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La pioggia continuò a cadere per tutta la notte, ed essi dovettero spostare la barca una seconda volta; poi la pioggia cessò, e col nuovo giorno risplendette il sole. La notte successiva la temperatura si abbassò bruscamente, ed essi tremarono nel gelo.

Ben dovette ridurre nuovamente le razioni. La tempesta era costata loro altri cinque giorni; quando nuovamente rimisero la barca in acqua e ripresero a remare, risalendo il fiume, si trovarono a lottare contro una corrente contraria assai più rapida, e il loro procedere fu più lento che mai.

Ben osservò Thomas, che stava peggio di tutti, chiuso in se stesso, sprofondato in una depressione dalla quale niente e nessuno riuscivano a sollevarlo. Dopo di Thomas, Jed era il fratello colpito più duramente: col tempo, non c'era dubbio, i suoi sintomi avrebbero eguagliato quelli di Thomas. Harvey era estremamente irritabile: era diventato astioso e sospettava di tutti. Sospettava che Ben e Lewis gli rubassero il cibo, e li scrutava con crescente diffidenza, durante i pasti. Molly era ridotta a uno scheletro e aveva un'aria spiritata: continuava a rivolgere lo sguardo verso sud, verso casa, e sembrava intenta ad ascoltare, ad ascoltare sempre. Lewis era impegnato a dirigere la barca, ma quando era libero dal lavoro, sul suo viso si disegnava quella stessa espressione: ascoltava, scrutava, la tensione dell'attesa cresceva visibilmente in lui. Ben non era in grado di valutare i cambiamenti avvenuti in se stesso. Spesso si sorprendeva ad alzare all'improvviso gli occhi, con l'impressione che qualcuno avesse pronunciato il suo nome, anche se non c'era nessuno accanto a lui, nessuno che gli prestasse attenzione. A volte aveva la chiara impressione di un pericolo invisibile che incombeva su di loro, di qualcosa sospeso sopra le loro teste, che lo spingeva ad aguzzare gli occhi nel cielo, o a scrutare fra le cime degli alberi. Ma non c'era mai niente, non vedeva mai niente…

Si chiese, all'improvviso, quando erano cessate tutte le attività sessuali, fra loro. A Washington, pensò, o subito dopo l'inizio del viaggio di ritorno. Lui aveva smesso perché le aveva giudicate troppo insoddisfacenti; non riusciva più a fingere che gli altri maschi fossero i suoi veri fratelli. La frustrazione era cresciuta in lui, a livelli insopportabili. Per qualche ragione era andata meglio con Molly, se non altro perché con lei non c'era stato bisogno di simulare… ma anche in questo caso, era finito in un fallimento. Due persone che cercavano di diventare una sola, senza che nessuno dei due sapesse ciò che l'altro voleva, o ciò di cui aveva bisogno. O forse era la fame che deprimeva l'apparato sessuale, cancellando gli stimoli. Ben scrisse tutto questo, nei suoi taccuini.

Molly, nell'osservare i suoi compagni e il paesaggio circoscritto, ebbe la crescente impressione che una spessa parete trasparente la separasse da ogni creatura vivente sulla Terra. Niente poteva attraversare quella parete, niente avrebbe potuto toccarla, in qualsiasi maniera, e mentre all'inizio questa sensazione aveva suscitato in lei un vivo terrore, ora si era attenuata in una sorta d'istupidimento. Ogni giorno si avvicinavano di più a casa, e curiosamente ciò sembrava avvenire più ad opera di un'irresistibile forza di attrazione che per il loro disperato remare controcorrente. Erano impotenti a resistervi. Quell'attrazione li risucchiava indietro, proprio come loro avevano trascinato la barca su per l'argine, per salvarla dalla piena. Ogni loro singolo atto era dettato dal puro istinto. E il terrore? Lei non ne conosceva la fonte, sapeva soltanto che quelle ondate di terrore avevano cominciato ad attraversarla inaspettatamente; quando ciò accadeva, lei poi si sentiva completamente svuotata e in preda a brividi di freddo. Durante quei momenti, sentiva i muscoli del suo viso contrarsi, il suo cuore sobbalzare, arrestarsi bruscamente per un attimo e poi riprendere a battere precipitosamente.

