«L’Ufficio del Registro è da questa parte» disse uno degli Hadji. «Vi faremo da testimoni.»
Barrent non aveva ancora pienamente compreso la situazione. Ma, dato che le cose avevano preso quella piega, decise di accettarle senza fare domande. In seguito avrebbe avuto tempo di farsi spiegare tutto.
Accompagnato dagli Hadji, raggiunse l’Ufficio del Registro sulla Gunpoint Square. Furono ricevuti da un impiegato pieno di noia, che lentamente andò a prendere l’incartamento di Draken, per incollare il nome di Barrent sopra quello del defunto. Barrent si accorse che diversi nomi erano incollati uno sull’altro. Sembrava che a Tetrahyde i passaggi di proprietà avvenissero con una certa frequenza.
Scoprì di aver ereditato un negozio di antidoti al numero 3 del Blazer Boulevard.
Con la consegna delle proprietà di Draken, a Barrent venne riconosciuto il nuovo rango di Libero Cittadino.
L’incaricato gli consegnò l’anello d’acciaio di riconoscimento, e venne consigliato, se voleva evitare che gli succedesse qualcosa di spiacevole, di cambiare gli abiti con quelli di Cittadino.
Una volta fuori, gli Hadji gli augurarono buona fortuna. Poi Barrent decise di dare un’occhiata alla sua eredità.
Blazer Boulevard era una stradina secondaria che si stendeva tra due grandi viali. A circa metà della via vide un’insegna con la scritta: “Antidoti”. E più sotto: “Specifici contro tutti i veleni, animali, vegetali, o minerali. Portate con voi la scatola di pronto soccorso. Ventitré antidoti in una scatola di formato tascabile”.
Barrent aprì la porta ed entrò. Dietro un banco molto basso vide una catasta di bottiglie con etichetta, scatole di latta e di cartone, che si alzava fino al soffitto. In fondo al banco c’era un piccolo scaffale di libri con titoli come: “Diagnosi rapide in casi di avvelenamenti acuti”, “Gli arsenicali”, eccetera.
Era chiaro che gli avvelenamenti giocavano un ruolo importante nella vita giornaliera di Omega. Quel negozio, e probabilmente ce n’erano altri uguali, aveva il solo scopo di distribuire antidoti. Barrent pensò un attimo alla stranezza della situazione, poi decise che aveva ereditato un mestiere insolito ma onorevole. Avrebbe studiato quei libri e imparato come far prosperare un negozio di antidoti.
Dietro il negozio c’era un piccolo appartamento, composto da un soggiorno, una camera da letto, e una cucina. In uno dei cassetti trovò un abito nero da Cittadino. Lo indossò subito. Tolse dalla tasca dell’abito da prigioniero la pistola che aveva avuto dalla ragazza, e rimase un attimo a soppesarla nella mano, poi la mise nella tasca del nuovo vestito. Uscì dal negozio e si avviò a passo spedito verso la Società Protezione delle Vittime.
La porta era ancora aperta, e i pezzenti erano sempre seduti nello stesso posto. Ma non stavano più ridendo. Forse la lunga attesa li aveva stancati. In fondo alla stanza, dietro la scrivania, il signor Frendlyer era intento a esaminare un grosso incartamento. La ragazza invece era scomparsa.
Barrent si avvicinò alla scrivania e Frendlyer si alzò per salutarlo.
«Le mie congratulazioni!» disse. «Caro amico, le mie più calde congratulazioni. È stato un colpo magnifico. Avete sparato in movimento!»
«Grazie» rispose Barrent. «La ragione per cui sono venuto…»
«Lo so» interruppe Frendlyer «volete essere informato di quali sono i diritti e gli obblighi di un libero Cittadino. Cosa c’è di più naturale? Se volete sedere su quella panca…»
«Non sono venuto per questo» interruppe Barrent. «Naturalmente vorrò sapere quali sono i miei diritti e i miei obblighi. Ora però voglio trovare quella ragazza.»
«Ragazza?»
«Era seduta sulla panca quando sono entrato. È stata lei a darmi la pistola.»
Il signor Frendlyer parve sbalordito.
«Cittadino, voi dovete ancora essere molto sconvolto. Oggi in questo ufficio non è entrata nessuna donna.»
