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Dopo una breve esitazione la donna accettò.

— Quante copie devo battere a macchina? — domandò Amanda Talley.

— Tre — rispose Staunton. — Una la terrò per me, le altre due le manderò a degli amici per sentire le loro opinioni. Uno conduce ricerche nel campo della medicina. Voglio chiedergli se c’è la possibilità teorica dell’esistenza di una malattia, simile alla rabbia, che si pòssa trasmettere dagli uomini agli animali e viceversa, e che porti alla pazzia e al suicidio. L’altro mio amico è un matematico eccellente. La sua specialità è la logica dei simboli, ma conosce anche la matematica statistica. Con questa ha già risolto difficili problemi. Voglio che su questa serie di avvenimenti mi dica quante sono le probabilità che si tratti di semplici coincidenze contro quelle che si tratti di fatti collegati tra loro. Più tardi, non oggi forse, vi detterò le due lettere che allegheremo alla relazione.

— Vi spiace se ne faccio anche una copia per me, dottore?

— Niente affatto.

— Magnifico — disse la Talley sorridendo. — L’avrei fatta lo stesso, ma è più bello avere il permesso.

Staunton rise. Trovava che la curiosità e l’intelligenza di Amanda Talley erano veramente stimolanti. Gli piaceva, quella donna.

Stava persino pensando di farle un’offerta. L’amministrazione dell’università aveva concesso al loro laboratorio di tenere una segretaria stabile. Se fosse riuscito a farla assumere, la Talley sarebbe stata l’ideale per il loro lavoro. All’università avrebbe guadagnato molto di più, e le sue capacità sarebbero state sfruttate meglio. Ma per il momento non disse niente. Non c’era fretta.

Quando ebbero finito la birra Staunton riprese a passeggiare e a dettare. Finì alle quattro e mezzo. — Questo è tutto — disse, lasciandosi cadere su una sedia. — Lasciatemi riposare cinque minuti, poi vi riaccompagno a casa.

— Tutto? Vorrete dire per oggi. Non volete dettare anche le deduzioni sugli avvenienti?

— Ho cambiato idea — rispose Staunton. — E per un semplice motivo: non so quali siano le mie deduzioni. Almeno, non ho la certezza assoluta di ciò che penso. Oltre tutto, per lo scopo cui intendo usare il rapporto, sarebbe un errore giungere a delle conclusioni. I miei due amici, il medico e il matematico, devono avere semplicemente dei fatti e giungere a delle conclusioni senza essere influenzati dalle mie. Confesso di avere soltanto delle idee confuse… e di non credere a nessuna.

— Capisco ciò che volete dire. Però non dovreste impiegare molto a dettare le due lettere di accompagnamento. Perché non farlo subito? Non appena avrò finito di battere tutto a macchina, potrete immediatamente spedire la vostra relazione.

— Avete ragione, ma oggi non ho più voglia di dettare. La scriveremo quando verrò a ritirare il rapporto. Vi detterò le due lettere, e mentre voi le batterete a macchina io darò una scorsa al rapporto per vedere se c’è qualche correzione da fare. Subito dopo andrò a spedire le due buste.

— D’accordo così, allora — disse la Talley. Poi cominciò a contare i fogli che aveva scritto sotto dettatura. — Penso che mi ci vorranno due giorni. Se lavoro anche alla sera posso avere pronto il tutto per dopodomani a mezzogiorno.

— Lavorate anche alla sera?

— Di solito no. Ma per questo non voglio essere pagata, quindi le cose sono completamente differenti. Dottore, la possibilità di fare questo lavoro è la cosa più affascinante che mi sia mai capitata. Non voglio soldi. E non insistete per pagare, perché sprechereste tutto il pomeriggio.

Staunton sospirò. Conosceva poco la signorina Talley, ma quel poco bastava a capire che l’avrebbe spuntata lei. Decise di compensarla mandandole un regalo da Boston. Quello non avrebbe potuto rifiutarlo. A meno che non accettasse il lavoro di segretaria che aveva in mente di proporle.

— Bene, signorina Talley — disse. — Questo vi fa mia socia nelle ricerche. Ed è probabile che debba chiedere ancora la vostra collaborazione.

