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Le nascite incruente cominciarono alle cinque e quarantacinque; alle dodici e trenta venticinque bambini avevano visto la luce e apparivano perfettamente vitali. Quattro erano morti durante la prima ora, e un quinto tre ore più tardi. L'unico rimasto dentro il suo contenitore era il feto che sarebbe stato Celia, più giovane degli altri di nove settimane.

Il primo visitatore che Walt lasciò entrare nella sala dei bambini fu Clarence, dopo di che nessuno parlò più di distruggere quelle mostruosità inumane. Vi fu una festa per celebrare l'avvenimento, si suggerirono i nomi, i quali furono assegnati mediante un'estrazione a sorte: quindici nomi femminili e dieci maschili. Nel registro, i bambini furono etichettati come ceppo R-1, «Ripopolazione 1». Ma nella mente di David i bambini erano W-1, D-1 e tra non molto C-1…

Nei mesi successivi non vi fu certo scarsità di bambinaie, maschi e femmine, non mancò aiuto per sbrigare tutti quei compiti di cui prima erano stati pochissimi a occuparsi. Tutti volevano diventare dottori o biologi, brontolava Walt. Ora egli dormiva più a lungo e i segni della fatica stavano scomparendo dal suo viso. Spesso dava di gomito a David e lo rimorchiava via con sé, lontano dalla sala dei bambini, fino alla sua stanza all'ospedale, e si garantiva che vi rimanesse per un'intera notte di sonno. Una sera, mentre rientravano fianco a fianco alle loro stanze, Walt disse: — Capisci, adesso, che cosa intendevo quando dissi che questa era l'unica cosa che importava?

David l'aveva capito. E tutte le volte che guardava la nuova, minuscola e rosea Celia, lo capiva sempre di più.

CAPITOLO SETTIMO

Era stato un errore, pensò David, osservando i ragazzi dalla finestra dello studio di Walt. Ricordi viventi, ecco che cos'erano. C'era Clarence, che già aveva un aspetto fin troppo grassoccio, fra tre o quattro anni sarebbe stato inequivocabilmente obeso. E un giovane Walt, che corrugava la fronte davanti a un qualsiasi problema che non gli avrebbe dato pace finché non fosse stato in grado di scriverlo in bella calligrafia sulla carta, completo di soluzione. Robert, quasi troppo bello ma decisamente mascolino, che cercava sempre di superare gli altri nelle prove di resistenza, di saltare più in alto, di correre più veloce, di colpire più forte. Ed ecco lì D-4, un altro lui stesso… David distolse lo sguardo e rifletté sul futuro di quei ragazzi, tutti della stessa età: zii, padri, nonni, tutti della stessa età. Si stava facendo venir di nuovo il mal di testa.

— Sono disumani, non è vero? — disse in tono amaro, rivolto a Walt. — Vanno, vengono, e noi non sappiamo niente di loro. Che cosa pensano? Perché si tengono così vicini l'uno all'altro?

— Ricordi quel vecchio cliché del divario fra due generazioni? Credo proprio che l'abbiamo sotto gli occhi. — Walt appariva molto invecchiato. Era stanco, e non cercava più di nasconderlo. Sollevò lo sguardo su David e proseguì, con calma: — Forse ci temono.

David annuì. Ci aveva pensato. — So perché Hilda l'ha fatto — replicò. — Allora non lo sapevo, ma adesso lo so. — Hilda aveva strangolato la ragazzina che ogni giorno assomigliava sempre più a lei.

— Anch'io. — Walt afferrò nuovamente il blocco d'appunti sul quale stava lavorando quando David era entrato. — È un po' troppo sinistro incamminarsi in mezzo a una folla che è tutta noi, in diversi stadi della crescita. Essi si mescolano soltanto con quelli della loro specie. — Ricominciò a scrivere e David lo lasciò.

Sinistro, ripeté fra sé, e si allontanò dal laboratorio dove aveva avuto l'intenzione di recarsi. Che quei dannati embrioni si facessero i dannati fatti loro senza di lui. Sapeva che non voleva entrare perché D-1 o D-2 sarebbero stati lì, intenti a qualche attività. Tuttavia, sarebbe stato soltanto il ceppo D-4 quello che avrebbe comprovato o confutato l'esperimento. Se i quattro non ce l'avessero fatta, allora neppure i cinque ce l'avrebbero fatta, e poi… che cosa? Un errore. Oh, avete sbagliato, signori. Siamo molto spiacenti.

