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Gianni Rodari

Gli affari del signor Gatto

Storie e rime feline

Einaudi Ragazzi

Storie e rime

Copyright 1994

Edizioni El

Trieste

Quarta ristampa, settembre 1999

Gianni Rodari amava moltissimo i gatti e progettava un intero libro di storie, poesie, disegni a loro dedicato. La prematura scomparsa gli impedì di realizzare il volume, ma gli scritti qui raccolti danno idea del simpatico e divertente progetto: un «signor Gatto» con la vocazione del commercio, felini con denominazioni e professioni inusuali, vecchi scontenti della loro condizione e pronti a trasformarsi in gatti… Una girandola di trovate e di spunti che al gioco della fantasia e al gusto delle rime, sa unire il piacere di una riflessione mai oziosa e moralistica, l'invito ad essere sempre se stessi.

Gianni Rodari (1920–1980), notissimo in Italia come in molti paesi stranieri, ha contribuito a rinnovare profondamente la letteratura per i ragazzi. Nel 1970 ha ricevuto il Premio Andersen.

Gli affari del signor Gatto

Una volta un gatto si mise in testa di diventare ricco. Egli aveva tre zii e li andò a trovare, l'uno dopo l'altro, per farsi dare qualche buon consiglio.

— Potresti fare il ladro, — disse lo zio Primo, — per arricchire senza fatica non c'è sistema piú sicuro.

— Sono troppo onesto, per quel mestiere.

— E che fa? Tra i ladri ci sono molte persone oneste e tra le persone oneste ci sono molti ladri. Il conto torna e di notte tutti i gatti sono bigi.

— Ci penserò, - disse il gatto.

— Potresti fare il cantante, — disse lo zio Secondo, — per diventare ricchi e famosi senza fatica, non c'è sistema piú facile.

— Ma ho una brutta voce.

— E che fa? Molti cantanti hanno una voce da cani e diventano ricchi come pescicani. Ah, ah, buona questa! Aspetta che me la scrivo. Allora, hai deciso?

— Ci penserò, - disse il gatto.

Lo zio Terzo gli disse: — Mettiti in commercio. Apri una bella bottega e la gente farà la fila per portarti i suoi quattrini.

— E che cosa potrei vendere?

— Pianoforti, frigoriferi, locomotive…

— Sono troppo pesanti.

— Guanti per signora.

— Ma allora perdo tutti i clienti maschi.

— Fa' cosí: apri una tabaccheria a Capri. Magnifica isola. Tempo buono tutto l'anno. Ci vanno molti forestieri e tutti comprano almeno una cartolina e il francobollo per spedirla.

— Ci penserò, - disse il gatto.

Ci pensò sette giorni e finalmente decise di mettere su un bel negozio di generi alimentari.

Prese in affitto un locale al piano terreno di un palazzo di nuova costruzione, ci sistemò il banco, gli scaffali, la cassa e la cassiera. Poi, per risparmiare la spesa del pittore, dipinse lui stesso l'insegna:

Si vendono topi in scatola

— Che bellezza, — disse la cassiera, che era una gattina al suo primo impiego. - Topi in scatola. Questa sí che è un'idea geniale.

— Se non fosse stata geniale, — precisò il gatto, — non sarebbe venuta a me. Su un cartello più piccolo, il gatto scrisse: Diamo gratis l'apriscatole

a chi compra tre scatolette

La cassiera trovò che il suo principale aveva una bellissima scrittura.

— Io sono fatto cosí, - disse il gatto. - So scrivere soltanto alla perfezione. Non riuscirei a fare un errore nemmeno se mi schiacciassero la coda.

— Però, - disse la cassiera, — le scatolette dove sono?

— Verranno, verranno. Roma non è stata fabbricata in un giorno.

— E se entra gente per fare la spesa, come mi debbo regolare?

— Raccoglierà le prenotazioni su questo foglio. Si faccia dare anche l'indirizzo e avverta che si eseguono consegne a domicilio.

