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Guardò David con un'espressione incerta, impaurita, e quando David si limitò a scrollare le spalle, scosse la testa e uscì a sua volta dal pronto soccorso, lanciando involontariamente una rapida occhiata esplorativa al corridoio, come per assicurare che loro gli avrebbero permesso di andarsene.

Molti degli anziani erano ancora nell'atrio, quando David vi fece la sua comparsa. Lucy e Vernon erano seduti accanto a una finestra, fissando il buio della notte. Da quando la moglie di Clarence era morta, lui e Lucy erano vissuti insieme, non come marito e moglie, ma per farsi compagnia, poiché da bambini erano stati vicini come fratello e sorella, e ora tutti e due avevano bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi. A volte sorella, a volte madre, a volte figlia, Lucy aveva accudito a lui con estrema dedizione, aveva cucito per lui, gli aveva procurato tutte le cose che gli servivano, ed ora, se Clarence fosse morto, che cosa avrebbe fatto? David si avvicinò e le prese una mano. Sentì che era gelida. Lucy era esile, i capelli neri non avevano ancora cominciato a incanutire; i suoi occhi azzurri un tempo sprizzavano allegria, molto, troppo tempo prima.

— Vai pure a casa, Lucy. Aspetterò io, e appena avrò qualcosa da dirti, ti prometto che verrò.

Lei continuò a fissarlo. David si voltò verso Vernon, desolato. Il fratello di Vernon era uno dei due rimasti uccisi nell'incidente, e non c'era più niente da dirgli, nessun modo per aiutarlo.

— Lascia che resti qui — disse Vernon. — Lei deve aspettare.

David si sedette accanto a Lucy, sempre stringendole la mano. Un attimo dopo lei la ritrasse lentamente e l'intrecciò con l'altra, con tanta forza che le nocche si sbiancarono. Nessuno dei giovani si avvicinò alla sala di attesa. David si chiese dove mai si trovassero, in attesa di conoscere le condizioni dei loro due feriti. O forse non dovevano fermarsi ad aspettare da nessuna parte, forse l'avrebbero comunque saputo, dovunque si trovassero. Egli respinse rabbiosamente quel pensiero: non ci credeva, ma era incapace di liberarsene.

Molto tempo dopo W-1 entrò e disse, senza rivolgersi a nessuno in particolare: — Sta riposando. Dormirà fino a domani pomeriggio. Andate a casa, adesso.

Lucy si alzò in piedi: — Lasciatemi stare con lui. Nel caso in cui abbia bisogno di qualcosa, o se ci fosse un cambiamento.

— Non sarà lasciato solo — disse W-1. Si voltò per uscire, poi si fermò, si voltò un attimo e parlò a Vernon: — Mi spiace per tuo fratello. — Poi uscì.

Lucy restò immobile, indecisa, fino a quando Vernon non la prese per il braccio: — Ti accompagno a casa. — Lucy annuì. David li seguì con lo sguardo, mentre uscivano insieme. Spense le luce nella saletta e s'incamminò lentamente lungo il corridoio, senza nessuna meta particolare, senza pensare di recarsi a casa, o in qualunque altro luogo. Si trovò davanti alla porta dello studio abitualmente usato da W-1, e bussò leggermente. W-1 aprì la porta. Aveva un'aria stanca, pensò David, e dubitò che la sua sorpresa fosse genuina. Era naturale che dovesse essere stanco. Tre interventi operatori. Sembrava Walt giovane e stanco, troppo eccitato per mettersi subito a dormire, troppo affaticato per riuscire a smaltire la tensione.

— Posso entrare? — chiese David, con voce esitante. W-1 annuì e si fece da parte. David entrò. Non era mai stato nello studio di W-1.

— Clarence non sopravviverà — disse W-1 all'improvviso, e la sua voce alle spalle di David, poiché non si era ancora allontanato dalla porta, era così simile a quella di Walt che David provò un brivido di quella che avrebbe potuto essere paura, o più probabilmente, volle convincersi, sorpresa. — Ho fatto quello che potevo — proseguì W-1. Girò intorno alla scrivania, si sedette.

