Quella sera c’era un altro motivo di soddisfazione. La domanda di Tem Rend era stata accettata dall’Ordine degli Assassini, e lui, come aveva promesso, aveva preso Foeren quale suo assistente.
Il mattino seguente Barrent, nell’aprire il negozio, vide una macchina ferma di fronte alla sua porta. Gli era stata fornita per la vacanza dal Dipartimento di Giustizia.
Sul sedile posteriore, bella ma chiaramente seccata, sedeva Moera.
«Siete impazzito, Barrent. Pensate che io abbia tempo per simili cose? Perché avete scelto me?»
«Mi avete salvato la vita» disse Barrent. «Vi pare poco?»
«E suppongo che questo vi abbia fatto pensare che mi interessavo a voi. Be’, non è così. Se avete della gratitudine per me dite all’autista che avete cambiato idea. Potete sempre scegliere un’altra ragazza.»
Barrent scosse la testa.
«Siete la sola ragazza che mi interessi.»
«Non volete cambiare idea, quindi?»
«Non ci penso neppure.»
Moera sospirò e si lasciò cadere contro lo schienale.
«Vi interesso veramente?»
«È molto di più che un interesse.»
«Se non volete cambiare idea non mi resta che venire con voi» mormorò Moera.
Voltò la testa dall’altra parte. Ma prima che fosse completamente girata, Barrent poté scorgere un lieve sorriso sulle labbra della ragazza.
XII
Il Lago delle Nuvole era il luogo di vacanza più elegante di Omega. Prima di entrare nella zona di villeggiatura, tutte le armi venivano ritirate. Per nessun motivo erano permessi duelli. Le liti venivano normalmente risolte con decisione insindacabile dal più vicino barman, e un assassinio veniva immediatamente punito con la perdita della posizione sociale.
Al Lago delle Nuvole si trovava qualsiasi divertimento, e si potevano praticare sport, come il nuoto, l’alpinismo, lo sci. La sera si poteva ballare nella grande sala divisa da vetrate che separavano i Residenti dai Cittadini e i Cittadini dai Privilegiati. C’era un drug-bar ottimamente fornito, in cui si trovavano tutti i tipi di droghe, dalle più antiche alle ultime novità in materia. Per le compagnie allegre, ogni mercoledì e domenica sera, si svolgevano delle orge alla Grotta dei Satiri. Per i timidi, invece, la direzione organizzava convegni mascherati che si svolgevano nei corridoi oscuri, nelle cantine dell’albergo. Ma, cosa più importante, c’erano dolci colline con boschetti ombrosi, in cui passeggiare, e dove ci si sentiva finalmente liberi dalla tensione giornaliera dell’esistenza che si viveva a Tetrahyde.
Barrent e Moera occupavano camere comunicanti, e la porta che le univa non era chiusa a chiave. Tuttavia la prima notte Barrent non volle oltrepassarla. Moera non gli aveva fatto capire di desiderare la sua compagnia. Su di un pianeta dove le donne avevano così facile accesso ai veleni, l’uomo doveva pensarci due volte prima di infliggere la sua presenza quando non era desiderata. Anche il proprietario di un negozio di antidoti doveva tener presente la possibilità di non riconoscere un sintomo in tempo.
Il secondo giorno scalarono una collina. Si fermarono su di un prato che scendeva lontano fino a toccare le acque grigie del mare, e fecero colazione con quello che avevano portato. Poi Barrent chiese a Moera perché gli avesse salvato la vita.
«Può darsi che la risposta non vi faccia piacere» disse Moera.
«La voglio sentire ugualmente.»
«Be’, il giorno in cui vi ho visto nella sala della Società delle Vittime avevate un’aria vulnerabile e ridicola. Avrei aiutato chiunque in quelle condizioni.»
«E la seconda volta?»
«Credo di aver avuto un certo interesse. Non romantico. Non lo sono affatto.»
«Che tipo di interesse, allora?» chiese Barrent.
«Pensai che potevate essere ottimo materiale da reclutare.»
«Vorrei che vi spiegaste meglio.»
«Non vi posso dire molto. Appartengo a un’organizzazione, e siamo in cerca di persone che ci possono essere utili. Normalmente facciamo la scelta nel momento in cui i prigionieri scendono dall’astronave. In seguito i reclutatori, come me, vanno in giro per arruolare le persone osservate.»
