— Verranno, — sentenziò il Pirata.
Difatti, vennero. Durante la notte vennero da tutta Roma, dai ruderi e dalle cantine, dai luoghi illustri pieni di storia e dai vicoli pieni di immondizie, vennero da Trastevere e da Monti, da Panico e dal Portico d'Ottavia, da tutti i vecchi rioni del centro, dai villaggi di baracche della lontana periferia, a centinaia, a migliaia, vennero i gatti e occuparono il Colosseo. Ogni arcata, ad ogni piano, era occupata da una densa fila di gatti a coda ritta. Ce n'era una fila compatta in cima, sulle pietre piú alte. Erano visibili a occhio nudo e a grande distanza.
I primi a vederli furono gli operai e i garzoni dei bar, che sono i primi ad alzarsi, a Roma. Poi li videro gli impiegati statali, che vanno in ufficio alle otto (poi dicono che i romani sono dormiglioni…). In pochi minuti si fece una gran folla intorno al vecchio anfiteatro. I gatti stavano zitti zitti, ma la gente no.
— E ched'è? 'Na gara de bbellezza?
- 'na parata: ha da esse la festa nazionale de li gatti.
— Anvedi quanti. Mo' telefono a casa pe' fallo sapere ar mio: quanno so' uscito, dormiva ancora. Ce vorrà venì lui puro.
Alle nove arrivò il primo gruppo di turisti. Volevano entrare al Colosseo per visitarlo, ma l'ingresso era ostruito, tutti gli ingressi erano occupati dai gatti, non si poteva passare.
— Fia, fia, pestiacce! Noi folere fetere Coliseo.
— Prutti catti, pussa fia!
Qualche romano ci si offese:
— Brutti gatti? Sarete belli voi! Ma senti 'sti pellegrini!
Volarono parole grosse, stava per scoppiare una rissa tra romani e turisti, quando una signora turista gridò:
— Pravi! Pravi micini! Fifa i catti!
Il fatto è che un momento prima la signorina De Magistris aveva dato il segnale, e i gatti avevano spiegato e ora facevano sventolare una grande bandiera bianca su cui avevano scritto: «Vogliamo giustizia! Vogliamo la stella Gatto!»
Romani e turisti, affratellati da una bella risata, applaudirono fragorosamente.
— E che, — gridò un vetturino borbottone, — nun ve abbastano li sorci, mò ve volete magnà puro le stelle!
La signora turista, che era una professoressa di astronomia e aveva capito di che si trattava, spiegò la questione al vetturino. Il quale borbottò, convinto: — Be', cianno raggione puro loro, povere bbestie.
Insomma, fu una magnifica occupazione e durò fino a mezzanotte. Poi le varie tribú dei gatti si dispersero, a passi felpati, per la capitale addormentata.
La signora De Magistris, il Signor Moriconi, il Pirata, Zozzetto e tutti gli altri gatti-gatti e gatti-persone dell'Argentina sfilarono silenziosamente per via dei Fori, piazza Venezia, via delle Botteghe Oscure.
Zozzetto, per la verità, aveva qualche dubbio: — Ma o… ora la ste… stella ce ce la da-danno o no?
Disse il Pirata: — Calma, Zozzetto, Roma non è mica stata fatta in un giorno. Adesso sanno che cosa vogliamo, sanno che siamo capaci di occupare un Colosseo. La cosa deve fare la sua strada, poco alla volta. Se ci danno la stella Gatto subito, bene. Altrimenti avvertiremo i gatti di Milano, e loro occuperanno il Duomo; prenderemo contatto con i gatti di Parigi, e loro occuperanno la Torre Eiffel. Eccetera, mi sono spiegato?
Zozzetto, invece di rispondere, fece una capriola: a fare le capriole non balbettava mica.
Il signor Moriconi, però, aggiunse: — Bene. Ma poi che non facciano scherzi. La stella Gatto ce la debbono dare che sia proprio sopra piazza Argentina, altrimenti non vale.
— Sarà cosí, - disse il Pirata. E come sempre l'ultima parola fu la sua.
Fine