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— Che cosa c'è di male? — esclamò, e fu sorpreso dal suono della sua voce. Il vento agitava gli alberi, ma non vi furono bisbigli, nessuna parola in risposta.

Essi erano contenti, perfino felici, e lui, l'estraneo, nel suo scontento avrebbe distrutto ciò per soddisfare i suoi desideri egoistici. Chiuso nella sua solitudine, avrebbe sconvolto un'intera comunità prospera e soddisfatta.

Sotto di lui, comparvero alla sua vista le sorelle Ella, dieci sorelle, ognuna la copia carbone di sua madre. Per un attimo la visione di Molly, che faceva capolino da dietro un cespuglio ridendo di lui, gli balenò nella mente. Ma subito quell'immagine svanì, e Mark seguì con lo sguardo le ragazze che si dirigevano verso il dormitorio. Tre sorelle Miriam uscirono fuori, e i due gruppi si fermarono, parlando tra loro.

Mark ricordò come Molly avesse fatto vivere la gente sulla carta, un tocco qui, una sfumatura lì, un sopracciglio leggermente sollevato, una ruga ad arte troppo calcata, sempre con qualcosa di non proprio esatto, ma che faceva sì che lo schizzo prendesse vita… Esse non potevano farlo, lo sapeva. Né Miriam, né le piccole sorelle Ella, nessuna di loro. Quella capacità era scomparsa, forse perduta per sempre. Ogni generazione perdeva qualcosa, che non veniva mai recuperato. Spesso neppure si accorgeva di averlo perduto, eppure…

I fratelli più giovani di Everett non erano in grado di far fronte a un guasto imprevedibile dei computer, non sarebbero stati in grado d'improvvisare alcunché per salvare i feti nei contenitori, se l'elettricità fosse mancata per parecchi giorni.

Fino a quando gli anziani avessero continuato a prevedere ogni possibile problema che avrebbe potuto presentarsi, addestrando i giovani cloni a risolverlo, essi erano al sicuro; ma una delle caratteristiche degli incidenti era appunto di essere, spesso, imprevedibili. Il primo incidente grave, non previsto, avrebbe potuto distruggere tutto, nella valle, semplicemente perché nessuno dei giovani cloni era stato addestrato ad affrontarlo.

Egli ricordò una conversazione che aveva avuto con Barry: — Noi siamo in cima a una piramide — aveva detto, — sostenuta da una massiccia base. Ci ergiamo sopra tutto e tutti. Non ci chiediamo come questo sia stato, e sia ancora, possibile. L'accettiamo, ma non ci sentiamo responsabili della sua struttura, poiché non dobbiamo risponderne a nessuno sopra di noi. Riteniamo di non dover nulla alla piramide, anche se dipendiamo completamente da essa. Ma se la piramide un giorno si sgretolerà, come è ineluttabile, e tornerà nella polvere, noi non potremo far niente per impedirlo, anche soltanto per salvare noi stessi. Quando la base si sfascerà, la cima si sfascerà con essa, non importa quanto sia complessa ed evoluta la vita che vi si è sviluppata. La cima tornerà alla polvere insieme alla base, quando avverrà il crollo. Una nuova struttura potrà sorgere soltanto partendo dal basso, dal suolo, non dalla cima di ciò che è stato edificato durante i secoli trascorsi.

— Ma tu in tal modo vorresti trascinarci di nuovo alla barbarie!

— Ci aiuterebbe a scendere in tempo dalla cima della piramide che sta marcendo, a non farci travolgere dal crollo. La neve e il ghiaccio da un lato, il clima e l'età dall'altro… Crollerà, e quando accadrà questo, gli unici in grado di sopravvivere saranno quelli che l'hanno abbandonata in tempo, che non dipenderanno in alcun modo da questa piramide.

Le città sono morte, gli aveva detto Molly, ed era vero. Ironia della sorte, la tecnologia che rendeva possibile la vita che essi conducevano nella valle sarebbe stata in grado di sostenere quel tipo d'esistenza solo quel tanto che bastava a condannare ogni possibilità di ripresa, quando la piramide avesse cominciato a sfasciarsi. La cima sarebbe scivolata su uno dei fianchi, sprofondando per prima, o quasi, tra le macerie sul fondo, trascinando con sé tutto quel bagaglio di meravigliose tecnologie, perfette quanto inutili.

