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— Siete sicura di non volere una birra, signorina Talley? — domandò Staunton.
La donna sorrise.
— Se insistete, dottore… Ma dovete promettere che la cosa rimarrà segreta. Il paese è piccolo, e gli insegnanti non devono bere né fumare.
— Rimarrà un segreto — rispose Staunton girandosi a prendere una scatola di birra dal frigorifero. — Vorrei potervi offrire anche da fumare. Purtroppo io fumo solo la pipa… A proposito, vi dà fastidio se fumo mentre detto?
— Affatto. Anzi, mi piace il profumo del tabacco da pipa.
Staunton prese due bicchieri e li depose sul tavolo.
— Mettete giù un momento la penna, signorina Talley. Sono troppo pigro per cominciare subito a dettare. A meno che voi non preferiate scrivere piuttosto che sentirmi parlare. A volte penso che i miei studenti vorrebbero che rallentassi il mio ritmo, proprio come sto facendo in questo momento.
— I vostri studenti? Anche voi insegnate, dottore?
— Sì, signorina Talley. Insegno fisica al Politecnico del Massachusetts. Sono docente in elettronica, ma tengo anche lezioni di fisica nucleare.
La Talley appoggiò la penna al tavolo e lo guardò.
— Staunton… Il dottor Ralph S. Staunton? Certo! Avete dato la vostra opera nella progettazione di tutti i più grandi satelliti!
Staunton sorrise.
— Non di tutti. Facendomi capire che avete sentito parlare di me, voi mi adulate, signorina Talley. Vi interessate di scienza?
— Certo! Specialmente quella che tratta lo studio per raggiungere la Luna e i pianeti. Da diversi anni sono anche un’accanita lettrice di libri di fantascienza.
— Voi, signorina Talley?
— Certo, perché no?
Già, perché no, pensò Staunton, senza sapere cosa rispondere. Non poteva dirle che gli era sembrata l’ultima persona che potesse interessarsi ai libri di fantascienza.
— Perché no? — ripeté a voce alta. — Anch’io devo confessare che il mio svago consiste nel leggere racconti polizieschi. Parecchi scienziati leggono libri di fantascienza. Io invece devo leggere qualcosa che mi porti il più lontano possibile dalla scienza.
— Vi capisco — disse Amanda Talley. — Dovete dettarmi qualcosa di scientifico, o si tratta semplicemente di corrispondenza?
— Né una cosa né l’altra… Mi spiace, ma è difficile spiegare quello che voglio fare. Da queste parti sta succedendo qualcosa di strano. Be’, sto compiendo qualche indagine, e voglio trascrivere tutto ciò che ho saputo prima di dimenticare qualche particolare.
Amanda Talley lo fissò.
— Volete parlare… dei due suicidii?
— Sì. Non mi venite a dire che hanno destato anche la vostra curiosità! Pensavo che in paese tutti, dallo sceriffo all’ultimo abitante, li considerassero avvenimenti normali.
— Non esattamente, dottore. A proposito, ora ricordo dove vi ho visto… è stato all’inchiesta per la morte di Tommy Hoffman. Eravate dietro di me, e uscendo vi sono passata accanto.
Staunton riempì la pipa e cominciò a schiacciare il tabacco nel fornello.
— Sì, c’ero anch’io. Non ricordo d’avervi vista, ma deve essere stato perché tenevo d’occhio il signor Garner. Volevo parlargli prima che se ne andasse. Non ci sono riuscito, comunque ho scambiato quattro chiacchiere con lo sceriffo.
— E siete riuscito a ottenere altre informazioni collegate al fatto? Oh, non ha importanza che rispondiate, dottore. Se si tratta di cose che hanno a che fare con il suicidio di Tommy, verrò a saperlo mentre detterete. Non c’è bisogno che diciate due volte le stesse cose.
Staunton finì di accendere la pipa.
— Avete ragione. A ogni modo avete detto che anche in voi si è destato un certo interesse per questi avvenimenti. Vorrei che mi diceste quel che sapete. Se c’è qualche fatto di cui non sono ancora a conoscenza, sarà bene che lo scopra prima di cominciare a dettare. Di Tommy Hoffman, per esempio, sapete qualcosa che all’inchiesta non è stata detta?
