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— Dannazione, David. Se non lo capisci tu, chi altri mai, allora? — Celia sospirò profondamente, e riprese: — Senti, tu leggi i giornali, non è vero? In Sudamerica c'è gente che muore di fame. La maggior parte del Sudamerica sarà ridotta alla carestia prima della fine di questo decennio, se non verranno inviati aiuti quasi immediatamente. E nessuno ha ancora fatto una vera ricerca sui metodi di coltivazione tropicali. Sì, nessuno. È tutto terreno lateritico, e non c'è nessuno, laggiù, che l'abbia capito. Vanno allo sbaraglio, tagliano gli alberi e bruciano il sottobosco, e in due o tre anni al massimo si ritroveranno con una pianura disseccata dal sole e dura come il ferro. Sì, è vero, mandano qui qualcuno dei loro studenti più svegli ad imparare la coltivazione moderna, ma questi vanno a far pratica nello Iowa, o nel Kansas, o nel Minnesota, o in qualche altro stupido posto identico a questi, e imparano metodi di coltivazione adatti a climi temperati, non tropicali. Orbene, noi siamo stati addestrati alle tecniche di coltivazione tropicale, e inizieremo dei corsi laggiù, non in laboratorio ma direttamente sul terreno. A questo, appunto, io sono stata addestrata. Questo progetto mi procurerà il dottorato.

I Wiston erano sempre stati agricoltori. — Custodi del suolo — aveva detto una volta nonno Wiston. — Non proprietari, custodi.

Celia si curvò e scavò con le dita la poltiglia di foglie morte e di fango alla superficie del suolo, drizzandosi poi con la mano colma di terra nera. — Le carestie si diffondono sempre più. Essi hanno bisogno di moltissimo aiuto. Ed io… ho tanto da offrire! Lo capisci? — Terminò, gridando. Strinse con forza la mano, comprimendo il terriccio in una palla che tornò a sbriciolarsi non appena riaprì il pugno e toccò il grumo con l'indice dell'altra mano. Lasciò che il terriccio ricadesse al suolo, e con molta attenzione sparpagliò lo strato protettivo di foglie in disfacimento a ricoprire quei pochi centimetri che aveva lasciato scoperti.

— Mi hai seguito per dirmi addio, non è vero? — le chiese David all'improvviso; la sua voce si era fatta aspra. — Perché è proprio un addio, questa volta, no? — La fissò negli occhi, e lei lentamente annuì. — E… c'è qualcuno nel tuo gruppo?

— Non ne sono certa, David. Forse. — Celia chinò la testa e fece per reinfilarsi il guanto. — Credevo… ne ero convinta. Ma quando ti ho rivisto nell'atrio, e il tuo viso ha fatto quell'espressione quando sono entrata… mi sono resa conto che davvero non lo sapevo.

— Celia, ascoltami! Non c'è nessun difetto ereditario che possa manifestarsi! Maledizione, lo sai bene! Se volessimo evitare qualunque rischio, potremmo sempre fare a meno di avere bambini… ma non c'è ragione, non è vero?

Lei annuì: — Lo so.

— Per l'amor di Dio! Vieni con me, Celia. Non siamo costretti a sposarci subito… avranno tutto il tempo di abituarsi all'idea. Si abitueranno, ti dico. È sempre stato così. Noi, tu ed io, abbiamo una famiglia molto elastica. Ed io… io ti amo, Celia.

Lei girò la testa, e David vide che stava piangendo. Celia si asciugò le lacrime con il guanto, e poi con la mano nuda, disegnandosi una striscia di terriccio sul viso. David l'attirò a sé, la strinse e le baciò le guance lacrimose e le labbra. E continuò a balbettare: — Io ti amo, Celia.

Finalmente, lei si ritrasse e cominciò a scendere il pendio, seguita da David. — In questo momento non posso decidere nulla. Non sarebbe giusto. Era meglio se restavo a casa. Non avrei dovuto seguirti fin quassù, David, mi sono impegnata a partire fra due giorni. Non posso dir loro che ho semplicemente cambiato idea. Ed è importante per me… e per la gente che vive laggiù. Non posso decidere… così… di non andare. Tu, non sei stato forse ad Oxford per un anno? Qualcosa devo pur fare anch'io.

David l'afferrò per un braccio e l'obbligò a fermarsi: — Dimmi soltanto che mi ami. Dillo, anche una sola volta, ma dillo.