Risalì il crinale dietro l'ospedale, sopra la caverna, e si sedette sopra un affioramento calcareo, liscio e fresco. I ragazzi stavano sgombrando un altro appezzamento per la semina… Lavoravano bene insieme, conversando con molti scoppi di risa che sembravano quasi spontanei. Una fila di ragazze comparve alla sua vista, proveniente dalle vicinanze del fiume. Trasportavano cesti colmi di bacche. More e polvere da sparo, egli pensò all'improvviso, e ricordò gli antichi festeggiamenti del Quattro Luglio, con le macchie di sugo di more, dovunque, i fuochi artificiali e lo zolfo contro i parassiti. E gli uccelli. I tordi, le allodole, gli usignoli, i pettirossi.

Tre Celie apparvero alla sua vista, avanzavano oscillando sotto il peso delle ceste, una successione di Celie, in scala. Non avrebbe dovuto pensar così, si rimproverò aspramente. Non erano Celia, nessuna delle tre aveva quel nome. Erano Mary, Ann e… non ricordò il terzo nome. Un attimo di amnesia, anche se la cosa, si disse, non aveva importanza. Ognuna di esse era Celia. Quella di mezzo avrebbe potuto benissimo essere la Celia che l'aveva spinto giù dal solaio il giorno prima; quella sulla destra avrebbe potuto essere la Celia che aveva lottato selvaggiamente con lui rotolandosi nel fango.

Un giorno, tre anni prima, aveva immaginato che Celia-3 venisse timidamente da lui, chiedendogli di prenderla. Nella sua immaginazione, lui l'aveva presa, e per molte settimane aveva continuato a possederla nei suoi sogni, ancora, e ancora, e ancora. E sempre si era svegliato piangendo per la sua Celia. Incapace di resistere più a lungo, aveva cercato C-3 e le aveva chiesto, balbettando, se voleva venire nella sua stanza con lui, ma lei si era ritratta in fretta, con un gesto istintivo, la paura scritta anche troppo chiaramente sul giovane viso, incapace di fingere.

— David, perdonami, ma così all'improvviso…

Eppure godevano della massima promiscuità, anzi, venivano spinti ad essere il più possibile liberi nei loro amori. Nessuno avrebbe potuto prevedere in anticipo quanti di loro avrebbero finito per rivelarsi fertili, e in quale proporzione, fra ragazzi e ragazze. Walt era in grado di esaminare i maschi, l'aveva fatto fin dal principio, ma poiché gli esami della fertilità delle femmine richiedevano l'impiego di conigli, che non avevano, Walt aveva dichiarato che l'unica cosa da fare era aspettare, e vedere quali e quante di loro sarebbero rimaste incinte. I bambini vivevano tutti insieme e la promiscuità era la norma. Ma soltanto fra loro. Tutti, invece, evitavano gli anziani. David aveva provato un bruciore agli occhi quando la ragazza gli aveva parlato così, continuando ad arretrare da lui.

Lui si era girato di scatto e se n'era andato, quasi sfuggendo, e non le aveva più parlato, nei mesi e negli anni trascorsi da quel giorno. A volte gli pareva che lei lo scrutasse, ancora piena di timore; lui la ricambiava con un'occhiata furiosa e si allontanava in fretta.

C-1 era stata per lui come una figlia. L'aveva vista crescere, muovere i primi passi, l'aveva udita balbettare le prime parole, aveva seguito i suoi movimenti impacciati quando aveva imparato a mangiare da sola. Una figlia… sua e di Celia.

C-2 era stata quasi lo stesso, per lui. Una gemella, un po' più giovane, ma ugualmente identica. Ma C-3 era stata diversa. No, si corresse: il modo in cui l'aveva vista, o meglio, percepita, era stato diverso. Quando la guardava, gli sembrava di vedere Celia, la vera Celia, e provava dolore.

Si era fatto freddo sul crinale; David si accorse che il sole era tramontato da tempo e là sotto erano già accese le lanterne: una scena indescrivibilmente graziosa, degna di una cartolina dal titolo Vita Rurale.