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David aprì gli occhi e incontrò lo sguardo di Vlasic. Annuì. Perplesso, Walt fece passare lo sguardo dall'uno all'altro. David si alzò in piedi e si stiracchiò. — Devo assolutamente dormire — dichiarò.

Ma ci volle molto tempo prima che riuscisse ad addormentarsi. Gli era stata assegnata una stanza singola all'ospedale, più fortunato di tanti altri che erano costretti a dormire in stanze a più letti. L'ospedale aveva più di duecento letti, ma poche stanze singole. David rifletté a lungo sulle implicazioni. Ne era stato consapevole fin dall'inizio, anche se non aveva voluto confessarle neppure a se stesso, quando gli erano balenate nella mente… non era pronto, del resto, neppure adesso. Lui non era sicuro, e neppure gli altri. Bisognava aspettare: dopo un anno e mezzo di sterilità, tre donne erano finalmente rimaste incinte. Margaret era giunta quasi al termine della gravidanza, il suo bambino scalciava in grembo, sembrava in perfetta salute. Cinque settimane ancora, pensò David. Cinque settimane ancora, e forse non sarebbe mai stato costretto a discutere le implicazioni del suo lavoro.

Ma Margaret non attese cinque settimane. Dopo due settimane ella diede alla luce un bambino morto. Zelda abortì la settimana seguente, e pochi giorni dopo anche May perse il suo piccolo. Quell'estate, la pioggia impedì loro di piantare qualunque cosa, eccettuato un orticello per un po' di verdura fresca.

Walt cominciò a sottoporre gli uomini a completi esami clinici per accertarne la fertilità, e alla fine riferì a David e Vlasic che nessun uomo della valle era fertile.

— Così — disse Vlasic, con mormorio quasi inaudibile, — ora possiamo comprendere il reale significato del lavoro di David.

CAPITOLO QUARTO

L'inverno arrivò presto con scrosci di pioggia gelida che continuarono ininterrottamente per giorni e giorni. L'attività crebbe freneticamente nei laboratori, e David più volte benedisse suo nonno per aver acquisito l'intera attrezzatura di Selnick, accompagnata da dettagliate istruzioni su come allestire placente artificiali e programmare i computer per sintetizzare gli adatti liquidi amniotici. Quando David era andato a contrattare con Selnick l'acquisto delle apparecchiature, Selnick aveva insistito — e David l'aveva giudicato, allora, scioccamente testardo o addirittura pazzo — perché prendesse tutto o niente. — Vedrai — gli aveva detto, in preda a un'intensa eccitazione, — vedrai. — La settimana successiva Selnick si era impiccato, ma le sue attrezzature erano già in viaggio per la valle della Virginia.

Lavorarono dunque indefessamente per tutto l'inverno, uscendo dal laboratorio soltanto per mangiare. Le piogge invernali lasciarono finalmente il posto a quelle primaverili, e l'aria fu impregnata da un'insperata mitezza.

David stava uscendo dalla tavola calda, la mente concentrata sul lavoro che l'aspettava, quando si sentì tirare per il braccio. Era sua madre. Non la vedeva da settimane, e le sarebbe passato accanto con un frettoloso ciao se lei non l'avesse fermato. Sua madre aveva un'aria strana, quasi complice. David distolse lo sguardo da lei, facendolo vagare distrattamente fuori della finestra, aspettando che lei gli lasciasse il braccio.

— Celia sta per tornare a casa — disse sua madre con voce sommessa. — Ha scritto che sta bene.

David si sentì raggelare; continuò a fissare fuori della finestra senza veder nulla. — Dove si trova, adesso? — Ascoltò il frusciare della carta da pochi soldi, e quand'ebbe l'impressione che sua madre esitasse troppo a lungo a rispondergli, si girò di scatto: — Dove si trova?

— Miami — disse infine sua madre, dopo aver dato una scorsa alle due pagine della lettera. — Mi sembra che ci sia il timbro di Miami. La data è il 28 maggio, due settimane fa. Celia non ha ricevuto nessuna delle nostre lettere. — Porse la lettera di Celia a David, gliela schiacciò con un gesto convulso. Le lagrime le traboccarono dagli occhi, ma lei non sembrò curarsene. Si allontanò rapidamente.

