— Sono solo. E non sono sposato. Mi piace di tanto in tanto fare un po’ l’eremita. Quando si insegna…
— Cosa insegnate, dottor Staunton?
— Lasciate perdere il «dottore», sceriffo. Insegno fisica al Politecnico del Massachusetts. Sono specializzato in elettronica e ho fatto alcuni studi sui satelliti. Anzi, ho perso metà delle mie vacanze lavorando proprio a questo. Ora però voglio riposare.
— Volete dire che avete lavorato ai razzi? — C’era del rispetto nella voce dello sceriffo.
— Non proprio ai razzi. Più che altro ai detectors e agli apparecchi trasmittenti collocati nel satellite. Quelli che ci inviano le notizie sulle radiazioni, i raggi cosmici e altre cose simili. In questo momento, però, tutto il mio interesse è rivolto alla pesca. C’è un torrente a circa un chilometro dalla casa in cui abito che…
— Lo conosco. Ma… voi e il vostro amico proprietario della casa, il signor Hastings, dovreste venire qui nella stagione di caccia. I boschi a nord della fattoria sono ricchi di cervi.
— Mi spiace, ma non sono un buon cacciatore, sceriffo. Ho portato carabina e pistola, ma solo per fare un po’ di tiro a segno. Ho con me anche un fucile da caccia perché Hastings mi ha detto che da queste parti ci sono serpenti a sonagli. A ogni modo non ne ho ancora visto uno. Un’altra birra?
— Okay — accettò lo sceriffo, e fece un cenno al barista.
— Ci sono state altre strane morti da queste parti? — domandò Staunton.
Lo sceriffo lo guardò con curiosità.
— Non so che cosa vogliate intendere per «strane» — disse. — Negli ultimi anni ci sono stati un paio di delitti insoluti, ma sono stati commessi a scopo di rapina. Non c’è niente di strano in questo.
— No, parlavo di altri casi di persone che si siano uccise, o che abbiano ucciso in preda a pazzia.
— No, direi di no… Per lo meno, da quando ci sono io. E sono ormai circa sei anni. Ma non è strano che la gente impazzisca, non vi pare?
— Sì. Solo che la pazzia segue normalmente una linea precisa, e Tommy Hoffman… ecco…
— Volete dire che non è stato un suicidio?
— Mi stavo solo chiedendo quale strano tipo di psicosi abbia potuto avere. E perché sia stato colpito così improvvisamente, e proprio in un momento in cui doveva essere felice e rilassato! È una cosa che non ha senso. Be’, lasciamo perdere. Avete detto che siete andato a pescare nel mio torrente. Che esca avete usato per le trote?
Finita la seconda birra lo sceriffo disse che doveva tornare a Wilcox, e se ne andò. Staunton ordinò un’altra birra, e con il bicchiere davanti e in bocca la pipa, che non voleva stare accesa perché lui si dimenticava di tirare, si perse nei suoi pensieri. Le tre morti, del topo, del ragazzo e del cane, formavano una sequenza quasi incredibile. Lo sceriffo non la pensava così, tuttavia…
Un topo di campagna aveva agito in modo strano. Prima si era messo a sedere e aveva agitato le zampe come se cercasse di fare allontanare i due ragazzi. Poi si era lasciato prendere dalla ragazza, ma l’aveva morsa. Dopo essere caduto a terra si era messo a fuggire, ma subito era tornato per attaccare il ragazzo e di conseguenza farsi uccidere.
Poi c’era il ragazzo, Tommy Hoffman. Ancora un’improvvisa pazzia, iniziata mentre dormiva o subito dopo essersi svegliato accanto alla ragazza, e terminata con il suicidio. La gente può impazzire e uccidersi, ma Staunton aveva letto parecchio sulla psicologia anormale, e mai gli era capitato di leggere di persone impazzite improvvisamente e completamente senza aver mostrato sintomi preliminari o senza una precisa causa, un trauma ad esempio.
Poi il cane. Naturalmente il cane poteva essere affetto da rabbia, e correre per questo alla cieca in mezzo ai campi… Ma se non fosse stato idrofobo, se fosse stato normale, allora anche lui, lanciandosi sotto la macchina, aveva cercato il suicidio. Tanto più trattandosi di una bestia che aveva il terrore delle macchine.
Ma gli animali, solitamente, non si uccidono.
