Выбрать главу

— Quanti bastano per clonare seicento animali di diverse dimensioni — rispose David. — Ne abbiamo tirati fuori parecchi e li abbiamo trasferiti nell'altro laboratorio: non usiamo tutti quelli che vedi qui. Temiamo che le nostre scorte di sostanze chimiche si esauriscano, e fino a questo momento non abbiamo trovato il modo di produrre qualcosa che possa sostituirle da quello che abbiamo a disposizione qui.

Eddie Beauchamp si avvicinò a loro uscendo dalle file dei contenitori, annotando cifre su un libro mastro. Sorrise a David e a Celia. — Vieni a visitare i bassifondi? — le chiese. Confrontò le proprie cifre con quelle di un quadrante e operò una leggera correzione, poi continuò a muoversi lungo la fila, controllando gli altri quadranti, fermandosi di tanto in tanto per compiere qualche piccola regolazione.

Gli occhi di Celia interrogarono quelli di David, ed egli scosse la testa. Eddie non sapeva quello che stavano facendo nell'altro laboratorio. Passarono davanti ai contenitori, tutti sigillati, fila dopo fila, gli aghi indicatori dei quadranti che di tanto in tanto oscillavano, indicando che c'era qualcosa dentro.

Tornarono nel corridoio. David le fece attraversare un'altra porta, una piccola anticamera, quindi entrarono in un secondo laboratorio, questo chiuso da una serratura di cui lui aveva la chiave. Walt alzò gli occhi quando entrarono, annuì, poi tornò a prestare tutta la sua attenzione al banco al quale stava lavorando. Vlasic non sollevò neppure lo sguardo. Sarah sorrise e passò frettolosamente loro accanto piazzandosi davanti alla consolle di un computer e cominciando a battere sulla tastiera. Un'altra donna, nella grande stanza, non sembrò neppure essersi accorta che qualcuno fosse entrato: era Hilda, la zia di Celia. David rivolse un'occhiata alla ragazza, ma lei stava fissando con gli occhi sgranati i contenitori, che in quella stanza avevano la parete frontale di vetro. Ognuno era pieno di un liquido pallido, di un giallo così evanescente da sembrare quasi del tutto incolore. All'interno di questi contenitori galleggiavano nel liquido degli oggetti simili a piccoli sacchi, delle dimensioni di piccoli pugni. Sottili tubi trasparenti collegavano i piccoli sacchi alla sommità dei serbatoi e di qui si dipartivano altri condotti che giungevano fino a un grande apparato in acciaio inossidabile, irto a sua volta d'indici e quadranti.

Celia s'incamminò lentamente lungo la corsia affiancata dai contenitori, si fermò a metà e restò immobile a lungo. David l'afferrò per un braccio. La ragazza tremava leggermente.

— Ti senti bene?

Celia annuì: — Io… è uno shock vederli. Io… forse non ci credevo del tutto. — Il suo volto era ricoperto da un sottile velo di sudore.

— Sarà meglio che ci togliamo il soprabito, adesso — disse David. — Dobbiamo mantenere una temperatura piuttosto alta, qua dentro. Abbiamo infine trovato che è più facile mantenere la loro temperatura al livello giusto accettando noi stessi di soffrire il caldo. È un prezzo che dobbiamo pagare. — E, dicendo questo, le sorrideva.

— Tutte queste luci? E il calore… il computer? Riuscite a generare tutta questa elettricità?

David annuì: — Domani ti porterò a vedere le nostre fonti d'energia. Come ogni altra cosa, qui, anche i nostri generatori spesso hanno guasti. I nostri accumulatori ci garantiscono una riserva di energia elettrica per non più di sei ore. E noi, allora, non permettiamo mai che i generatori restino bloccati per più di sei ore. Tutto qui.

— Ma sei ore sono tante. Se smetti di respirare per sei minuti sei morto. — Le mani strette dietro la schiena, si avvicinò allo scintillante sistema di controllo all'estremità della sala. — Questo non è un computer. Che cos'è?

— È un terminale del computer. Il computer controlla l'ingresso delle sostanze nutrienti e dell'ossigeno, e l'uscita delle tossine. La sala che hai visto prima è sull'altro lato di questa parete. Anche quei contenitori sono collegati col computer. Una serie di sistemi separati, ma controllati dallo stesso elaboratore.

