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CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Il raccolto era stato ormai completato; le mele pendevano rosse dai rami, gravandoli del loro rorido peso, e gli aceri fiammeggiavano come torce sullo sfondo dell'eterno cielo azzurro. I sicomori e le betulle bruciavano d'oro, e il rosso del sumac s'incupiva fino ad apparire quasi nero. Ogni mattina, non c'era filo d'erba che non fosse bordato di brina, scintillante d'iridescenze finché la vampa del sole, alto sopra l'orizzonte, non la scioglieva. L'intensità, l'intima vibrazione dei colori autunnali non erano mai state così intense, pensò Molly. Come cambiava il riflesso del giorno sotto gli aceri! E quel pallido bagliore incantato che avvolgeva i sicomori!

— Molly? — La voce di Miriam la sorprese alla finestra, facendola trasalire. Si voltò con riluttanza. — Molly — insisté Miriam. — Che cosa stai facendo?

— Niente. Stavo pensando a voi… al lavoro.

Miriam continuò a fissarla: — Ti ci vorrà ancora molto? Sentiamo la tua mancanza.

— Oh, non molto — replicò Molly, e accennò a dirigersi verso la porta. Anche Miriam accennò a muoversi, e questo bastò perché Molly si arrestasse. — Altre due o tre settimane — disse rapidamente.

Non voleva che Miriam la toccasse, sentire la sua mano che le afferrava il braccio.

Miriam annuì, e il momento in cui avrebbe potuto toccare Molly, stringerla, passò. Ne fu sconcertata. Ormai non si contavano più le volte che ciò era avvenuto: quando sembrava che, finalmente, avrebbe potuto abbracciare Molly, per qualche ragione il momento passava, proprio com'era avvenuto un istante prima, ed esse restavano separate, senza toccarsi.

Molly si allontanò lasciando Miriam, sola, nella grande stanza. Poco dopo Miriam raggiunse a piedi l'ospedale. — Hai molto da fare? — chiese, comparendo sulla soglia dello studio di Ben. — Vorrei parlarti.

— Miriam? — Il particolare tono della sua voce e il lieve cenno del capo furono istintivi. Soltanto Miriam sarebbe venuta sola; una sorella più giovane sarebbe stata accompagnata da lei. — Entra pure. Si tratta di Molly, vero?

— Sì. — Miriam chiuse la porta e si sedette di fronte a lui, sull'altro lato della scrivania ricoperta di carte, appunti, il taccuino medico che aveva portato con sé nel viaggio. Miriam fissò le carte, poi l'uomo, e pensò che anche lui era diverso. Come Molly. Come tutti quelli che erano stati via.

— Mi avevi detto di ritornare, se non avesse migliorato — gli ricordò. — È peggio di prima. Sta rendendo infelici tutte le sorelle. Non puoi fare qualcosa per lei?

Ben sospirò, si lasciò andare contro lo schienale e fissò il soffitto: — Ci vuole tempo.

Miriam scosse la testa. — Lo hai già detto prima. E come stanno Thomas e Jed? E tu, come stai?

— Ci stiamo tutti rimettendo — rispose Ben, con un pallido sorriso. — Anche Molly si riprenderà, Miriam. Credimi, si riprenderà.

Miriam si sporse verso di lui: — Non ti credo. Non credo che voglia ritornare da noi. Oppone resistenza. Davvero, vorrei che non fosse ritornata affatto, se d'ora in poi dovrà essere così. È troppo gravoso per le altre sorelle. — Era paurosamente impallidita, e la voce le tremava. Distolse il suo sguardo da lui.

— Le parlerò — disse Ben.

Miriam tirò fuori un pezzo di carta dalla tasca. Lo dispiegò e lo depose sulla scrivania: — Dai un'occhiata a questo. Che cosa significa?

Erano le caricature dei fratelli, che Molly aveva schizzato durante il viaggio di andata. Ben le studiò, quella sua in particolare. Lui aveva davvero un aspetto così arcigno? Quell'implacabile determinazione nello sguardo? E le sue sopracciglia, certo non erano così folte e minacciose…

— Si fa beffe di noi! Si fa beffe di voi tutti! Non ha alcun diritto di prendersi gioco così dei nostri fratelli — esclamò Miriam. — Passa tutto il suo tempo ad osservarci, scruta le sue sorelle mentre lavorano e giocano. Non è disposta a partecipare, a meno che non abbia bevuto del vino, prima, e anche in questo caso sento la differenza. Ci osserva, sempre. Ci osserva tutti.

