— Mi dispiace, signora Mason. Kathryn. So esattamente che cosa significa per lei — replicò Glair con voce dolce.
— Come può saperlo?
— Lo so. Mi creda. — Glair guardò Vorneen. — Anche Mirtin è vivo. L’hanno già preso e portato fuori dal pianeta. Lei…
— Sa? Sì. Lei sa abbastanza.
— Allora posso parlare liberamente. C’è una nave che ci aspetta, Vorneen. Sono venuti a prendermi stamattina. Io vivevo ad Albuquerque. Qualcuno è stato così gentile da accogliermi nella sua casa e da prendersi cura di me finché non sono stata meglio.
— Hai un bell’aspetto, Glair — le disse Vorneen.
— Anche tu. Evidentemente sei stato curato bene.
— Nel miglior modo. — Poi, guardando Kathryn: — Sono stato curato in modo meraviglioso.
— Mi fa piacere sentirlo — replicò Glair. — Vorneen, ti dispiace andare nell’altra stanza? Vorrei parlare a Kathryn per qualche minuto. Poi vi lascerò un po’ soli. Per il tempo che vorrete. Non ho intenzione di mettervi fretta. Anch’io sono passata attraverso questa situazione.
Vorneen fece cenno di sì. Senza dire una parola, si girò e ritornò in camera da letto, richiudendo la porta.
Glair fissò con decisione Kathryn. — Mi odia molto? — le chiese.
Le labbra di Kathryn tremarono. — Odiarla? Perché dovrei odiarla?
— Sto per portarle via Vorneen.
— Appartiene alla sua gente — replicò Kathryn. — Non ho alcun diritto su di lui.
— Se non il diritto dell’amore.
— Come fa a sapere che lo amo?
Glair sorrise. — Ho certe capacità, Kathryn. Posso vedere ciò che lei prova. E vedo che anche lui la ama. — Si mise a sedere con una certa fatica e posò a lato i bastoni; poi protese le mani verso quelle di Kathryn e le strinse. Kathryn notò che la pelle di Glair non le sembrava fredda, il che significava che allora era la sua ad esser così gelida. Delicatamente, Glair le disse: — A parte ciò che vedo, Kathryn, ho altri modi per sapere. Gliel’ho detto, anch’io sono passata attraverso tutto questo. Un uomo mi ha presa con sé. Ho vissuto con lui. L’ho… l’ho amato, se è possibile ad uno di noi amare uno di voi, ed io credo che lo sia. Poi è giunta la mia gente, e hanno detto che mi avevano trovato, e che era tempo di andare. Perciò so che cosa si prova.
Kathryn ebbe l’impressione che le stessero avvolgendo il cervello con strati e strati di lana spessa. Non aveva praticamente nessuna reazione. Tutto questo era avvenuto tanto rapidamente che la rottura del suo legame con Vorneen non era ancora diventata reale per lei.
— Vorneen ed io siamo stati molto felici insieme — disse. — Ma lui… lui è suo, non è vero? Lei è la sua compagna?
— Sono uno dei suoi compagni. Siamo in due. Non gliene ha parlato?
— Un po’. Non troppo chiaramente.
— Lo rivoglio indietro — disse Glair. — Può capirlo. Lo sa, perché lo conosce. Mi perdonerà, perché glielo porto via?
Kathryn si strinse nelle spalle. — Farà male. Appena… appena mi renderò conto che sta succedendo. Andrà via stasera?
— È meglio così.
— Quando?
— Tra poche ore. Mi sembra una cosa giusta. C’è il tempo per un degno addio. Poi una rottura decisa, Kathryn. Vorneen non appartiene a questo mondo. Non potrà mai più farvi ritorno. Le ha parlato degli accordi?
— Sì.
— Dunque afferra la situazione.
— L’afferro. Ma non voglio afferrarla. Ho cercato di convincermi che sarebbe rimasto per sempre con me. Volevo continuare a prendermi cura di lui, ad amarlo, a tenerlo con me.
— Le piace prendersi cura della gente? — le chiese Glair.
Kathryn sorrise. — Non è evidente?
— Allora perché non si prende cura di qualcun altro? Per me? C’è un uomo ad Albuquerque… l’uomo che mi ha assistito. Adesso è solo. Ha bisogno di qualcuno che gli dia calore, che lo aiuti. Gli ho accennato di lei. Fra un giorno o due, Kathryn, lo vada a trovare. Gli parli. Voi due avete molto in comune.