— Signor gatto, — disse la cassiera, — ce l'ha già il fattorino per le consegne? Perché io, col suo permesso, avrei un fratello…

— Lo faccia venire una settimana in prova. Il suo salario sarà di due scatolette al giorno.

— E il mio?

— A lei ne darò tre.

— Con l'apriscatole?

— Riceverà un apriscatole a Natale, uno a Pasqua e uno il giorno del mio compleanno.

La cassiera trovò che il suo principale era molto generoso.

Il giorno dopo arrivarono le scatolette.

— Signor gatto, — disse la cassiera, — sono tutte vuote.

— Sono come dovevano essere. Ai topi ci penserò io. Intanto lei attaccherà sulle scatole le etichette. Si faccia aiutare da suo fratello.

Il fratello della cassiera era un gattino di pochi mesi e si divertiva un mondo a correre in giro per il negozio con la testa ficcata in una scatoletta.

— Buono, buono, — disse il signor gatto, — altrimenti ti do la multa.

Le etichette erano di carta lucida, variopinte. Su ognuna di esse si vedeva un topo che strizzava l'occhio e sotto si leggeva: Topi in scatola

Qualità Superiore

Attenzione ai buoni punto

Diffidate delle imitazioni

— Come! — disse la cassiera. - Non ci sono ancora i topi in scatola e ci sono già le imitazioni? E che cosa ci mettono? Talpe, criceti?

— Si capisce che per ora le imitazioni non ci sono, — spiegò il signor gatto, — ma ci saranno quando il commercio sarà ben avviato.

Se poi non ci saranno, questa scritta starà benissimo ugualmente. La clientela penserà: guarda, guarda, fanno anche le imitazioni; allora dev'essere una merce super.

— E sarà davvero super?

— Sarà extra. Una cannonata.

La cassiera sospirò. Com'era intelligente il suo principale! Aveva veramente il bernoccolo degli affari. Per giunta, non era ancora sposato.

Il fratello della cassiera si era incollato un'etichetta al naso e non riusciva a staccarla.

— Stupidello, — disse la cassiera severamente. - Vuoi farti licenziare il primo giorno? Abbia pazienza, signor gatto, non sa ancora che cosa vuol dire guadagnarsi il topo in scatola.

— Mi raccomando a lei, — disse il signor gatto; — stia attenta al negozio. Io vado in cerca della materia prima.

La cassiera lo segui con uno sguardo languido mentre si allontanava. Essa trovava che il suo principale era veramente un bel gatto, con dei baffi da vero commerciante di successo. Che portamento elegante! Che occhi autorevoli!

«Un commerciante, — pensò, - non è proprio un commendatore, ma quasi. E poi a me i commendatori non piacciono, perché di solito sono già sposati».

Il signor gatto trovò il primo topo in cantina, rintanato dietro un mucchio di carbone.

— Buongiorno, — disse il gatto.

— Non so, — rispose il topo.

— Che maniera è questa di rispondere, scusi?

— Non so se sarà un buongiorno oppure no. Di solito i gatti non mi portano fortuna.

— Sarà una giornata magnifica, — assicurò il gatto; — anzi, una giornata storica. Lei avrà l'onore di essere il primo topo in scatola del pianeta. Le pare poco?

— Non so, — ripeté il topo.

— Lei non sa mai niente, — fece il gatto irritato. - Su, faccia un saltino; entri in questa bella scatoletta colorata e vedrà.

— Che cosa vedrò?

— Vedrà che ho ragione io.

— A me piace di piú vedere i cartoni animati. A proposito mi viene in mente che alla Tv ne stanno per trasmettere uno. Tanti saluti.

Il topo si ritirò nella sua tana e, per quanto il gatto pregasse e supplicasse, non mise fuori piú nemmeno la punta della coda.

Il secondo topo stava in solaio e il suo buco era dietro il baule.

— Lei è fortunato, — gridò il signor gatto di lontano, appena lo vide.

— Non so, — disse il topo.

— Non vale, — si arrabbiò il gatto. - Questa risposta me l'ha già data un suo collega, giú in cantina. Cerchi qualcos'altro.