Nessuno capiva in realtà il computer, pensò Mark; sapevano manovrarlo, niente più. Proprio come nessuno, eccettuati i fratelli Lawrence, capiva l'imbarcazione a ruote e la macchina a vapore che la faceva muovere. I fratelli più giovani potevano riparare il computer e le barche, rimettendoli nelle condizioni iniziali, fino a quando fosse stato disponibile il materiale per farlo, ma essi non sapevano niente del perché e del come funzionavano, il computer e l'imbarcazione a pale. Se fosse venuto a mancare un dato tipo di vite, nessuno di loro sarebbe stato in grado di escogitare qualcosa di diverso per sostituirla. In questo si nascondeva l'ineluttabilità della distruzione della valle e di tutti quelli che l'abitavano.

Ma, ricordò, essi erano felici… quando vide le prime luci accendersi laggiù. Perfino le riproduttrici erano contente: erano ben curate, viziate, se poste a confronto con quelle che partivano ogni estate nelle missioni esplorative alla ricerca del materiale indispensabile, sempre più scarso e difficile, e con quelle che lavoravano per lunghe ore nei campi e negli orti. E se si sentivano troppo sole, c'era il conforto delle droghe.

Erano felici perché non avevano abbastanza immaginazione per guardare avanti, pensò, e chiunque tentasse di aprir loro gli occhi sui gravi pericoli incombenti, era un nemico della comunità. Luì stesso, sconvolgendo la loro perfetta esistenza, era diventato un nemico.

Il suo sguardo inquieto continuò a vagare per la valle, e alla fine si fermò sul mulino, e come il suo antenato prima di lui, egli comprese che quello era il tallone d'Achille, il punto in cui la valle era più vulnerabile.

Aspetta fino a quando sarai uomo, gli aveva detto Molly. Ma lei non si era resa conto che ogni giorno che passava il pericolo per lui aumentava. Che ogni volta che i fratelli Andrew discutevano del suo futuro, erano sempre meno inclini a concedergli un futuro. Egli studiò il mulino, riflettendo tristemente. Era scolorito, d'un biancore quasi argenteo, chiazzato di rosso ruggine, bruno e oro e circondato dal verde perenne dei pini e degli abeti. Gli sarebbe piaciuto ridipingerlo, il pensiero gli era venuto all'improvviso e lo fece scoppiare a ridere. Mark si alzò in piedi. Non aveva tempo per una cosa del genere. Il tempo era diventato il suo problema; doveva procurarsi altro tempo, e questo proprio mentre essi potevano decidere in qualunque momento che, concedendogli tempo, mettevano in pericolo tutti loro. Balzò nuovamente a sedere; studiò nuovamente il mulino e i suoi dintorni, socchiudendo le palpebre, ma questa volta non c'era alcuna sfumatura di allegria nel suo sguardo.

La riunione del consiglio proseguì per la maggior parte della giornata, e quand'ebbe fine Miriam chiese a Barry di fare quattro passi con lei. Barry la fissò, perplesso. Lei scosse la testa e lo sollecitò a uscire. Si diressero al fiume e quando furono nascosti alla vista degli altri, lei finalmente disse: — Vorrei che tu mi facessi un favore, se non ti spiace. Vorrei visitare la vecchia fattoria. Puoi farmi entrare?

Barry si fermò, stupito: — Perché?

— Non so perché. C'è qualcosa che mi spinge a vedere i dipinti di Molly. Io non li ho mai visti. Mai.

— Ma perché?

— Puoi farmi entrare?

Barry annuì. Ripresero a camminare. — Quando vuoi andarci?

— Subito… o è troppo tardi?

L'ingresso posteriore della casa era sbarrato da assi malamente fissate. Non ebbero neppure bisogno di un piede di porco per svellerne un paio. Barry la condusse su per le scale, tenendo alta la lampada a olio, proiettando strane ombre sulla parete accanto a lui. La casa dava l'impressione di essere molto vuota e squallida, come se Mark l'avesse disertata da lungo tempo.