L’inserviente gli indicò un tavolo d’angolo dove un uomo di corporatura robusta sedeva davanti a un bicchiere di thanapiquita. Barrent lo raggiunse e si presentò.
«Felice di conoscervi, signore» disse Illiardi col tono di rispetto che un Residente di Seconda Classe doveva a un Cittadino Privilegiato. «In che cosa posso esservi utile?»
«Voglio farvi alcune domande sulla Terra» disse Barrent.
«Non ricordo molto della Terra» rispose Illiardi. «Ma vi dirò tutto quello che so.»
«Ricordate un uomo di nome Therkaler?»
«Certamente» rispose Illiardi. «Magro. Strabico. Un uomo meschino come pochi.»
«Eravate presente quando è stato ucciso?»
«Certo. È stata la prima cosa che mi è venuta alla mente quando sono sceso dall’astronave.»
«E avete visto chi l’ha ucciso?»
Illiardi lo fissò, stupito.
«Non avevo bisogno di vedere. Sono stato io a ucciderlo.»
Barrent cercò di mantenersi calmo.
«Ne siete sicuro? Assolutamente?» domandò.
«Certo che lo sono» esclamò Illiardi. «E sarei pronto a lottare contro chiunque volesse arrogarsi questo merito. Ho ucciso Therkaler, ma lui meritava qualcosa di peggio.»
«Quando l’avete ucciso» chiese Barrent «mi avete visto nei paraggi?»
Illiardi lo guardò attentamente, poi scosse la testa.
«No. Non mi sembra di avervi visto. Però non ne posso essere sicuro. Subito dopo aver ucciso Therkaler, tutto è diventato confuso.»
«Vi ringrazio» disse Barrent. E uscì dall’Euphoriatorium.
XIV
Aveva molte cose su cui riflettere, ma più lo faceva, e più tutto diventava confuso. Se Illiardi aveva ucciso Therkaler, perché lui, Barrent, era stato deportato su Omega? Se era stato commesso un errore giudiziario, perché non era stato rilasciato quando avevano arrestato il vero assassino? Perché qualcuno sulla Terra lo aveva accusato di un delitto che lui non aveva commesso? E perché gli era stato immesso un falso ricordo nel subconscio?
Barrent non sapeva trovare una risposta a queste domande. Non si era mai sentito un assassino. Ora, la sensazione di essere innocente cambiò molte cose. Sentì meno tolleranza per i sistemi omegani, e perse ogni interesse a conformarsi a un tipo criminale di vita. L’unica cosa che desiderava adesso era quella di fuggire dal pianeta e riavere sulla Terra i diritti che gli spettavano.
Ma questo era impossibile. Giorno e notte le astronavi di guardia circolavano sopra la città. Anche ci fosse stato il modo di sfuggire a quella sorveglianza, sarebbe stato impossibile allontanarsi dal pianeta. Su Omega la tecnica aveva progredito soltanto fino al motore a scoppio. Le astronavi erano azionate da forze terrestri.
Barrent continuò il lavoro nel suo negozio di antidoti, ma il suo distacco dalla vita pubblica diventò presto evidente. Ignorò tutti gli inviti che gli venivano rivolti dal Negozio dei Sogni, e non volle mai prendere parte a una esecuzione pubblica. Quando venivano formate spedizioni per andarsi a divertire nel quartiere dei mutanti, Barrent accusava normalmente un forte mal di testa. Non prese mai parte alle cacce del Giorno dell’Atterraggio, e le visite dello Zio Ingemar non gli fecero cambiare il suo atteggiamento antireligioso.
Sapeva di cacciarsi nei guai. Li aspettava i guai, anzi, e il saperlo gli dava uno strano senso di gioia. Dopo tutto non c’era niente di male nell’infrangere le leggi di Omega, ammesso che uno riuscisse a evitare le pene.
Passò un mese, e Barrent ebbe modo di mettere alla prova la sua decisione.
Mentre tornava al negozio, un giorno, vide un uomo staccarsi dalla folla e venirgli incontro. Barrent si scansò, ma l’altro lo prese per la spalla e lo fece girare su se stesso.
