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— Li ho guardati tutti. Erano molto ben fatti. Le mani specialmente.

— È stato difficile. Le dita erano… strane, ma non ho potuto fare a meno di farle strane.

— Le mani sono più difficili di tutto.

Infine, egli si staccò da lei, e Molly lo lasciò andare. Mark tornò ad asciugarsi il viso. — Hai intenzione di restare nascosta qui?

— No. Torneranno a cercarmi.

— Perché sei venuta qui?

— Per mantenere una promessa — lei mormorò. — Ricordi la nostra ultima passeggiata su per la collina? Tu volevi salire fino in cima, ed io ti dissi la prossima volta… Ricordi?

— Ho del cibo che potremo portare con noi — disse Mark, tutto eccitato. — Lo nascondo qui per mangiare qualcosa quando sono affamato.

— Bene. Useremo il tuo cibo, allora. C'incammineremo non appena farà abbastanza luce.

Era una splendida giornata, qualche ciuffo di nuvole diafane verso nord, ma il resto del cielo era terso, limpido da togliere il fiato. Ogni collina, ogni montagna si stagliava nitida in distanza; non si era formata ancora alcuna foschia, la brezza era leggera e tiepida. Il silenzio era così profondo che Mark e sua madre erano entrambi riluttanti a interromperlo con le parole, e procedevano senza pronunciar verbo. Quando sostarono per riposare, lei gli sorrise, e lui le rispose sorridendo a sua volta, poi si distese al suolo, le mani sotto la testa, a fissare il cielo.

Più tardi, quand'ebbero ripreso a salire, lui le chiese: — Che cos'hai in quella grande borsa?

Lui aveva un piccolo zaino; lei si era legata dietro le spalle la grande borsa che aveva portato con sé.

— Vedrai — gli disse. — Una sorpresa.

Più tardi, Mark disse ancora: — È più lontano di quanto sembrava, non è vero? Ci arriveremo prima del buio?

— Molto prima del buio — lei rispose. — Ma è ancora lontano. Vuoi che ci fermiamo ancora a riposare?

Egli annuì, e si sedettero sotto un abete rosso. Gli abeti rossi stavano scendendo dalla montagna, lei pensò, ricordando nei particolari le antiche mappe forestali della regione.

— Leggi ancora molto? — gli chiese.

Mark si agitò, a disagio, e guardò il cielo, gli alberi, e poi bofonchiò qualcosa, annuendo.

— Anch'io — disse Molly. — La vecchia casa ha molti libri, non è vero? Sono così fragili, tuttavia, che bisogna maneggiarli con estrema cura. Quando ti eri addormentato, ogni notte io mi mettevo seduta sul letto e leggevo tutto quello che c'era in casa.

— Hai letto quel libro sugli indiani? — lui le chiese. Si girò a pancia in giù, e sollevò la testa, appoggiandola alle mani ripiegate a conca. — Sapevano fare ogni cosa, il fuoco, le canoe, le tende, tutto.

— E ce n'è uno su come i ragazzi, un club o qualcosa di simile, andavano al campeggio e imparavano di nuovo tutto quello che sapevano fare gli indiani. Sarebbe senz'altro possibile farlo ancora — fece lei, con aria sognante.

— E quel libro sulle cose che si possono mangiare, nel bosco, e tanti altri consigli utili? Ho letto anche quello.

Ripresero a camminare, fecero altre tappe, continuarono a parlare dei libri nella vecchia casa, Mark descrisse a sua madre tutto quello che aveva intenzione di fare, continuando sempre a salire, finché, sul tardo pomeriggio, raggiunsero la sommità della montagna e spaziarono con lo sguardo l'intera valle, fino allo Shenandoah, quasi all'orizzonte. Molly trovò un punto ben riparato, e finalmente Mark poté vedere la sorpresa che ella gli aveva preparato: coperte, cibo conservato, frutta, carne, sei grossi pezzi di pane, e pop corn, da arrostire sui fuochi all'aperto. Dopo aver mangiato, essi fecero dei mucchi di aghi di abete, Mark si arrotolò nella sua coperta e sbadigliò.

— Che cos'è questo rumore? — chiese un attimo dopo.

— Gli alberi — gli rispose sommessamente Molly. — Lassù il vento soffia anche quando non possiamo sentirlo qui sotto, e gli alberi e il vento si raccontano i loro segreti.

Mark rise e sbadigliò di nuovo. — Stanno parlando di noi — disse. Molly sorrise nel buio. — Riesco quasi a sentire le parole — aggiunse Mark.

