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Si rese conto di essere entrato in una specie di rifugio inviolabile. Si trovava in una grande sala molto illuminata. Accanto alla porta parecchi uomini cenciosi stavano ridendo tra loro. Poco discosto, una ragazza dai capelli neri fissò Barrent con grandi occhi verdi. Sul fondo, una scrivania dietro cui era seduto un uomo. Poi questi gli fece cenno di avvicinarsi.

Barrent lo raggiunse. Lo sconosciuto era piccolo, e sorrideva in modo incoraggiante, in attesa delle parole di Barrent.

«Questa è la “Società Protezione delle Vittime”?» domandò il giovane.

«Esatto» rispose l’uomo. «Io sono Rondolp Frendlyer, presidente di questa società benefica. Posso esservi utile?»

«Credo proprio di sì» rispose Barrent. «Praticamente sono una vittima.»

«L’ho capito non appena vi ho visto» disse Frendlyer sorridendo. «Avete senz’altro l’aspetto di una vittima, un misto di paura e di indecisione, con un pizzico di vulnerabilità. Non ci si può sbagliare.»

«Molto interessante» brontolò Barrent, guardando verso la porta, e chiedendosi per quanto tempo ancora quel rifugio sarebbe stato rispettato. «Signor Frendlyer, io non sono membro della vostra organizzazione…»

«Non ha importanza» disse Frendlyer. «L’unirsi a noi è cosa necessariamente spontanea. Si viene quando sorge l’occasione. Il nostro scopo è quello di proteggere i diritti inalienabili di tutte le vittime.»

«Sì, certo. Be’, ci sono tre uomini fuori da quella porta, che cercano di uccidermi.»

«Capisco» sussurrò Frendlyer. Poi aprì un cassetto e prese un grosso libro. Sfogliò rapidamente le pagine fino a trovare quello che cercava. «Ditemi, avete accertato il rango di quegli uomini?»

«Credo che siano degli Hadji» rispose Barrent. «Tutti e tre hanno un orecchino d’oro all’orecchio sinistro.»

«Esatto» approvò Frendlyer «e oggi è il Giorno dell’Atterraggio. Voi siete sceso dallo scafo che è giunto oggi e siete stato classificato peone, vero?»

«Sì, è così.»

«Allora sono felice di dirvi che tutto è in regola. La caccia del Giorno dell’Atterraggio termina al calar del sole. Potete uscire di qui felice di sapere che tutto si svolge secondo le regole, e che i vostri diritti non sono stati violati.»

«Uscire di qui? Dopo il calar del sole, vorrete dire.»

Il signor Frendlyer scosse la testa e sorrise.

«Spiacente. Secondo quello che dice la legge, voi dovete uscire di qui immediatamente.»

«Ma mi uccideranno!»

«Questo è vero» rispose Frendlyer. «Sfortunatamente non c’è niente da fare. Vittima, per definizione, è chi sta per essere uccisa.»

«Pensavo che questa fosse una organizzazione protettiva» protestò Barrent.

«Lo è. Ma noi proteggiamo i diritti, non le vittime. I vostri diritti non sono stati violati. Gli Hadji, se lasciate la zona delle baracche il Giorno dell’Atterraggio, hanno il diritto di uccidervi in qualsiasi momento, prima del calar del sole. Voi, posso aggiungere questo, avete il diritto di uccidere chiunque vi voglia sopprimere.»

«Ma non ho armi!»

«Le vittime non ne hanno mai» disse Frendlyer. «Questa è appunto la differenza. Ma con o senza armi, voi dovete uscire di qui. Mi spiace.»

Barrent poteva ancora udire le voci degli Hadji che discutevano nella strada.

«Non avete un’uscita posteriore?»

«No.»

«Allora non esco.»

Sempre sorridendo, il signor Frendlyer aprì un cassetto e ne tolse una pistola, che puntò verso Barrent.

«Dovete uscire. Potete tentare la sorte con gli Hadji, o morire qui senza possibilità di scampo.»

«Datemi la vostra pistola.»

«Non è permesso» lo informò Frendlyer. «Le vittime non possono girare armate. Complicherebbe le cose.» Tolse la sicurezza. «Volete uscire?»