Spesso, dopo essere stata a lungo ai remi, le accadeva qualcos'altro, che invece la lasciava più serena. In quei momenti aveva strane visioni, strani pensieri intraducibili in parole. Si guardava intorno meravigliata, il mondo che vedeva non le era familiare; le sembrava impossibile, vano descriverlo con parole, soltanto sprazzi e linee di luce colorata avrebbero potuto farlo. Il terrore finalmente si acquietava, e un'improvvisa pace la pervadeva tutta. Ma non durava: gradualmente la pace si ritraeva, lasciando il posto alla fatica, alla rabbia e alla paura, la sua mente prendeva a farsi beffe di lei stessa e di quelle visioni, pur così appaganti, ma perfino mentre si faceva beffe di sé, bramava ardentemente che tutto ciò accadesse di nuovo.

A volte, quando si trovava a prua, attenta agli ostacoli, era quasi come se si trovasse completamente sola in mezzo al fiume, che pareva le parlasse con una voce e una saggezza infinite. Ma la voce mormorava troppo sommessa perché lei riuscisse a distinguere le parole, anche se il ritmo era inequivocabile. Era proprio un linguaggio. Un giorno ella scoppiò in lagrime perché non riusciva a capire ciò che il fiume voleva dirle. La mano di Ben sulla spalla la ridestò dalla sua angoscia, e lei lo fissò con volto privo d'espressione.

— L'hai sentito anche tu? — gli chiese, mormorando a bassa voce, come il fiume.

— Che cosa? — La sua risposta le parve troppo brusca, ostile, quasi, e si ritrasse. — Che cosa intendi dire? — insisté Ben.

— Niente. Niente. È che sono stanca, ecco tutto.

— Molly, io non ho sentito niente! E anche tu non hai sentito niente! Ora attraccheremo per riposare un po', e sgranchirci le gambe. Bevi un po' di tè.

— Va bene — lei rispose, e fece per alzarsi. Ma poi si fermò. — Che cos'è che abbiamo udito? Non è il fiume, vero?

— Ti ho detto che io non ho sentito nulla! — Ben le voltò le spalle e restò rigido, lì a prua, guidando gli uomini ai remi finché non raggiunsero la riva.

Quando aggirarono l'ultima curva del fiume e giunsero finalmente al cospetto dei campi ad essi familiari, erano stati lontani dai rispettivi fratelli e sorelle per quarantanove giorni. Thomas e Jed erano ormai sprofondati in se stessi fino all'insensibilità. Gli altri remavano intorpiditi, affamati, gli occhi quasi completamente spentì, obbedendo a un ordine più imperioso della disperata volontà dei loro corpi di fermarsi. Comparvero delle piccole imbarcazioni che si avvicinarono rapidamente: altre mani afferrarono le cime e li rimorchiarono fino alla banchina; essi continuarono a guardare davanti a sé, non credendoci ancora, immersi per l'eternità in un sogno ricorrente, dove questa scena era stata rivissuta cento e cento volte.

Molly fu sollevata di peso e condotta, barcollante, sulla terraferma. Fissò le proprie sorelle, che le apparvero come delle perfette estranee. E anche questo era un sogno ricorrente, un incubo. Le gambe le cedettero, e fu grata all'oscurità che calò su di lei.

Quando Molly riaprì gli occhi, la luce del sole splendeva viva e carezzevole nella stanza; era mattina presto e l'aria era piacevolmente frizzante. C'erano fiori dovunque, astri e crisantemi, e di tutti i colori, bianchi, giallo-crema, e purpurei. Dalie grandi come piatti, di un rosa intenso, oppure scarlatte. Il letto su cui giaceva era perfettamente immobile, non era bagnato dagli schizzi delle onde, non oscillava. Nessun odore d'indumenti ammuffiti, né di sudore. Molly si sentì pulita, calda e asciutta.

— Mi è parso di sentirti — disse qualcuno.

Molly si voltò a guardare sull'altro lato della stanza. Miri, Meg, oppure… Non seppe dire quale.

— Martha è andata a prenderti la colazione — disse ancora la ragazza.

Miriam entrò e si sedette sull'orlo del letto: — Come ti senti, adesso?

— Mi sento bene. Mi alzerò.

— No. Naturalmente non ti alzerai. Prima, la colazione. Poi un po' di massaggio e di manicure, e qualunque altra cosa riusciremo a immaginare per farti sentire più a tuo agio, e poi, se non ti addormenterai di nuovo, e se vorrai ancora alzarti, allora potrai farlo — Miriam ebbe una breve risatina, quando Molly fece per sollevarsi e ricadde di nuovo sul letto.