Jay raggiunse la porta, poi si voltò di nuovo.
«Posso aggiungere che c’è una possibilità di preservare vita e libertà per tutto il tempo della Caccia. Ma, dato che è proibito, non posso dirvi di cosa si tratta.»
Dopo diversi tentativi Barrent si convinse che i segni sulla faccia erano veramente indelebili. La sera smontò la pistola ricevuta dal Governo e ne ispezionò ogni parte. Come aveva sospettato, l’arma era difettosa e la scartò preferendole quella che aveva usato fino a quel momento.
Poi fece i preparativi. In un piccolo zaino mise cibo, acqua, un rotolo di corda, un coltello, una scorta di munizioni e una seconda pistola. Poi aspettò, senza particolare ragione, che Moera e la sua organizzazione venissero a toglierlo da quell’impaccio.
Ma nessuno si fece vivo. Un’ora prima del levar del sole, Barrent si caricò lo zaino sulle spalle e uscì dal negozio.
XVI
Gli studiosi autorevoli di Omega concordano sul fatto che le Prede subiscono un cambiamento di carattere. Se quegli uomini fossero capaci di guardare alla Caccia come a un problema astratto, certo arriverebbero a conclusioni più valide. Ma la tipica Preda, quale che sia la sua intelligenza, non è capace di separare l’emozione dal ragionamento. E si lascia prendere dal panico. La salvezza sembra trovarsi nella distanza e nelle profondità. E si allontana il più possibile da casa, o si va a nascondere nei condotti e canali sotterranei della città. Sceglie il buio anziché la luce, i luoghi deserti anziché quelli pieni di folla.
Questo particolare comportamento è conosciuto dai cacciatori esperti. E naturalmente guardano per prima cosa nei luoghi oscuri, deserti, nei passaggi sotterranei, nei negozi e nelle case abbandonate. E lì trovano e uccidono le Prede con inesorabile precisione.
Barrent l’aveva previsto. E scartò il primo istinto che era quello di nascondersi nell’intricato sottosuolo di Tetrahyde. Quando uscì dal negozio si avviò deciso verso il palazzo illuminato in cui risiedeva il Ministero dello Sport.
Quando fu certo che i corridoi erano deserti, entrò rapido, lesse la tabella dei nomi e salì al terzo piano. Passò davanti a una dozzina di porte e si fermò di fronte a quella su cui era scritto “Norins Jay, Sottosegretario allo Sport”. Rimase un attimo in ascolto, poi aprì la porta ed entrò.
Jay possedeva dei riflessi straordinariamente pronti. Prima che Barrent avesse oltrepassato la porta, il vecchio aveva notato i segni che marcavano le guance del visitatore e aveva subito aperto il cassetto della scrivania.
Barrent non aveva intenzione di ucciderlo. Lanciò verso Jay la pistola avuta poche ore prima, e lo colpì in mezzo alla fronte. Il vecchio cadde sul pavimento.
Chinatosi su di lui, Barrent si accertò che le pulsazioni di Jay fossero ancora forti. Poi, dopo averlo legato e imbavagliato, lo spinse sotto la scrivania. Frugò nei cassetti, e alla fine trovò il cartello con la scritta: “Seduta — Non disturbare”. Lo appese fuori della porta e si chiuse a chiave nella stanza. Poi appoggiò la pistola alla scrivania e si mise a sedere in attesa degli eventi.
Venne l’alba, e il debole sole del mattino cominciò a illuminare Omega. Dalla finestra Barrent poté vedere le strade che si riempivano di gente. C’era nell’aria un’atmosfera carnevalesca, e l’allegro frastuono veniva punteggiato di tanto in tanto dai fischi delle pistole termiche e dai colpi di quelle a proiettili.
A mezzogiorno Barrent non era ancora stato scoperto. Guardò attraverso la finestra e si accorse che da quella parte poteva raggiungere il tetto. E fu felice di avere una via d’uscita, proprio come Jay aveva suggerito.
A metà pomeriggio Jay riprese conoscenza. Si dibatté per un attimo cercando di liberarsi, poi rimase tranquillo sotto la scrivania.
Poco prima di sera bussarono alla porta.
«Signor Ministro, posso entrare?»
«Non ancora» rispose Barrent con un tono di voce che voleva imitare quello del suo prigioniero.
«Pensavo vi interessassero le statistiche della Caccia» riprese l’uomo da dietro la porta. «Fino a questo momento i Cittadini hanno ucciso settantatré Prede, ne restano solo diciotto. È un miglioramento netto rispetto allo scorso anno.»