Barrent calcolò quali probabilità avrebbe avuto di conquistare l’arma lanciandosi sopra la scrivania, e capì che sarebbe stato impossibile. Si volse e s’incamminò lentamente verso la porta. Gli uomini ricoperti di cenci stavano ancora ridendo tra loro. La ragazza si era alzata per portarsi accanto alla porta. Avvicinandosi, Barrent si accorse che era molto carina, e si chiese quale crimine avesse mai potuto commettere sulla Terra.

Quando le fu di fianco sentì qualcosa di duro premergli contro le costole. Sollevò la mano e si accorse di stringere una piccola rivoltella.

«Buona fortuna» disse la ragazza. «Spero che sappiate come si fa ad usarla.»

Barrent fece un cenno di ringraziamento. Non era sicuro di saperla usare, ma ci avrebbe provato.

IV

A circa una ventina di metri di distanza i tre Hadji conversavano tra loro tranquillamente.

Appena Barrent uscì dalla porta, due degli uomini fecero alcuni passi indietro e il terzo cominciò ad avanzare stringendo l’arma nella mano negligentemente abbassata. Ma quando si accorse che Barrent era armato sollevò di scatto la pistola in posizione di sparo.

Barrent si gettò a terra e contemporaneamente premette il grilletto di quella strana arma. Sentì la mano vibrare e vide la testa e le spalle dell’Hadji diventare nere e cominciare a sbriciolarsi. Prima che potesse prendere di mira gli altri due, Barrent sentì la rivoltella volar via. Il proiettile uscito dall’arma dell’Hadji colpito gli aveva strappato di mano la sua pistola.

Barrent si lanciò, nel disperato tentativo di riprender l’arma, ben sapendo che non ci sarebbe mai riuscito. Si sentì rabbrividire nell’attesa del colpo che lo avrebbe ucciso. Ma raggiunse la pistola ancora miracolosamente vivo, e subito prese di mira l’Hadji più vicino.

Ma si trattenne in tempo dallo sparare. Gli Hadji stavano riponendo nel fodero le pistole.

«Povero Draken» commentò uno dei due. «Non ha mai imparato a prendere rapidamente la mira.»

«Mancanza di pratica» rispose l’altro. «Draken non si era mai dedicato con impegno al tiro del bersaglio.»

«Ecco, se vuoi il mio parere, questa è stata un’ottima lezione. Non si deve mai perdere la pratica.»

«Inoltre» disse l’altro «non bisogna mai sottovalutare neppure un peone.» Guardò verso Barrent. «Bel colpo, amico.»

«Sì, veramente un bel colpo» disse il primo. «È molto difficile sparare quando si è in movimento.»

Barrent si alzò, sempre stringendo in mano la pistola della ragazza e pronto a sparare al primo movimento sospetto. Ma i due avversari agivano come se la faccenda ormai fosse conclusa.

«Che succede ora?» chiese Barrent.

«Niente» gli rispose uno dei due. «Nei Giorni dell’Atterraggio una sola uccisione è permessa a un uomo o a una squadra di caccia. Dopo di che la caccia è finita.»

«È una festa poco importante» aggiunse l’altro. «Non è certo come alle Gare o alla Lotteria.»

«Tutto quello che dovete fare» riprese il primo «è di andare all’Ufficio del Registro per ritirare la vostra eredità.»

«La mia cosa?»

«La vostra eredità» spiegò l’Hadji pazientemente. «Siete autorizzato a ereditare tutto ciò che la vostra vittima possedeva. Nel caso di Draken, mi spiace dirvelo, non è molto.»

«Non è mai stato un uomo d’affari molto abile» disse l’altro. «Comunque avrete qualcosa per cominciare una vita. Inoltre, dato che avete commesso una uccisione autorizzata, anche se molto insolita, avanzate di rango. Siete diventato un Libero Cittadino.»

La gente stava ritornando nelle strade, e i negozianti riaprivano le saracinesche dei negozi. Un carro su cui era la scritta “Rimozione corpi. Unità 5” giunse dal fondo della strada, e quattro uomini in uniforme caricarono il corpo di Draken. La vita normale di Tetrahyde stava ricominciando. E questo, più che non le assicurazioni degli Hadji, fece capire a Barrent che il momento di pericolo era passato. Allora mise in tasca la pistola della ragazza.