«Che tipo di persone cercate?»
«Non del vostro tipo, Will. Mi spiace.»
«Perché non come me?»
«In un primo momento avevo pensato seriamente di reclutarvi» disse Moera. «Mi sembravate proprio il tipo di cui avevamo bisogno. Poi ho guardato i documenti che vi riguardano.»
«Allora?»
«Non reclutiamo assassini. A volte abbiamo bisogno della loro opera per lavori specifici, però non li facciamo entrare nell’organizzazione. Ammettiamo certe circostanze attenuanti. La legittima difesa, per esempio. Ma a parte questo, chi ha commesse un omicidio premeditato, sulla Terra, non fa per noi.»
«Capisco» disse Barrent. «Gioverebbe se dicessi che non ho la normale attitudine degli Omegani verso il delitto?»
«No» rispose Moera. «Dipendesse da me, vi farei entrare nell’organizzazione. Ma non ho questa possibilità… Will, siete sicuro di essere un assassino?»
«Credo di sì» disse Barrent. «Probabilmente lo sono.»
«Peccato» mormorò Moera. «Comunque l’organizzazione ha bisogno di gente capace di sopravvivere. Non vi prometto niente, però voglio vedere quello che posso fare. Sarebbe interessante se riusciste a sapere perché avete ucciso. Potrebbero esserci delle circostanze attenuanti.»
«Forse» rispose Barrent, in tono dubbioso. «Cercherò di scoprire qualcosa.»
Quella sera, un attimo prima di coricarsi, Moerà aprì la porta di comunicazione. Quando lui lece per parlare, la ragazza gli pose una mano sulla bocca. E Barrent, che aveva imparato a non discutere la buona sorte, non disse niente.
Il resto della vacanza passò rapidamente. Non parlarono più dell’organizzazione; in compenso, la porta comunicante rimase sempre aperta. La sera del settimo giorno, Barrent e Moera tornarono a Tetrahyde.
«Quando ti potrò rivedere?» chiese Barrent.
«Mi farò viva io.»
«Non è una risposta soddisfacente.»
«È tutto quello che posso dirti. Mi spiace, Will» disse lei. «Vedrò intanto quello che posso fare con l’organizzazione.»
Barrent si dovette rassegnare. Quando la macchina si fermò davanti al suo negozio, ancora non sapeva dove la ragazza vivesse, né che tipo di organizzazione fosse la sua.
Nella tranquillità della sua camera, il giovane cominciò a esaminare i particolari del sogno che aveva fatto sotto gli effetti della droga. C’era tutto: il suo odio per Therkaler, l’arma proibita, l’incontro, il cadavere, e poi l’informatore e il giudice. Una sola cosa mancava. Non ricordava l’assassinio vero e proprio, quando aveva puntato l’arma e fatto fuoco. Il sogno si era fermato nel momento in cui si era trovato di fronte a Therkaler, ed aveva ripreso dopo la morte. Magari c’era stata una qualsiasi provocazione, una ragione per cui aveva ucciso quell’uomo. Doveva sapere.
C’erano solo due mezzi per ottenere informazioni riguardanti la Terra. Una attraverso le visioni piene di orrore del Negozio dei Sogni. E questo era deciso a non riprovarlo. L’altra, attraverso i servizi dei mutanti.
Barrent nutriva un normale disgusto per i mutanti. Erano completamente un’altra razza, e se venivano considerati intoccabili, non era solo per pregiudizio. I mutanti portavano in sé strane e incurabili malattie. Venivano evitati, e avevano reagito isolandosi. Vivevano in un loro quartiere, vera e propria città nella città di Tetrahyde. I cittadini di buon senso stavano lontani da quel quartiere, specie di notte. Tutti sapevano che i mutanti potevano essere vendicativi.
Ma solo loro possedevano qualità divinatorie. Nei loro corpi deformi risiedevano poteri e ingegno insoliti. Abilità strane e abnormi, che gli uomini comuni evitavano durante il giorno ma ricercavano segretamente di notte. Si diceva che i mutanti godessero del particolare favore del Nero. Alcuni asserivano che la grande arte della Magia Nera, tanto vantata dai preti, potesse essere praticata solo dai mutanti. Naturalmente nessuno osava dire una cosa simile in presenza di un prete.