David non lesse la lettera finché sua madre non fu uscita dal refettorio. Sono rimasta in Colombia per un po', otto mesi, credo. E sono stata colpita dal germe che nessuno vuole nominare. La scrittura rivelava una mano debole, esitante. Dunque, Celia non stava bene. David si affrettò a cercare Walt.

— Devo andare a prenderla. Non può finire dritta tra le grinfie di quella gente, dai Wiston.

— Sai che non puoi andar via, adesso.

— Non è questione di potere e non potere. Devo farlo.

Walt lo scrutò per un momento, poi scrollò le spalle. — Come conti di andare fin laggiù e tornare? Niente benzina, per te. Sai che dobbiamo risparmiarla tutta per il raccolto.

— Lo so — replicò David, con tono impaziente. — Prenderò Mike e il carro. Con Mike mi butterò sulle strade secondarie. — Sapeva che Walt stava calcolando, come lui stesso del resto aveva fatto, il tempo che tutto ciò gli avrebbe portato via, e sentì i muscoli tenderglisi, le mascelle indurirsi per l'ansia. Ma Walt si limitò semplicemente ad annuire.

— Partirò alle prime luci dell'alba — disse David, e Walt ancora una volta annuì. — Grazie. — L'esclamazione scaturì improvvisa dalle labbra di David. E fu perché lui non si era messo a discutere, perché Walt non gli aveva fatto notare ciò che entrambi già sapevano, che non c'era alcun modo di sapere quanto a lungo lui avrebbe dovuto aspettare l'arrivo di Celia, e che forse lei non sarebbe mai riuscita ad arrivare fino alla fattoria.

A tre miglia dalla fattoria dei Wiston, David staccò il carro e lo nascose nel denso sottobosco. Cancellò le tracce là dove era uscito dalla strada battuta, e poi condusse Mike dentro il bosco. L'aria era calda e minacciosamente gravida di pioggia; alla sua sinistra David sentiva il rombo del Crooked Creek che scorreva furioso, perdendosi in distanza. Il terreno era inzuppato, ed egli s'incamminò cautamente, non volendo sprofondare fino alle ginocchia nel fango traditore delle terre basse. La fattoria dei Wiston era sempre stata incline agli allagamenti; nonno Wiston aveva ostinatamente affermato che ciò arricchiva il terreno, non essendo disposto a maledire la natura per le sue periodiche scorribande. — Dio non ha certo inteso che questo pezzo di terra debba soffrire anno dopo anno, senza sosta — soleva dire. — Viene il momento in cui la terra ha bisogno di riposo, come te e me. Per quest'anno lasceremo che le cose vadano così, spargeremo un po' di trifoglio quando il terreno si asciugherà.

David cominciò a salire, sempre guidando Mike che di tanto in tanto gli rivolgeva un sommesso nitrito. — Solo in cima al colle, ragazzo mio — lo rassicurò David. — Poi potrai riposarti e brucare l'erba del prato, finché lei non sarà arrivata.

Un giorno, nonno Wiston l'aveva condotto fino al colle: David aveva dodici anni. Ricordava quel giorno, caldo e immobile come oggi, pensò, e nonno Wiston era dritto e forte. Sul colle suo nonno si era fermato e aveva accarezzato il tronco massiccio di una quercia. — Quest'albero ha visto gli indiani in questa valle, David, e i primi coloni, e mio nonno, quando arrivò qui. È nostro amico, quest'albero, David. Conosce tutti i segreti della famiglia.

— Il terreno è ancora tuo, quassù, nonno?

— Sì, giusto fino a quest'albero, figliolo. Da qui in poi comincia il territorio della foresta demaniale, ma quest'albero è tutto nostro, mio e tuo. Un giorno, David, salirai fin quassù, appoggerai le mani su quest'albero e anche tu saprai che ti è amico, proprio come è stato amico mio per tutta la mia vita. Che Dio ci aiuti se un giorno qualcuno dovesse colpirlo con l'ascia.