Lo fece con calma, senza tutti quei tic nervosi che Walt esibiva, niente dita che tambureggiavano sul ripiano della scrivania, ed erano parte integrante della sua conversazione quanto le parole. Niente tirarsi le orecchie o sfregarsi il naso. Un Walt con qualcosa in meno, pensò David. Tutti avevano qualcosa che mancava, una zona morta. Ora, con la fatica che gli tendeva il volto, W-1 sedeva immobile, aspettando pazientemente che David cominciasse, allo stesso modo in cui un adulto aspetta che un bambino timido cominci a spiccicar parola.

— Come ha fatto la tua gente a sapere dell'incidente? — chiese infine David. — Nessuno era corso fuori dal mulino ad avvertirli.

W-1 scrollò le spalle. Una domanda che, sembrò sottintendere l'espressione del suo viso, avrebbe richiesto troppo tempo per un'esauriente spiegazione. — Semplicemente, lo sapevamo — si limitò a rispondere.

— Che cosa state facendo, adesso, nel laboratorio? — chiese ancora David, e avvertì una punta di tensione nella propria voce. In qualche modo, l'altro era riuscito a farlo sentire un intruso. Le sue domande suonavano come sproloqui senza importanza.

— Stiamo perfezionando ì metodi — rispose W-1. — Le solite cose.

E qualcosa di più, pensò David, ma non volle insistere. — Le apparecchiature dovrebbero continuare a funzionare nel migliore dei modi per molti anni — si limitò a obiettare. — E i metodi, anche se probabilmente non sono i migliori concepibili, sono più che efficienti. Perché interferire proprio adesso, quando l'esperimento sembra conservare il proprio successo? — Per un attimo, un'espressione sorpresa sembrò disegnarsi sul volto di W-1, ma scomparve troppo rapidamente, e ancora una volta quella maschera impenetrabile non rivelò nulla.

— Ricordi quando una delle vostre donne uccise uno di noi, molto tempo fa, David? Hilda uccise la bambina fatta a sua somiglianza. Tutti noi abbiamo condiviso quella morte, e ci rendemmo conto, quel giorno, che ognuno di voi è solo. Noi non siamo come voi, David. Credo tu l'abbia già intuito, ma adesso devi accettarlo. — Si alzò in piedi. — E non abbiamo alcuna intenzione di tornare ad essere quello che siete voi.

David si alzò in piedi a sua volta, e provò una strana debolezza alle gambe. — Che cosa intendi dire, esattamente?

— La riproduzione sessuale non è l'unica risposta. Soltanto perché l'organismo più elevato si è evoluto in quella direzione non significa che essa sia la migliore. Tutte le volte che una specie si è estinta, ne è sorta un'altra, a un livello più alto, che ha preso il suo posto.

— La clonazione è uno dei peggiori metodi per arrivare a una specie più elevata — replicò David, scandendo le parole. — Cancella la diversità, tu lo sai. — La debolezza che provava alle gambe sembrò salire al resto del corpo; le mani cominciarono a tremargli. Si aggrappò alla scrivania.

— Questo, presumendo che la diversità sia un beneficio. Forse non lo è — replicò W-1. — Voi pagate un prezzo molto alto per l'individualismo.

— Ma esistono pur sempre il declino e l'estinzione — obiettò David. — O avete trovato una soluzione anche a questo? — Voleva porre fine a quella conversazione, uscire in fretta da quello sterile ufficio, sfuggire a quel volto liscio e inscrutabile, a quegli occhi penetranti che sembravano leggere dentro di lui.

— Non ancora — ammise W-1. — Ma alcuni di noi sono fertili, e possiamo sempre appoggiarci ad essi, finché non avremo risolto anche questo problema. — Uscì da dietro la scrivania e si avviò verso la porta. — Devo andare a controllare i miei pazienti — disse, e tenne aperta la porta per David.

— Prima che me ne vada — esclamò David — ti spiace dirmi che cos'ha Walt?

— Non lo sai? — W-1 scosse la testa. — Continuo a dimenticare che fra voi non c'è comunicazione diretta… Ha un cancro. Inoperabile. Ormai si è metastasizzato. Walt sta morendo, David. Credevo che tu lo sapessi.

David camminò alla cieca per un'ora o più, e alla fine si ritrovò nella propria stanza esausto, ma non ancora disposto ad andare a letto. Si sedette alla finestra fino a quando non fu l'alba, e poi si recò nella stanza di Walt. Quando Walt si svegliò, gli riferì ciò che W-1 gli aveva detto.