«Stava seduta sulla panca accanto a quei tre uomini. Una ragazza molto carina, coi capelli scuri.»
«L’avrei certamente vista se ci fosse stata» disse Frendlyer. «Ma come vi ho detto, nessuna donna è venuta oggi in questo ufficio.»
Barrent lo fissò, e tolse la pistola di tasca.
«Allora come pensate che io abbia avuto questa?»
«Ve l’ho data io. Sono felice che abbiate saputo usarla, ora però vorrei che me la restituiste.»
«State mentendo!» esclamò Barrent, stringendo con forza la pistola. «Andiamo a domandare a quegli uomini.»
Si avvicinò alla panca seguito da Frendlyer, e si rivolse all’uomo che era seduto vicino alla ragazza.
«Dov’è andata la ragazza?»
L’uomo sollevò la testa.
«Di che ragazza state parlando, Cittadino?»
«Di quella che era seduta accanto a voi.»
«Io non ho visto nessuno. Rafeel, hai visto, per caso, una donna seduta su questa panca?»
«Io no» rispose Rafeel. «E siamo seduti qui da stamattina.»
«Anch’io non ho visto nessuno» disse il terzo. «E vi assicuro che ho degli occhi molto buoni.»
Barrent tornò a voltarsi verso Frendlyer.
«Perché mentite tutti?»
«Vi abbiamo detto semplicemente la verità» disse Frendlyer. «Oggi in questa sala non è entrata nessuna donna. Io vi ho dato la pistola. È un mio privilegio quale Presidente della Società Protezione delle Vittime. Ora la vorrei di ritorno.»
«No» rispose Barrent in tono risoluto. «Terrò la pistola finché non avrò trovato la ragazza.»
«Può essere poco prudente «disse Frendlyer. «Il furto, in un caso simile, non viene condonato.»
«Voglio rischiare» disse Barrent. Poi si volse e uscì dalla Società Protezione delle Vittime.
V
Ci volle del tempo prima che Barrent potesse riprendersi dalle emozioni della sua violenta immissione nella vita di Omega. Partito dallo stato d’impotenza di un nuovo nato, per mezzo di un assassinio era divenuto proprietario di un negozio di antidoti. Da un passato ormai dimenticato e trascorso su di un pianeta chiamato Terra, era stato catapultato in un presente incerto, in un mondo zeppo di criminali. Aveva cominciato a capire la complessa struttura delle classi; intuiva anche l’esistenza di una vera e propria programmazione dell’omicidio. In se stesso aveva scoperto una certa fiducia e una sorprendente rapidità nel maneggiare un’arma. Ma sapeva che c’erano molte altre cose da scoprire su Omega, sulla Terra, e su se stesso. Sperò di vivere il tempo sufficiente per fare queste necessarie scoperte.
Una cosa alla volta. Anzitutto doveva guadagnarsi da vivere. E per questo doveva imparare a conoscere i veleni e gli antidoti.
Si ritirò nell’appartamento, nel retro bottega, e cominciò a leggere i libri che Draken gli aveva lasciato.
La lettura sui veleni fu affascinante. C’erano i veleni vegetali conosciuti sulla Terra, quali l’elleboro, la mortale morella, e la pianta di tasso. Apprese l’azione della cicuta, dall’intossicazione preliminare alle convulsioni finali. Poi lesse dell’acido prussico estratto dalle mandorle e della digitalina estratta dalla digitale purpurea. Lesse della spaventosa efficienza dell’acotina con la sua carica mortale. E prese visione di tutte le varie specie di funghi velenosi. Inoltre erano menzionati tutti i vari tipi di veleni vegetali particolari di Omega quali il redcup, il flowering lily, e l’amortalis.
Ma i veleni vegetali, anche se numerosi, non erano che parte dei suoi studi. Dovette considerare gli animali della Terra, dei cielo e delle acque. Le diverse specie di ragni dal morso mortale, i serpenti, gli scorpioni e le vespe giganti. Poi c’era una spaventosa quantità di veleni minerali, (piali l’arsenico, il mercurio e il bismuto. C’erano i corrosivi comuni: l’acido nitrico, idrodorico, fosforico e solforico. E c’erano i veleni distillati o estratti in diverse maniere, e tra questi la stricnina, l’acido formico, l’hyoscyamine e la belladonna.