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— Useranno quei pochi fra loro che sono fertili per reintregrare la loro scorta di cloni — gli disse. — Fra loro, gli umani saranno i paria. Distruggeranno ciò che abbiamo creato lavorando così duramente.

— Non permettere che lo facciano, David. Per l'amor di Dio, non lasciare che lo facciano! — Walt aveva un colore orribile, ed era troppo debole anche soltanto per rizzarsi a sedere. — Vlasic è impazzito, perciò non ci sarà di nessun aiuto. Tu devi fermarli in qualche modo. — E aggiunse, amaramente: — Vogliono imboccare la via d'uscita più facile, gettare la spugna proprio adesso che sappiamo che funzionerà.

David non sapeva se essere dispiaciuto o contento di averlo detto a Walt. Non più segreti, pensò. Mai più. — Li fermerò in qualche modo — promise. — Non so come, o quando. Ma il più presto possibile.

Un Quattro portò la prima colazione a Walt e David ritornò nella propria stanza. Si distese e dormì per qualche ora di un sonno agitato, poi fece una doccia e raggiunse l'ingresso della caverna, dove fu fermato da un Due.

— Mi spiace, David — disse questi, — Jonathan dice che hai bisogno di riposo, che adesso non devi lavorare.

Senza dir motto, David si voltò e se ne andò. Jonathan. W-1. Se avevano deciso d'impedirgli l'accesso al laboratorio, erano perfettamente in grado di farlo. Erano stati proprio lui e Walt a renderlo possibile, rendendo la caverna inespugnabile. David pensò agli anziani: erano ridotti a quarantaquattro in tutto, e due di essi con malattie e lesioni all'ultimo stadio. Uno degli anziani sopravvissuti era pazzo. Quindi in realtà erano quarantuno, di cui ventinove donne. Undici uomini validi. E ventiquattro cloni.

Per molti giorni aspettò che Harry Vlasic si facesse vivo, ma nessuno l'aveva più visto da parecchie settimane, e Vernon pensava che si fosse chiuso in uno dei laboratori e prendesse i suoi pasti laggiù. David rinunciò a incontrarlo; trovò D-1 nella tavola calda e si offrì di aiutarlo nel suo lavoro.

— Mi annoio troppo a forza di non far niente — spiegò. — Sono sempre stato abituato a lavorare dodici ore al giorno o ancora di più.

— Ora che ci sono altri che possono toglierti il peso dalle spalle, è giusto che tu riposi — replicò D-1, in tono affabile. — Non preoccuparti per il lavoro, David. Sta procedendo molto bene. — Fece per allontanarsi, e David l'afferrò per un braccio:

— Perché non volete lasciarmi entrare? Non sapete apprezzare il valore di un'opinione obiettiva?

D-1 si sottrasse alla stretta, e sempre sorridendo gli disse: — Tu vorresti distruggere tutto quello che stiamo facendo, David. In nome dell'umanità, naturalmente. Ma noi non possiamo permettere che tu riesca nel tuo intento.

David lasciò ricadere la mano e restò immobile a guardare il giovane che avrebbe potuto essere lui stesso avvicinarsi al banco dov'erano pronte le sue porzioni di cibo, e cominciare a sistemare i piatti sul vassoio.

— Sto lavorando a un mio piano — mentì a Walt, così come avrebbe continuato a mentire nelle settimane successive. Di giorno in giorno Walt diventava sempre più debole e ora soffriva di dolori atroci.

Adesso il padre di David faceva compagnia a Walt per la maggior parte del tempo. Anche lui era ingrigito e invecchiato, ma fisicamente in buona salute. Parlava della loro giovinezza, dell'imminente stagione di caccia, della recessione che, temeva, avrebbe potuto ridurre i suoi profitti… parlava di sua moglie, morta ormai da quindici anni. Era allegro e dinamico, sembrava felice e Walt sembrava trarre grande piacere dalla sua presenza. A marzo, W-1 mandò a chiamare David. Lo accolse nel suo studio. — È a proposito di Walt — disse. — Non dovremmo lasciare che continui a soffrire. Non ha fatto nulla per meritarselo.

— Sta cercando di resistere fino a quando le ragazze partoriranno i loro bambini — disse David. — Vuol sapere.

— Ma non ha più alcuna importanza — replicò W-1, col suo tono paziente. — E nel frattempo egli continua a soffrire. Troppo.

David lo fissò con odio; non sarebbero riusciti a estorcergli quella decisione.

