«Cosa ne è stato di Potter?» chiese Nourse.
Allgood sbatté le palpebre.
«Perché esita a risponderci?» chiese Schruille.
«Lui ci adora,» disse Calapine.
«Ma l’adorazione scaturisce dalla paura,» ribatté Schruille. «Forse vuole mostrarci qualcosa, un video oppure un dato secondario che può rivelarsi importante. È così, Max?»
Allgood li fissò dallo schermo, tutti e tre. Ancora una volta stavano giocando, dimentichi del passare del tempo, tutti presi dalla ricerca di dati, dati, e ancora dati; quell’esigere continuamente particolari trascurabili era una conseguenza del loro essere immortali. Ma questa volta, sperava che il loro gioco proseguisse all’infinito.
«Dov’è Potter?» domandò Nourse.
Allgood deglutì. «Potter ha… temporaneamente eluso la nostra sorveglianza.» Sapeva che era peggio che inutile mentire.
«Eluso?» chiese Schruille.
«In che modo?» volle sapere Nourse.
«C’è stata… violenza,» ammise Allgood.
«Mostracela,» gli ordinò Schruille.
«No,» intervenne Calapine. «Mi basta la parola di Max.»
«Metti in dubbio l’affermazione di Max?» chiese Nourse a Schruille.
«Assolutamente no,» replicò Schruille. «Ma osserverò questa violenza.»
«Come puoi fare una cosa del genere?» si stupì Calapine.
«Allontanati, se vuoi,» disse Schruille. Poi, scandendo bene le parole, ripeté, «Osserverò… questa… violenza.» Fissò Allgod. «Max?»
Allgood deglutì di nuovo. Quello era uno sviluppo che non aveva previsto.
«È avvenuta,» riconobbe Nourse. «Ma questo, Schruille, lo sappiamo.»
«Certo che è avvenuta,» replicò Schruille, «ne ho rilevato la traccia, anche se è stata filtrata dai nostri strumenti. Violenza. Ma ora voglio disinserire i dispositivi di sicurezza che proteggono la nostra sensibilità.» Emise uno sbuffo ironico. «Sensibilità!»
Nourse lo fissò, essendosi accorto che ogni traccia di lamentosità era scomparsa dalla voce di Schruille.
Quest’ultimo sollevò lo sguardo e vide che molti dei sensori video si stavano spegnendo. Senza dubbio stava disgustando perfino i Cinici. Tuttavia, qualcuno rimase acceso.
Ma ce la faranno a resistere fino alla fine? si chiese.
«Mostra la violenza, Max,» ordinò.
Allgood si strinse nelle spalle.
Nourse fece ruotare il suo trono, voltando le spalle allo schermo. Calapine si coprì gli occhi con le mani.
«Come ordini,» disse Allgood. Il suo volto svanì dallo schermo. Al suo posto, comparve una ripresa dall’alto di una piccola piazza stretta tra edifici privi di finestre. Due minuscole figure stavano girando intorno ad una fontana nella piazza. Si fermarono e uno zoom permise di distinguere i loro volti: uno era Potter, mentre l’altro era uno sconosciuto dall’aria strana e dagli occhi spaventosamente gelidi.
Poi fu di nuovo la volta di un campo lungo: altri due uomini stavano sbucando da un vicolo, trasportando dei pacchi. Alle loro spalle marciava una fila di bambini sorvegliata da una donna che indossava l’uniforme da insegnante.
Di colpo, Potter si mosse di scatto, si fece largo tra i bambini. Il suo compagno stava correndo verso l’altro lato della fontana.
Schruille arrischiò un’occhiata verso Calapine, scoprì che la donna stava sbirciando attraverso le dita.
Un grido acuto proveniente dallo schermo attirò nuovamente la sua attenzione verso di esso.
Il compagno di Potter si era trasformato in un essere orribile, i cui vestiti erano caduti, e sul cui petto sorgeva un bulbo latteo, che irradiò una luce intensissima.
Lo schermo divenne nero, poi la scena ricomparve, questa volta ripresa da una diversa angolazione.
A Schruille bastò un rapido sguardo per accertarsi che Calapine aveva abbandonato ogni finzione di coprirsi gli occhi: ora fissava direttamente lo schermo. Anche Nourse lo stava guardando, attraverso il prisma montato sulla spalliera del trono.
La figura sullo schermo emise un altro raggio di luce. Lo schermo divenne nero ancora una volta.
«È un Cyborg,» spiegò Schruille. «È giusto che ne siate informati.»