— Ti amo — lei disse, lentamente.

— Quanto tempo starai via?

— Tre anni. Ho firmato un contratto.

David la fissò incredulo: — Cambialo! Riducilo a un anno. È più che sufficiente per il tuo dottorato. Potrai insegnare qui. Lascia che siano i loro studenti più svegli a venire da te.

— Dobbiamo tornare a casa, altrimenti manderanno qualcuno a cercarci — disse Celia. — Cercherò di cambiarlo — aggiunse, in un bisbiglio, — … se potrò.

Celia partì due giorni dopo.

David passò la vigilia di Capodanno alla fattoria dei Sumner insieme ai suoi genitori ed a un'orda di zie e zii e cugini. A Capodanno, nonno Sumner fece un annuncio: — Costruiremo un ospedale su, a Bear Creek, al di qua del mulino.

David socchiuse le palpebre, stupito. Sarebbe stato a un miglio dalla fattoria, lontano da qualunque altro posto. — Un ospedale? — chiese. Guardò lo zio Walt, che annuì.

Clarence stava studiando il suo zabaione con un'espressione amareggiata, e il padre di David, il terzo fratello, contemplava in silenzio le spirali di fumo che uscivano dalla sua pipa. David si rese conto che tutti lo sapevano. — E perché proprio quassù? — chiese ancora.

— Sarà insieme un ospedale e un laboratorio di ricerca — spiegò Walt. — Malattie genetiche, difetti ereditari, tutto quel genere di cose. Duecento letti.

David scosse la testa, incredulo: — Ma avete un'idea di quanto costi una faccenda del genere? Chi lo finanzierà?

Suo nonno ebbe una risatina maliziosa: — Il senatore Burke si è graziosamente prestato a farci ottenere i fondi dal governo federale — disse. E la sua voce si fece ancora più caustica, quando aggiunse: — Ed io ho indotto qualche membro della famiglia ad aggiungere di tasca sua al fondo comune. — David lanciò un'occhiata a Clarence, che aveva un'aria afflitta. — Da parte mia, io concedo il terreno — proseguì nonno Sumner. — Insomma, ci siamo procurati appoggi qua e là.

— Ma perché mai Burke dovrebbe starci? Non hai mai votato per lui una sola volta in tutta la tua vita.

— Gli abbiamo detto che altrimenti avremmo scoperchiato un sacco di roba sulla quale ce ne stavamo seduti, appoggiando il suo avversario. E che, se invece ci avesse aiutato, l'avremmo sostenuto anche se fosse stato un babbuino… e noi siamo in parecchi, oggi, David. Siamo una grossa famiglia.

— Bene, complimenti — esclamò David, ancora incapace di credere a tutto quello che aveva sentito. — Abbandoni la tua clientela per darti alla ricerca? — chiese, rivolto a Walt. Suo zio annuì. David vuotò d'un fiato la sua tazza di zabaione.

— David — disse Walt, senza scomporsi, — vogliamo assumerti.

Egli alzò gli occhi di scatto: — Perché? La ricerca medica non è il mio campo.

— So qual è la tua specializzazione, — riprese Walt, sempre imperturbabile. — Ti vogliamo come consulente, e più tardi a capo di un settore di ricerca.

— Ma io non ho ancora finito la mia tesi — obiettò David, e si sentì come se fosse incappato in un party alla marijuana.

— Tu hai davanti a te un altro anno tra le sgrinfie di Selnick, sarai costretto a lavorare come un mulo e finirai per scrivere la tua tesi un pezzo qui, un altro lì, quando potrai rubacchiare un po' di tempo libero. Ma se tu ne avessi la possibilità, potresti scriverla in un mese, non è vero? — David annuì con riluttanza. — Lo so. — Walt ebbe un fugace sorriso. — Tu credi che ti si stia chiedendo di abbandonare la carriera di una vita per una vana speranza. — Non c'era più alcuna traccia di sorriso quando concluse: — Ma, David, noi siamo convinti che quella vita non durerà più di tre o quattro anni al massimo.

CAPITOLO SECONDO

David passò lo sguardo da suo zio a suo padre, agli altri zii e cugini nella stanza, e infine fissò suo nonno. Scosse la testa, incapace di credere a ciò che aveva udito. — Ma è pazzesco. Di che cosa state parlando?