«Chi credete di spingere?» chiese l’uomo. Era piccolo e tarchiato, e indossava gli abiti di Cittadino Privilegiato. Cinque stellette d’argento sul calcio della sua pistola indicavano il numero degli assassinii autorizzati che aveva commesso.
«Non vi ho spinto affatto» gli rispose Barrent.
«Menti, amico dei mutanti!»
La folla intorno ammutolì appena venne pronunciato l’insulto mortale. Barrent fece alcuni passi indietro. L’uomo, con un movimento rapido, portò la mano alla pistola. Ma l’arma di Barrent uscì dal fodero mezzo secondo prima che quella dell’avversario.
Lo colpì in mezzo agli occhi. Poi, sentendo un movimento alle spalle, si girò di scatto. Due Privilegiati stavano estraendo le pistole. Sparò ancora, automaticamente, mentre si lanciava al riparo della porta di un negozio. Gli uomini caddero. Un proiettile colpì lo stipite, e le schegge di legno gli ferirono una mano. Un quarto uomo stava sparando da un vicolo. Lo uccise con due colpi.
Fu tutto. In pochi secondi aveva ucciso quattro persone.
Benché non avesse affatto la mentalità dell’assassino, Barrent provò un senso di piacere e di esaltazione. Aveva sparato per difendersi. E aveva dato ai cacciatori di status qualcosa a cui pensare: la prossima volta non avrebbero messo tanto facilmente la mano alla pistola, contro di lui. Probabilmente avrebbero rivolto le loro attenzioni verso bersagli più facili, lasciandolo in pace.
Quando ebbe raggiunto il suo negozio, trovò Joe che lo stava aspettando. Aveva un sorriso amaro sulle labbra.
«Ho visto il tuo lavoretto. Veramente ben fatto» commentò.
«Ti ringrazio» disse Barrent.
«Pensi che una cosa simile ti possa essere di vantaggio? Pensi di poter continuare a infrangere la legge?»
«Me la cavo, no?»
«Certo. Ma per quanto tempo ancora?»
«Fin quando voglio.»
«Non credo» ribatté Joe. «Nessuno può infrangere continuamente la legge e sfuggire alla pena. Solo i folli possono crederlo.»
«Dovrebbero scegliere uomini migliori per lavori del genere» disse Barrent riponendo la pistola nel fodero.
«Non sarà necessario. Credimi, Will, sono infiniti i modi in cui ti possono raggiungere. Una volta che la legge ha deciso di muoversi, non puoi far niente per fermarla. E non aspettarti un aiuto dalla tua amica.»
«La conosci?» domandò Barrent.
«Conosco tutti» rispose Joe con rabbia. «Ho molti amici nel governo. E so che quella gente ne ha abbastanza di te. Ascoltami, Will. Vuoi proprio farti ammazzare?»
Barrent scosse la testa.
«Joe, puoi vedere Moera? Sai come raggiungerla?»
«Forse» rispose Joe. «Perché?»
«Voglio che tu le riferisca una cosa. Voglio che tu le dica che non ho commesso il delitto di cui sono stato accusato sulla Terra.»
Joe lo fissò.
«Sei impazzito?»
«No. Ho trovato l’uomo che l’ha commesso. È un Residente di Seconda Classe, di nome llliardi.»
«Perché raccontarlo in giro?» chiese Joe. «Non c’è senso a perdere il credito che viene da un delitto.»
«Io non ho ucciso quell’uomo» ripeté Barrent. «Voglio che tu lo dica a Moera. Lo farai?»
«Glielo dirò» rispose Joe. «Se mi sarà possibile trovarla. Senti, vuoi pensare a quello che ti ho detto? Forse sei ancora in tempo. Vai alla Messa Nera, o fai qualcosa di simile. Può esserti utile.»
«Forse lo farò» disse Barrent. «Sei sicuro di poterglielo dire?»
«Glielo dirò» ripeté Joe. E uscì dal negozio degli antidoti scuotendo la testa.
XV
Tre giorni più tardi Barrent ricevette la visita di un vecchio molto alto che rimase in piedi, rigido come la spada cerimoniale che aveva al fianco. Indossava una giubba chiusa fino al collo, pantaloni neri e un paio di stivaloni scintillanti. Dall’abbigliamento, Barrent capì subito che si trattava di un alto funzionario.