W-1 continuò a sua volta a guardarlo per parecchi istanti ancora, in silenzio, poi dichiarò: — Decideremo noi, allora. — La mattina dopo si scoprì che Walt era morto nel sonno.

CAPITOLO NONO

Cominciava a rinverdire; i salici furono i primi a mostrare tracce sottili di verde lungo i loro sottili rami flessibili. Le forsizie e i roveti erano in boccio, lo scarlatto e il giallo brillante si stagliavano contro il grigiore del paesaggio. Il fiume era gonfio dell'acqua dei torrenti primaverili che scendevano da nord, e le abbondanti piogge di marzo l'avevano ulteriormente alzato di livello, ma non fino a creare allarme. Le giornate avevano riacquistato una fragranza che era mancata loro fin da settembre, l'aria non era più frizzante ma sapeva di boschi umidi e terra feconda.

David sedeva sul pendio sovrastante la collina e registrava i numerosi indizi della primavera. C'erano vitelli nei campi, e avevano l'aspetto che i vitelli in primavera avevano sempre avuto: gambe sottili, goffi, lo sguardo leggermente stupido. Nessun campo era stato ancora arato, ma l'orto era verde: la pallida lattuga, le verze azzurro-verdi, i verdi cespi di cipolle, il verde scuro dei cavoli. L'ultimissima ala dell'ospedale non ancora dipinta, rozza se confrontata con gli edifici di mattoni già da tempo completati, era comunque già funzionante, e David poteva perfino scorgere alcuni dei giovani, attraverso le finestre, intenti a studiare. Essi avevano i migliori insegnanti, se stessi, ed erano altresì i migliori studenti. Imparavano nel modo più rapido ed efficace gli uni dagli altri, assai meglio di quanto avessero fatto all'inizio del grande esperimento.

Uscirono dalla scuola in serie di esemplari identici: tre di questo tipo, quattro di quello, due di quell'altro. David cercò con lo sguardo e trovò tre Celie. Non riusciva più a distinguerle; adesso erano tutte Celie adulte e non più identificabili. Le guardò senza alcuna sensazione di desiderio; senza alcun moto di odio; senza nessun affetto. Esse sparirono all'interno del granaio e lui alzò gli occhi oltre la fattoria per osservare le colline sull'altro lato della valle. I crinali avevano perduto il loro profilo tagliente. Avevano un aspetto morbido e fragrante. Presto, pensò lui. Presto, prima che sboccino i cornioli.

La sera in cui nacque il primo bambino vi fu un'altra festa. Gli anziani parlarono fra loro, ridendo delle proprie battute, bevendo vino; i cloni li lasciarono soli e festeggiarono sul lato opposto della stanza. Quando Vernon cominciò a suonare la chitarra e s'iniziarono le danze, David sgusciò via. Vagò per il terreno dell'ospedale, all'inizio, come se non avesse una meta precisa, poi, quando fu certo che nessuno l'avesse seguito, si avviò con passo spedito verso il mulino e il generatore. Sei ore, pensò. Sei ore senza elettricità sarebbero bastate a distruggere tutto ciò che si trovava nel laboratorio.

David si avvicinò con cautela al mulino, sperando che lo scorrere impetuoso dell'acqua nel fiumiciattolo avrebbe mascherato qualunque rumore lui avesse potuto produrre. L'edificio era alto tre piani, con finestre a tre metri e mezzo dal suolo, al piano in cui si trovavano le stanze per il personale e i controlli. Il pianoterra era gremito di macchinari. Dietro all'edificio la collina s'impennava bruscamente in un ripido pendio, e David poté raggiungere le finestre facendo pressione contro il terreno quasi verticale su un lato, e il muro dell'edificio dall'altro, saggiando le finestre con la mano rimasta libera. Trovò una finestra che si aprì senza difficoltà quando lui la spinse, e in un attimo fu dentro la stanza immersa nel buio. Chiuse la finestra, poi, muovendosi lentamente con le mani protese per evitare eventuali ostacoli, attraversò il locale fino alla porta e la socchiuse. Il mulino non veniva mai lasciato incustodito; egli sperava comunque che quelli di servizio quella sera si trovassero tutti al pianoterra, fra le macchine. Le stanze, là sopra, e il corridoio che le collegava, formavano una sorta di ammezzato, che si affacciava sulla tromba delle scale debolmente illuminata. Ombre grottesche rendevano vagamente inquietante il corridoio, alternando angoli di profonda oscurità a zone in cui lui sarebbe stato fin troppo chiaramente visibile se qualcuno avesse guardato su al momento giusto. Improvvisamente David s'irrigidì. Delle voci erano giunte fino a lui.