— Non dei fatti. Ma conoscevo Tommy. E anche Charlotte. Ero loro insegnante di lettere. Tommy non era una cima e non studiava con grande impegno, ma era un ragazzo normale e senza complessi. Fisicamente era il ritratto della salute. Ho parlato con il dottor Gruen, il medico che ha curato Tommy fin da piccolo, e mi ha detto che il ragazzo era fisicamente perfetto. Da piccolo ha avuto la rosolia e la pertosse, ma sono state le sue uniche malattie.
— Ciò significa che il dottore è stato diversi anni senza vederlo.
— No. Questa primavera Tommy si è fatto male durante una partita di baseball. Si era rotta una costola. E il dottor Gruen lo ha curato. La nostra scuola ha poi come regola, ottima regola, che un ragazzo ferito durante le gare debba passare un accurato controllo fisico prima di essere riammesso in squadra. Quando la settimana scorsa ho chiesto notizie, il dottor Gruen mi ha confermato che due mesi fa, quando ha visitato Tommy, lo ha trovato sanissimo di mente e di corpo.
— Cosa potete dirmi di Charlotte Garner?
— Un’ottima ragazza… non sono di mentalità ristretta, dottore, nonostante la mia età e la mia professione. Una ragazza sveglia, forse leggermente più sveglia di Tommy. E furba abbastanza da non fargli capire di essere superiore a lui.
— Aveva fantasia?
— No, dottore. Se state pensando alla storia del topo, deve essere accaduto proprio come lei ha raccontato. Non deve avere né esagerato né diminuito le cose. Non so se può avere qualche interesse, certo che è una storia troppo strana per non venire ricordata quando si parla dell’incomprensibile suicidio di Tommy.
— Sono d’accordo con voi, signorina Talley. Sapete qualche altra cosa, oltre quelle che sono state dette all’inchiesta?
— No. So ben poco sul suicidio di Gross. Certo che due suicidii a così breve distanza l’uno dall’altro danno da pensare. Però mi sembra difficile trovare un collegamento tra i due casi. Tommy doveva conoscere Gross soltanto di vista, e viceversa. Non credo che si siano mai parlati.
Staunton sorrise.
— Cosa direste, signorina Talley, di sei suicidii? Due uomini e quattro animali, partendo da quel topo che si è fatto uccidere da Tommy. Riuscireste a trovare un legame tra gli apparenti suicidii di un topo e di un cane, quello degli Hoffman, con ciò che ha fatto Tommy? E tra gli apparenti suicidii di un gufo e di un gatto, quello dei Gross, con la morte di Siegfried Gross? Per non parlare poi del mistero minore, se poi è minore, circa la scomparsa dal frigorifero della signora Gross di una zuppiera di brodo e di una scodella di sugo. È stato la notte in cui il marito si è ucciso.
Amanda Talley spalancò gli occhi.
— Dottor Staunton — disse — se non… se tutto ciò che mi dite è vero sarà meglio che cominciate a dettare, altrimenti esplodo per la curiosità.
Staunton riaccese la pipa e cominciò a dettare passeggiando avanti e indietro. Ma non troppo alla svelta. A volte, tra una frase e l’altra, passavano dei minuti, dato che voleva ricostruire l’esatta sequenza di ogni avvenimento senza dimenticare nemmeno il più piccolo particolare. Verso le tre, dopo un’ora e mezza, aveva finito la descrizione delle prime tre morti e aveva parlato della diagnosi negativa sulla idrofobia del cane esaminato dal laboratorio di Green Bay.
Si mise a sedere di fronte alla signorina Talley e riaccese la pipa.
— Prima di cominciare il caso Gross è meglio concederci un po’ di riposo — disse. — Io devo aver fatto due o tre chilometri e a voi deve essere venuto il crampo alla mano.
La Talley scosse la testa.
— Non sono stanca. Ma voi avete camminato veramente parecchio. Ora siamo arrivati a una parte veramente nuova per me. Di Tommy conoscevo tutto, tranne la faccenda del cane. Ma ciò che riguarda Gross sarà per me un’assoluta novità.
— Concedetemi dieci minuti, signorina Talley. Intanto, perché non beviamo un altro bicchiere di birra?