«Benissimo» disse Barrent.
«La percentuale di quelli che si sono nascosti nelle fogne è molto più alta. Alcuni hanno voluto tentare il trucco di rimanere nella propria casa. Gli altri sono stati trovati nei soliti posti.»
«Ottimo» esclamò Barrent.
«Fino a questo momento nessuno ha tentato la fuga» continuò l’uomo. «Strano che le Prede pensino raramente a questa soluzione. Comunque questo ci evita di dover usare le macchine.»
Barrent si chiese di cosa stesse parlando. La fuga? Dove si poteva fuggire? E che macchine?
«Abbiamo già studiato le possibili variazioni ai Giochi» soggiunse l’uomo. «Vorrei che approvaste la lista.»
«Fate a vostro giudizio.»
«Sì, signore.»
Subito Barrent sentì i passi dell’uomo che si allontanava nel corridoio. Però era convinto di aver suscitato dei sospetti. La conversazione era durata troppo a lungo; avrebbe dovuto troncarla fin dall’inizio. Ora forse gli conveniva spostarsi in qualche altro ufficio.
Ma prima che potesse decidere qualcosa, fu bussato di nuovo.
«Sì?»
«Comitato Cittadino di Ricerca» disse una voce bassa. «Vi preghiamo di aprire la porta. Abbiamo ragione di credere che una Preda sia nascosta in questa stanza.»
«È assurdo» disse Barrent. «Non potete entrare. Questo è un ufficio del Governo.»
«Possiamo» esclamò la voce. «Nessuna stanza, ufficio o palazzo, può essere chiuso ai Cittadini il Giorno della Caccia. Volete aprire?»
Barrent si era già spostato vicino alla finestra e l’aveva aperta. Alle sue spalle udì il rumore di uomini che si avventavano contro la porta. Sparò due volte verso i battenti per dare agli inseguitori qualcosa a cui pensare, poi uscì dalla finestra.
I tetti di Tetrahyde, Barrent lo vide immediatamente, erano il luogo ideale per una Preda, perciò erano l’ultimo posto in cui una Preda si sarebbe andata a nascondere. Il labirinto di tetti comunicanti, i camini, le guglie, sembravano studiati apposta per una Caccia. Però adesso gli altri lo avevano seguito, e appena lo scorsero gli spararono contro.
Barrent partì di scatto. Dei Cacciatori gli erano alle spalle, e altri lo stavano stringendo ai lati. Con un balzo il giovane superò i due metri che dividevano due palazzi, e cercando di non perdere l’equilibrio risalì il ripido pendio del tetto e si portò sull’altro versante.
La paura gli mise le ali ai piedi, e i Cacciatori vennero presto distanziati. Se avesse potuto tenere quel passo per qualche altro minuto sarebbe anche stato possibile abbandonare i tetti e cercare un nascondiglio più sicuro.
Si trovò di fronte a un altro baratro di due metri da superare, e saltò senza esitazione.
Atterrò bene, ma sprofondò con la gamba destra, fino all’anca, nell’intelaiatura di legno marcio del tetto. Raccolse le forze e cercò di liberare l’arto imprigionato, ma l’inclinazione del tetto lo fece scivolare.
«Eccolo!»
Barrent si afferrò alla intelaiatura con tutte e due le mani. I Cacciatori erano quasi a distanza utile di tiro. Nel momento in cui fosse riuscito a liberare la gamba, sarebbe stato un facile bersaglio.
Quando i Cacciatori apparvero sul tetto della casa di fronte, Barrent era riuscito a praticare un grosso buco nel tetto. La gamba era libera, ma, non vedendo altre alternative, Barrent si lasciò cadere nel buco.
Atterrò sopra un tavolo che si ruppe sotto il suo peso. Si alzò da terra. Si trovava nella sala di soggiorno di un Hadji. Una vecchia seduta su di una poltrona a dondolo lo fissava con gli occhi pieni di terrore.
Barrent udì i Cacciatori che saltavano sul tetto della casa. Allora attraversò la cucina e raggiunse la porta posteriore. Nel giardino si mise a correre lungo la siepe. Qualcuno gli sparò dalla finestra del primo piano. Guardando in alto vide un ragazzino che cercava di prenderlo di mira con una grossa pistola termica. Probabilmente il padre gli aveva proibito di scendere nelle strade.