidato voi: e sarebbe rimasta fino a quando sarebbe venuto il momento, per lei, di passare… fuori da se stessa. Sarebbe trapassata nel sonno, senza sofferenza… e quando si fosse destata, sarebbe stato molto lontano di qui… forse senza ricordi… libera. È così che il Piccolo Popolo, tanto amante della vita, manda via coloro che devono… essere mandati via.»
Lo disse serenamente, con gli occhi limpidi, imperturbati.
«E sono molti… che vengono mandati così?»
«Non molti, poiché sono pochi che riescono a superare i dalan’usa… eppure molti tentano.»
«Uomini e donne, Evalie?»
«Gli uomini possono portare in grembo bambini?»
«Che cosa intendi?» chiesi, abbastanza rudemente: c’era qualcosa, in quella domanda, che inspiegabilmente mi aveva punto sul vivo.
«Non ora,» rispose Evalie. «E poi, gli uomini a Karak sono pochi, come vi ho detto. Dei bambini che nascono, meno di uno su venti è maschio. Non domandarmi perché: non lo so.»
Si alzò, ci guardò con aria sognante.
«Basta, per questa notte. Dormite nella mia tenda. Domani ne avrete una vostra, ed il Piccolo Popolo vi scaverà una caverna nella parete di roccia, accanto alla mia. E vedrete Karak, che sorge sullo spezzato Nansur… e vedrete Tibur il Ridente, poiché viene sempre dall’altra parte di Nansur, quando io sono là. Vedrete tutto… domani… o dopodomani… o un altro giorno. Che cosa importa, dato che ogni domani sarà nostro, insieme? Non è così?»
Anche stavolta, Jim non rispose.
«È così, Evalie,» dissi io.
Lei ci sorrise, insonnolita. Si allontanò da lui, fluttuò verso l’ombra più cupa nella roccia, che era l’ingresso della sua caverna. Si dissolse in quell’ombra, e scomparve.
X
SE UN UOMO POTESSE USARE TUTTO IL SUO CERVELLO
I tamburi delle minuscole sentinelle continuarono a rullare sommessamente, parlandosi lungo i chilometri della scarpata circolare. E all’improvviso provai una disperata nostalgia del Gobi. Non so perché, ma le sue distese spoglie e ardenti, spazzate dal vento e dalle sabbie, erano più desiderabili del corpo di qualunque donna. Era come una forte nostalgia, e mi accorsi che era difficile scrollarmela di dosso. Finalmente parlai, per pura disperazione.
«Ti sei comportato in modo maledettamente strano, indiano.»
«Tsi’ Tsa’lagi… Te l’ho detto: sono integralmente Cherokee.»
«Tsantawu… ora sono io, Degataga, che ti parlo.»
Avevo cominciato a parlare in Cherokee; lui mi rispose: «Cosa vuole sapere mio fratello?»
«Che cosa hanno bisbigliato le voci dei morti, quella notte che abbiamo dormito sotto gli abeti? Ciò che tu sapevi essere vero, per i tre segni che ti hanno dato. Non ho udito quelle voci, fratello… eppure grazie al rito del sangue, sono miei antenati come sono tuoi: e ho il diritto di conoscere le loro parole.»
Jim disse: «Non è meglio lasciare che il futuro si dispieghi senza ascoltare le voci tenui dei morti? Chi può stabilire se le voci degli spettri dicono la verità?»
«Tsantawu punta la sua freccia in una direzione, mentre i suoi occhi guardano in un’altra. Una volta egli mi ha chiamato cane che striscia alle calcagna del cacciatore. Poiché è evidente che mi giudica ancora così…»
«No, no, Leif,» m’interruppe, abbandonando la sua lingua tribale. «Intendo dire soltanto che non so se è la verità. So come la definirebbe Barr. Apprensioni naturali esposte subconsciamente in termini di superstizioni razziali. Le voci, noi le chiamiamo così, del resto… Le voci hanno detto che vi era un grande pericolo, a Nord. Lo Spirito che era a Nord li avrebbe distrutti per sempre, se fossi caduto nelle sue mani. Io e loro saremmo ‘come se non fossimo mai stati’. C’era una differenza enorme tra la normale morte e quella strana morte che non potevo capire. Ma le voci capivano. Avrei saputo, grazie a tre segni, che avevano detto la verità: per Ataga’hi, per Usunhi’yi e per gli Yunwi Tsundsi. Potevo incontrare i primi due e ritornare egualmente. Ma se avessi incontrato i terzi… sarebbe stato troppo tardi. Mi hanno implorato di non farlo… era stranamente interessante. Leif… non permettere che si… dissolvano.»
«Dissolvere!» esclamai. «Ma… è la stessa parola che ho usato io. Ed erano passate molte ore!»
«Sì, ed è per questo che ho provato un brivido quando ti ho sentito. Non puoi biasimarmi se mi sono preoccupato un po’ quando abbiamo incontrato la piana sassosa simile ad Ataga’hi, e ancora di più quando abbiamo scoperto la coincidenza della Terra Oscurata, che è molto simile a Usunhi’yi, la Terra che si Oscura. Per questo ti ho detto che, se ci fossimo imbattuti nel terzo segno, gli Yunwi Tsundsi, avrei accettato la tua interpretazione, anziché quella di Barr. L’abbiamo incontrato. E se tu pensi che tutto questo non sia una buona ragione per comportarmi in un modo maledettamente strano, come hai detto tu… allora, quale sarebbe, secondo te?»
Jim in catene d’oro… Jim con il tentacolo del Potere Tenebroso che strisciava, strisciava verso di lui… le mie labbra erano secche e irrigidite…
«Perché non me lo hai detto? Non ti avrei mai permesso di proseguire!»
«Lo so. Ma tu saresti ritornato indietro, non è vero?»
Non risposi; Jim rise.
«Come potevo esserne sicuro prima di aver visto tutti i segni?»
«Ma gli antenati non hanno detto che tu saresti stato… dissolto.» Mi aggrappai a quella pagliuzza. «Hanno detto soltanto che c’era pericolo.»
«È tutto.»
«Ed io, che cosa avrei fatto? Jim… ti ucciderei con le mie mani, prima di lasciare che accadesse a te ciò che ho visto succedere nel Gobi.»
«Se lo potessi,» disse lui; e capii che si era subito pentito di averlo detto.
«Se lo potessi? Che cosa hanno detto di me… quei maledetti antenati?»
«Niente di niente,» rispose Jim, in tono gaio. «Non ho mai sostenuto che abbiano detto qualcosa. Ho semplicemente dedotto che, se andavamo avanti ed io ero in pericolo, saresti stato in pericolo anche tu. Ecco tutto.»
«Jim… non è tutto. Che cosa mi nascondi?»
Si alzò.
«E va bene. Hanno detto che, pure se lo Spirito non mi prenderà, non ne uscirò mai. E adesso sai tutto.»
«Beh,» feci io, sentendomi liberato da un gran peso. «Non è poi così orribile. E in quanto ad uscire… sia come sia. Una cosa è sicura: se tu resti, resto anch’io.»