— Questo è tutto ciò che vuole da me? Che io gli parli?
— Non posso chiederle di più — replicò Glair. — Cerchi di farlo felice, comunque. E forse, facendolo felice, farà felice se stessa. O forse no. Chi può prevederlo? Però vada da lui. Lo farà?
— Va bene — rispose Kathryn. — Sì.
— Ecco il suo nome ed indirizzo.
Porse a Kathryn un pezzo di carta. Kathryn gli diede un’occhiata e lo mise via. Tom Falkner… quel nome non le diceva nulla. Si sarebbero incontrati, comunque; ed avrebbero parlato.
Glair stava cercando di alzarsi senza usare i suoi bastoni. Kathryn lesse lo sforzo sul suo volto, e si diresse verso di lei; prese per i gomiti la ragazza bionda e l’aiutò con delicatezza a rimettersi in piedi. Glair, ancora senza bastoni, ondeggiò un poco, apparentemente in cerca dell’equilibrio. Le sue braccia mulinarono intorno a Kathryn, ed alla fine le due ragazze si abbracciarono. Kathryn chiuse gli occhi e pensò allo strano essere alieno nascosto all’interno della morbida carne di Glair.
— Voglio… voglio ringraziarla, Kathryn — disse ad un certo punto quest’ultima. — Per essersi presa cura di lui. Per averlo accolto. Non riesco a dirle di più. Solo grazie.
— Immagino di doverle essere grata anch’io. Per aver avuto Vorneen con me, sia pure per un tempo così breve.
Glair la lasciò. — Adesso parlerò con lui. Poi vi lascerò soli.
Prese di nuovo i bastoni e si diresse a piccoli passi verso la stanza da letto. Non richiuse la porta dietro di sé. Quando parlarono, si espressero in inglese, e Kathryn capì che la cosa era voluta, per consentirle di udire ciò che in effetti udì.
Glair disse: — Sei stato fortunato, Vorneen. Ti ha trovato proprio la persona giusta.
— Sì. È vero.
— Adesso non vuoi lasciarla?
— Mi sono affezionato a lei, Glair. Più di quanto non riesca ad esprimere a parole in questo momento. Ma non posso restare, vero?
— No.
— Gli accordi…
— Gli accordi, sì.
— Come hai fatto a trovarmi?
— Adesso non importa molto. Sartak ti ha trovato, comunque. Ed ha trovato me. Più tardi ti racconterò tutto. Stai bene, Vorneen?
— Un po’ arrugginito. Niente di serio. E tu?
— Lo stesso. Dov’è la tua tuta?
— Nascosta.
— Non dimenticarla quando verrai via. Porta con te tutto ciò che avevi quando sei atterrato.
— Naturalmente.
— E cerca di spiegarle che tutto questo è… necessario. Che per te è impossibile rimanere qui più a lungo. Che gli osservatori non dovrebbero avvicinarsi troppo agli osservati. Le solite stupide frasi, Vorneen. Ci sono appena passata, con Tom. Con l’uomo che mi ha ospitata.
— Ti ha fatto male lasciarlo, vero, Glair?
— Sai bene che è così. Ma l’ho lasciato. E tu lascerai Kathryn. E dopo un po’ il dolore cesserà.
— Per noi o per loro?
— Per tutti — rispose Glair. — Ci vediamo più tardi. Accendi la luce del portico quando sarai pronto per partire. La nostra macchina è parcheggiata in fondo alla strada. Non c’è fretta.
Glair uscì dalla stanza da letto. Kathryn rimase impietrita accanto alla porta. La realtà della sua perdita stava cominciando a filtrare attraverso la sua coscienza. Kathryn cercò di consolarsi dicendosi che non aveva perduto nulla, perché in definitiva Vorneen non era mai stato suo. Un ospite. Un visitatore. Tra loro c’era stato solamente il calore di un attimo, un breve amore ucciso dalla prima raffica dell’inverno.
Glair l’abbracciò di nuovo. Fece per dirle qualcosa, ma poi soffocò le parole prima che potessero giungere alle labbra. Kathryn represse a fatica le lacrime.
— Non lo tratterrò a lungo — mormorò poi.
Aprì la porta e fece uscire la ragazza Dirnana. Quindi si voltò e si diresse verso la camera da letto. Vorneen era in piedi accanto alla finestra. Senza nemmeno rendersi conto di essersi mossa, Kathryn si ritrovò vicina a lui. I loro corpi si mossero all’unisono.