— Ne sarò felice. Che cosa avete in mente di fare?

— Vi chiedo di tenere le orecchie aperte. Di solito io vado in paese solo una volta al giorno… Se accade qualcosa di importante vorrei esserne informato senza troppo ritardo. Com’è successo per il suicidio di Gross. A ogni modo, a parte la morte di qualche altro essere umano, potrebbe accadere qualche fatto interessante senza che io lo venissi a sapere. Fatti di per se stessi non spettacolari, ma che potrebbero avere qualche interesse riguardo ciò che… che ci ha fatto soci. Sapete esattamente quello che so io, così potete giudicare quali siano i fatti che valgono la pena di essere presi in considerazione.

— Sarò felice di esservi utile. Ma come posso mettermi in comunicazione con voi? In questa casa non c’è telefono, vero?

— No. Ed è la prima volta che me ne rammarico. A ogni modo io vado invariabilmente all’ufficio postale a vedere se c’è corrispondenza per me. Potrete lasciare un messaggio, e io vi telefonerò subito. Comunque, verrò da voi dopodomani nel pomeriggio. Be’, ora possiamo andare. Siete pronta?

La signorina Talley raccolse fogli, matita e borsetta. Uscirono dalla parte anteriore della casa e raggiunsero la macchina.

— Oh — disse la signorina Talley come si furono accomodati sui sedili — volevo chiedervi di presentarmi al vostro gatto, ma me ne sono dimenticata. Pazienza.

Staunton tolse la mano dalla chiavetta d’accensione, e si girò verso di lei.

— Gatto? Io non ho gatti. Volete dire che ne avete visto uno in casa?

— Io… mi sembra di sì. Anzi, sono certa di averne visto uno, ma…

Staunton aprì la portiera della macchina.

— Deve essere entrato da qualche finestra. Se non vi spiace aspettare vado a vedere. Meglio lasciarlo uscire. Così potrà tornare a casa sua, se ne ha una.

Entrò in casa e si richiuse la porta alle spalle. Poi fece un rapido giro del piano terreno, ma non vide gatti. Né finestre aperte da cui potesse essere uscito. La porta della cantina era chiusa. Salì al piano superiore. Nessun gatto in vista, anche se non guardò sotto i letti e in altri due o tre possibili nascondigli. L’unica finestra aperta era quella della sua camera.

Si fermò a guardare il ramo che giungeva fin quasi alla casa. Ma era leggermente troppo alto per poter essere raggiunto con un salto dal davanzale. Da quel ramo un gatto avrebbe potuto introdursi nella casa, ma mai uscire. Guardò in basso. Sotto la finestra si stendeva una fascia di cemento. Saltando da quell’altezza, un gatto si sarebbe senz’altro ferito seriamente, o addirittura ucciso.

A un tratto gli venne in mente che se c’era un gatto, l’animale avrebbe potuto sentire l’impulso di uccidersi. Come aveva fatto il gatto di Gross, e tutti gli altri animali…

Chiuse la finestra e uscì. Lo avrebbe trovato al suo ritorno.

Raggiunse la macchina e mise in moto il motore.

— Non c’erano gatti, signorina Talley. Siete sicura di averne visto uno?

— Pensavo di esserne sicura, ma forse si è trattato di un’illusione ottica. È stato mentre voi dettavate. O meglio, durante una vostra pausa tra una frase e l’altra. Ho sollevato lo sguardo e ho visto, mi è sembrato di vedere, la testa di un gatto che sporgeva da dietro l’angolo del corridoio vicino alla scala. Non ho detto niente perché non volevo interrompervi. Poi avete ripreso a dettare, e quando ho riguardato in corridoio il gatto era scomparso. — Tacque un attimo, e poi riprese: — Ripensandoci, è molto probabile che me lo sia immaginato. È stata una visione molto rapida, e in quel momento avete ripreso a dettare. È facile immaginare le cose quando si è influenzati da certe circostanze.

— Forse è così — rispose Staunton cercando di mantenere un tono di voce naturale.

Rimasero alcuni minuti in silenzio.