Ben lisciò il foglio di carta con le caricature, e chiese: — Che cosa proporresti di fare, Miriam?

— Non lo so. Non farla più lavorare ai disegni del viaggio. Questo non fa altro che mantenere vivo, in lei, il ricordo del viaggio e di tutto ciò che è accaduto. Dille che è tempo che si unisca alle sue sorelle per il lavoro di tutti i giorni, come una volta. Dille che è un ordine, che deve farlo. Impediscile di continuare a isolarsi per ore e ore, ogni giorno.

— Ma dev'essere sola per completare i suoi disegni — obiettò Ben, — come io devo esser solo per stendere il mio rapporto, e Lewis dev'essere solo per valutare il comportamento della barca durante il viaggio e progettare i cambiamenti necessari.

— Ma tu, e Lewis, e gli altri lo fate perché dovete farlo. Lei lo fa perché vuole farlo. Lei vuole restar sola! Cerca tutte le scuse per restar sola, e lavora su altre cose, non soltanto sui disegni del viaggio. Lascia che ti accompagni nella sua stanza, e vedrai che cosa sta facendo!

Ben annuì lentamente: — Oggi andrò a vederla — disse.

Quando Miriam se ne fu andata, Ben studiò nuovamente le caricature, e sorrise. Certo, Molly aveva saputo coglierli com'erano nell'intimo. Freddamente, con estrema e crudele abilità. Ripiegò il foglio e l'infilò nella borsa di cuoio, e pensò a Molly e agli altri.

Egli aveva mentito a proposito di Thomas. Non era tornato alla normalità, e probabilmente non sarebbe mai più stato normale. La sua dipendenza dai fratelli era praticamente diventata totale. Si rifiutava di essere separato da loro anche per un solo istante, e ogni notte dormiva nel letto dell'uno o dell'altro. Jed era in condizioni leggermente migliori, ma anche lui aveva bisogno di essere continuamente rassicurato.

Lewis sembrava esser uscito dalla prova indenne. Era uscito dalla vita della comunità e vi era rientrato in apparenza senza alcun trauma, nel modo più disinvolto. Harvey era ancora nervoso, ma meno di quanto lo era una settimana prima, molto meno di quanto lo era quando si era riunito ai fratelli subito dopo il viaggio. Si sarebbe rimesso completamente, Ben ne era convinto.

E lui, Ben? Come stava, Ben? si chiese, beffardo. Decise di essersi ripreso in modo soddisfacente.

Si recò dunque a parlare con Molly. Lei aveva una piccola stanza tutta per sé, per lavorare, nell'ala amministrativa dell'ospedale. Ben bussò leggermente alla porta, poi l'aprì prima che lei rispondesse. Essi chiudevano raramente le porte, e non lo facevano quasi mai di giorno, ma sembrava naturale che lei l'avesse chiusa, come lui sentiva che era naturale chiudere la propria, quando lavorava. Restò immobile per un attimo a guardarla. Molly aveva forse fatto scivolare furtivamente qualcosa sotto l'ampio foglio disteso sopra il tavolo da disegno? Non poté esserne certo. Lei sedeva con la schiena rivolta alla finestra, il ripiano del tavolo inclinato davanti a lei.

— Ciao, Ben.

— Puoi dedicarmi qualche minuto?

— Sì. Ti ha mandato Miriam, non è vero? Ero sicura che l'avrebbe fatto.

— Le tue sorelle sono molto preoccupate per te.

Molly abbassò gli occhi sul tavolo da disegno e toccò il foglio.

Era, sì, diversa, pensò Ben. Nessuno avrebbe più potuto scambiarla per Miriam o per qualcun'altra delle sue sorelle. Egli girò intorno al tavolo e diede un'occhiata ai disegni. Il blocco degli schizzi di Molly era aperto su una pagina piena di abbozzi di edifici e strade in rovina, montagne di macerie, il tutto tratteggiato a rapide linee. Molly stava riempiendo l'intero foglio davanti a lei con quel quartiere desolato e distrutto di Washington. Per un attimo, Ben ebbe la strana sensazione di trovarsi lì, di esplorare con i suoi occhi la devastazione, la tragedia di un'era perduta: Molly aveva il potere di trasferire la realtà tangibile delle cose dalla sua mente alle immagini da lei tracciate. Poi Ben si voltò e guardò fuori della finestra, facendo errare lo sguardo sulle colline, vivide chiazze di colore con la luce del sole che pioveva direttamente su di esse.