La scena riapparve, questa volta ripresa da un’altezza maggiore e da un’angolazione nuovamente differente. Lo scontro che si svolgeva nel canyon di plasmeld era ormai portato avanti da dei moscerini, ma non era difficile trovare l’epicentro dell’azione. Raggi di luce accecante saettavano da una figura acquattata al centro della piazza. Aeromobili esplodevano e precipitavano ridotte in mille pezzi.
Un veicolo della Sicurezza scese in picchiata alle spalle del Cyborg. Un pulsante raggio di luce coerente scaturì dall’aeromobile e scavò un solco fumante lungo il lato di un edificio. Il Cyborg ruotò di scatto su se stesso, sollevò una mano, da cui scaturì un dito azzurro che parve estendersi all’infinito. Il dito incontrò il velivolo in picchiata e lo spezzò in due. Una delle metà urtò contro l’edificio, rimbalzò e investì il Cyborg.
Una palla di fuoco di un giallo spaventosamente intenso prese il posto della piazza. Un istante dopo, una fortissima esplosione scosse l’intera zona.
Schruille sollevò lo sguardo e si accorse che tutti i sensori video erano attivati e brillavano di un rosso intenso.
Calapine si schiarì la gola. «Potter è entrato in quell’edificio sulla destra.»
«È tutto qui quello che hai da dire?» le chiese Schruille.
Nourse fece ruotare il suo trono e fissò con ira Schruille.
«Non è stata un’esperienza interessante?» gli domandò Schruille.
«Interessante?» ripeté Nourse.
«Viene chiamata guerra,» disse Schruille.
Il volto di Allgood riapparve sullo schermo, fissandoli con velata intensità.
Naturalmente è curioso di osservare la nostra reazione, pensò Schruille.
«Tu conosci le nostre armi, Max?» gli chiese.
«Tutto questo parlare di armi e di violenza mi disgusta,» annunciò Nourse. «A cosa ci serve?»
«Perché possediamo delle armi, se non intendiamo utilizzarle?» proseguì Schruille. «Max, conosci la risposta a questa domanda?»
«Conosco le vostre armi,» rispose Allgood. «Sono l’ultima difesa della vostra incolumità personale.»
«Certo che abbiamo delle armi!» gridò Nourse. «Ma perché dobbiamo…»
«Nourse, controllati,» lo esortò Calapine.
Nourse si rilassò sul suo trono, con le mani che ne stringevano spasmodicamente i braccioli. «Controllarmi!»
«Esaminiamo i nuovi sviluppi della situazione,» continuò Schruille. «Sappiamo che i Cyborg esistono. Fino a questo momento, hanno eluso il nostro controllo. Evidentemente hanno la possibilità di entrare nei nostri computer e di manipolare i dati che ci forniscono, inoltre godono dell’appoggio di membri della Gente. E poi abbiamo scoperto che posseggono un braccio armato capace di sacrificare… ho detto sacrificare un membro per il bene degli altri.»
Nourse lo fissò ad occhi spalancati, mentre rifletteva su quelle parole.
«E noi abbiamo dimenticato completamente come si fa ad essere brutali.»
«Puah!» esclamò Nourse.
«Se si ferisce un uomo con un’arma,» rifletté Schruille, «di chi è la responsabilità: dell’arma o di chi la impugna?»
«Spiegati meglio,» sussurrò Calapine.
Schruille indicò l’immagine di Allgood. «Ecco la nostra arma. L’abbiamo puntata innumerevoli volte, finché non ha imparato a puntarsi da sola. Non abbiamo solo dimenticato come essere brutali, abbiamo semplicemente dimenticato di essere brutali.»
«Che sconcezza!» protestò Nourse.
«Guardate,» li esortò Schruille. Indicò i sensori video, tutti attivati. «Ecco la prova che quel che dico è vero. In quale altra occasione tanti nostri pari hanno osservato il Globo?»
Alcune luci si spensero, ma si riaccesero non appena i canali vennero utilizzati da altri che desideravano osservare.
Allgood, che stava assistendo a quella scena dallo schermo, era completamente affascinato. Aveva il respiro mozzo per l’emozione, ma ignorò quel particolare. Gli Optimati che affrontavano apertamente il concetto di violenza! Dopo una vita trascorsa a baloccarsi con degli eufemismi, Allgood scoprì che quel pensiero era inaccettabile. Era successo tutto così in fretta. Ma quelli erano gli Immortali, coloro che non potevano mai sbagliare. Si chiese quali pensieri solcassero in quel momento le loro menti.