— Siamo i primi esseri umani che vedono dopo tanto tempo — lei replicò. — Probabilmente sono sorpresi che ci sia ancora qualcuno di noi, in giro.

— Neppure io tornerò! — le gridò Mark. Avevano mangiato l'ultimo pezzo di pane e le mele avanzate, il fuoco era stato spento e il terreno accuratamente lisciato intorno ad esso.

— Mark, ascoltami. Essi mi rimetteranno fra le riproduttrici, Capisci? Non mi lasceranno mai più uscire. Mi daranno medicine che mi terranno buona, anzi, molto buona, non saprò più nulla e non riconoscerò più nessuno. Questa sarà la mia vita, laggiù. Ma tu? Tu hai tante cose da imparare. Leggi tutti i libri della vecchia casa, impara tutto ciò che puoi da essi. E un giorno potrai decidere di andartene, ma non fino a quando non sarai un uomo, Mark.

— Rimango con te.

Molly scosse la testa: — Ricordi le voci degli alberi? Quando ti sentirai solo, vai nel bosco e lascia che gli alberi ti parlino. Forse sentirai anche la mia voce. Non sarò mai lontana, se saprai ascoltare.

— Dove hai intenzione di andare?

— Giù per il fiume, allo Shenandoah, a cercare tuo padre. Là non mi daranno fastidio.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, ma riuscì a trattenerle. Mark s'infilò io zaino. Ripresero a scendere la montagna. Giunti a metà del pendio si fermarono. — Da qui puoi vedere la valle — disse Molly. — Non ti accompagnerò più oltre.

Lui non la guardò.

— Addio, Mark.

— Gli alberi mi parleranno anche se tu non ci sarai?

— Sempre. Se ascolterai. Gli altri stanno cercando la salvezza nelle città, e le città sono morte e in rovina. Ma gli alberi sono vivi, e quando avranno bisogno di te, essi ti parleranno. Questo io ti prometto, Mark.

Ora Mark si avvicinò a Molly e la strinse forte fra le braccia. — Ti amo — disse. Poi si voltò e cominciò a scendere la collina, e lei restò lì a guardarlo fino a quando le lagrime non l'accecarono e non riuscì più a vederlo.

Aspettò finché Mark non emerse dal bosco, incominciando ad attraversare la parte scoperta della valle. Poi si girò e s'incamminò verso sud, verso lo Shenandoah. Durante tutta la notte successiva gli alberi bisbigliarono. Quando si svegliò, Molly seppe che essi l'avevano accettata.

Gli alberi non cessarono il loro mormorio, come avevano sempre fatto in passato quand'ella si aggirava tra loro. Sopra e sotto e attraverso le loro voci Molly poteva sentire l'altra voce, quella del fiume, ancora lontano, e al di là del fiume ella era certa di udire la voce di Ben, che diventava sempre più forte man mano si affrettava verso di lui.

Adesso Molly poteva percepire il sentore dell'acqua fresca; e le voci del fiume e degli alberi, e la voce di Ben, si fusero insieme, mentre le gridavano di affrettarsi. Ella corse verso di lui gioiosamente. Egli la prese ed essi si smarrirono giù, sempre più giù, fra le acque fresche e carezzevoli.

PARTE TERZA

AL PUNTO

CAPITOLO VENTESIMO

Il nuovo dormitorio era immerso nell'oscurità, fatta eccezione per le fievoli luci spaziate regolarmente nei corridoi. Mark sfrecciò nel buio ed entrò in una delle stanze. La luce era troppo fioca per distinguere i particolari; a tutta prima riuscì soltanto a riconoscere le forme dei ragazzi addormentati sui candidi letti. Le finestre erano ombre ancora più cupe.

Mark si fermò sulla soglia, in silenzio, e attese che i suoi occhi si abituassero al buio; le forme si precisarono nell'oscurità e divennero chiazze di chiaroscuro — braccia, volti, capelli. I suoi piedi nudi non produssero nessun rumore quando si avvicinò al primo giaciglio; qui tornò a fermarsi, ma soltanto per un attimo. Il ragazzo sul giaciglio non si mosse. Lentamente Mark tolse il tappo a una bottiglia d'inchiostro fatto con succo di more e di noci, e v'immerse un pennello sottile. Aveva tenuto l'inchiostro appoggiato al proprio petto; era tiepido. Muovendosi con estrema cautela, egli si chinò sul ragazzo addormentato e rapidamente tracciò il numero 1 sulla sua guancia. Il ragazzo non si mosse.