Dopo il vivaio degli animali e quello dei bambini umani, attraversarono la stanza della dissezione, parecchi piccoli uffici dove gli scienziati potevano ritirarsi a lavorare e a riflettere, i magazzini. In ogni sala o stanza, eccettuato il locale in cui venivano fatti crescere i cloni umani, c'era gente che lavorava. — Non avevano mai usato un Bunsen né preso in mano una provetta, prima, ma sono diventati scienziati e tecnici praticamente in una notte — commentò David. — E ringraziamo Dio che è stato così, altrimenti niente di tutto questo avrebbe funzionato. Non se se s'immaginano ciò che noi stiamo in realtà facendo, adesso, ma non fanno domande, e tirano avanti.

Walt mise Celia a lavorare con Vlasic. Tutte le volte che David alzava gli occhi dal suo lavoro e la vedeva lì, nel laboratorio, si sentiva invadere dalla gioia. Celia aumentò gradualmente la sua giornata lavorativa, ma quando David crollava sul letto esausto dopo quattordici o sedici ore di attività indefessa, lei era lì ad abbracciarlo e ad amarlo.

Giunse agosto, e Avery Handley riferì che la persona con cui si teneva in contatto a Richmond con la sua radio a onde corte l'aveva avvertito che una banda di saccheggiatori stava risalendo la valle. — Sono pericolosi — commentò in tono grave. — Hanno assalito la casa di Phillott, l'hanno saccheggiata, poi le hanno appiccato il fuoco e rasa al suolo.

Dopo questo annuncio, essi appostarono guardie giorno e notte. Pochi giorni dopo, Handley annunciò che era scoppiata una nuova guerra in Medio Oriente. La radio ufficiale non aveva fatto una sola parola sull'avvenimento; del resto, da tempo trasmetteva soltanto musica, sermoni e programmi di quiz. La televisione non era più andata in onda sin dagli inizi della crisi energetica. — Usano la bomba — aggiunse Avery. — Non so chi, esattamente, ma la stanno usando. E il mio uomo dice che la peste si sta di nuovo diffondendo nell'area del Mediterraneo.

In settembre essi respinsero il primo attacco. In ottobre essi seppero che la banda si stava raggruppando per un secondo attacco, e questa volta sarebbero stati trentaquaranta uomini. — Non possiamo continuare a respingere in eterno i loro attacchi — disse Walt. — Devono sapere che abbiamo del cibo, qui. Questa volta verranno da ogni direzione. Sanno che li stiamo tenendo d'occhio.

— Dovremmo far saltare la diga — dichiarò Clarence. — Aspettare che siano tutti nella parte alta della valle, e poi travolgerli.

La riunione si svolgeva nel locale della tavola calda, alla presenza di tutti. La mano di Celia si contrasse in quella di David, ma non si ribellò nell'udire questa proposta. Nessuno si ribellò.

— Cercheranno di prendere il mulino — proseguì Clarence. — Probabilmente credono che vi sia parecchio mais stivato là dentro, o qualcos'altro… — Una dozzina di uomini si offrirono volontari per far la guardia al mulino. E altri sei formarono un gruppo che avrebbe piazzato cariche di esplosivo sotto la diga, otto miglia a monte lungo il fiume. Si formarono poi delle pattuglie di ricognizione. David e Celia lasciarono presto la riunione. David si era offerto volontario per ognuno di questi compiti, ma ogni volta la sua offerta era stata respinta. Lui non era uno dei sacrificabili. La pioggia era diventata «calda» di nuovo e tutti dormivano nella caverna. David e Celia, Walt, Vlasic e gli altri che lavoravano nei diversi laboratori dormivano tutti lì sulle brande. In uno dei piccoli uffici David e Celia si tenevano per mano e bisbigliavano fitto prima di cadere addormentati, rievocando episodi della prima infanzia. Per molto tempo, dopo che Celia si fu addormentata, David restò sveglio a fissare l'oscurità, sempre stringendole la mano. Era diventata ancora più magra, e quando lui, i primi giorni della settimana, aveva cercato di convincerla a lasciare il laboratorio per andare a riposare, Walt era intervenuto bruscamente: — Lasciala stare. — Celia si agitò convulsamente nel sonno e David s'inginocchiò accanto alla sua branda, stringendola a sé finché il cuore che le batteva come impazzito non si calmò. Infine Celia si ridistese, tranquillizzata, e lentamente lui la lasciò andare, sedendosi sul pavimento di pietra, gli occhi chiusi. Più tardi sentì che anche Walt si muoveva: la sua branda cigolò nella stanza accanto. David sentì i propri muscoli che cominciavano a intorpidirsi e infine risalì sul proprio giaciglio, addormentandosi quasi subito.