Staunton si accorse di aver finito la birra. Allora vuotò il fornello della pipa e si alzò. A Green Bay c’erano dei laboratori che avrebbero potuto dirgli se Buck era o non era idrofobo. Green Bay distava solo un’ottantina di chilometri, e non erano che le tre del pomeriggio. Il cane era già in macchina. Avrebbe fatto più che in tempo. Oltre tutto, una serata a Green Bay sarebbe stato un piacevole diversivo. Avrebbe potuto mangiare in qualche buon ristorante e poi, se ci fosse stato uno spettacolo decente, andare al cinema.
Detto e fatto. Lasciò il cane al laboratorio e pagò in anticipo, in modo da poter avere il rapporto telefonando da Bartlesville il pomeriggio seguente, poi, prima di andare a cena, si fermò a comprare qualcosa di divertente da leggere. Durante l’anno si dedicava solo a letture serie, ma durante le vacanze preferiva cose che potessero svagarlo. La cena fu ottima. Era stanco di mangiare quel che si cucinava da solo. Al cinema davano un film in lingua originale francese, con Brigitte Bardot. Ebbe qualche difficoltà nel seguire la trama, e alla fine decise di limitarsi a guardare Brigitte. E si divertì moltissimo.
Poco dopo le dieci raggiunse la fattoria alla fine della strada, la casa avuta in prestito dall’amico Hastings. Al piano superiore c’erano tre camere da letto di cui due sole arredate, e il bagno. Al piano terreno c’erano la cucina, un grande soggiorno, e una stanza che veniva usata come ripostiglio, e dove lui aveva messo le sue armi e le canne da pesca. La corrente era fornita da un piccolo generatore collocato nel sotterraneo. Lo stesso generatore veniva usato di tanto in tanto per pompare l’acqua dal pozzo al serbatoio sul tetto. Non c’era telefono, ma Staunton non se ne era mai preoccupato, anzi preferiva così. L’area attorno alla casa e i terreni verso sud erano stati della fattoria, poi, per un motivo che lui non conosceva, i vecchi proprietari li avevano abbandonati. Da circa vent’anni quei campi non venivano più arati, e tutta la zona, tranne quella immediatamente vicino alla casa, era stata invasa dalle erbe selvatiche e dalle piante. La si poteva distinguere dalla zona ancora selvaggia che si stendeva immediatamente dietro quel terreno soltanto perché c’erano meno alberi, e più piccoli.
Fino a quella sera gli era sembrato un rifugio confortevole.
Prese una scatola di birra dal frigorifero e si mise in poltrona, a leggere una delle riviste comprate a Green Bay. Ma non riuscì a concentrarsi. Si sentiva a disagio. Per la prima volta da quando si trovava lì, si sentiva oppresso dall’isolamento. Ebbe l’impulso di abbassare le persiane in modo di non poter essere osservato dall’esterno.
Ma chi avrebbe avuto ragione di raggiungere quella casa fuori mano per guardare attraverso le finestre? E al di fuori delle persone, solo gli animali potevano guardare attraverso una finestra. Perché avrebbe dovuto preoccuparsi se un animale lo stava osservando? Si accusò di ridicolo, e si punì con un’altra scatola di birra, e imponendosi la massima attenzione sulla lettura del racconto poliziesco.
La rivista era aperta alla pagina venti, ma Staunton non riuscì a ricordare niente di tutto ciò che con ogni probabilità aveva letto. Ricominciò da capo. Doveva essere un racconto avvincente. C’era un assassinio fin dalle prime pagine. Ma lui non riuscì a interessarsi alla trama. Tra il libro e la sua mente c’era la storia di Tommy Hoffman. Svegliarsi, rivestirsi a metà, abbandonare la ragazza, correre in una grotta dal fondo sabbioso e rimanerci fino al momento in cui aveva visto la luce delle lanterne portate da suo padre e dal padre della fidanzata, e sentito l’abbaiare di Buck. Per poi fuggire davanti a loro, tornare di corsa nella radura, raccogliere un coltello rotto e arrugginito e tagliarsi i polsi. Tutti e due i polsi.
Il libro era aperto ora a pagina quindici, ma ancora una volta lui non ricordava niente oltre le prime due pagine. Chiuse il fascicolo e diede sfogo ai suoi pensieri.