Era la terza volta che tornavano in quel posto. Ma quel giorno, per colpa del topo di campo, non cominciò come le altre volte.
— Presto, Charl — disse Tommy. — Togli la camicetta. Se c’è il più piccolo segno di ferita dove l’animale ti ha morso, dobbiamo tornare indietro, di corsa.
Sfilò la camicetta. Non c’erano segni, nemmeno superficiali.
— Grazie a Dio! — esclamò Tommy lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo. — Ti fa male?
Charlotte sorrise. — No — disse. — Ma se mi dai un bacio mi sentirò ancora meglio.
Tommy non aveva bisogno di una scusa per baciare la sua ragazza. E tutti e due seppero che ciò che stava per accadere sarebbe stato bello quanto le altre volte. E forse anche di più, per la reazione alla paura avuta.
E fu una cosa meravigliosa. Ma questa volta, anche se non lo sapevano, c’era qualcosa di differente.
Questa volta qualcosa li stava osservando. Qualcosa il cui equivalente della vista non era ostacolato dagli alberi e dai cespugli. Qualcosa più orribile di tutto ciò che loro due avessero mai potuto immaginare.
2
La mente li osservò con attenzione. Non per lascivia, una parola di cui non avrebbe potuto comprendere il significato. La mente non aveva sesso. Il pronome femminile veniva usato per comodità di discorso dato che non la si poteva definire con un pronome neutro. La sua specie si riproduceva per scissione. Una creatura si divideva e diventavano due. Come facevano solo le forme inferiori di vita. I batteri della Terra, ad esempio.
Ma guardava con attenzione perché aveva capito ciò che i due giovani stavano facendo, e le era venuta una improvvisa speranza. Quella di avere in suo potere un ospite-schiavo adatto. Sapeva, per aver visitato migliaia di mondi su cui vivevano creature di due sessi, che dopo l’atto sessuale, compiuto in maniere più o meno simili, le due creature avevano la tendenza ad addormentarsi. Non perché fossero esauste fisicamente ma perché le specie intelligenti si trovavano emotivamente sfinite.
Se una delle due creature si addormentava, la mente avrebbe avuto uno schiavo. Se si fossero addormentate tutte e due, così decise, avrebbe scelto il maschio dato che era più grande e certamente più forte.
Dopo un po’ li vide rilassarsi e rimanere immobili per alcuni istanti. Cominciò a sperare. Tornarono a muoversi, si baciarono, parlarono. Poi, dopo essersi distesi in una posizione leggermente diversa, rimasero immobili.
La femmina si addormentò per prima. Avrebbe potuto entrare nella mente di lei, ma il maschio aveva gli occhi chiusi e il respiro lento e regolare. Evidentemente era anche lui prossimo ad addormentarsi. Perciò la mente decise di aspettare.
E il maschio si addormentò. E la mente penetrò nel suo cervello. Ci fu una breve ma terribile lotta per ricacciare l’ego, l’essenza, quella parte di mente che apparteneva a Tommy Hoffman. C’erano sempre simili scontri quando doveva prendere possesso di creature intelligenti. Poco meno di un’ora prima era bastato un millesimo di secondo per impossessarsi del quattro-zampe. Invece, più intelligenti erano le specie, più duro risultava lo scontro. Variava inoltre secondo il grado di intelligenza dei vari individui di una specie.
In questo caso bastò un secondo, il che indicava una creatura di intelligenza modesta. Ora aveva il possesso della mente di Tommy Hoffman, e attraverso questa poteva controllare anche il corpo di Tommy. Comunque si poteva dire che Tommy Hoffman era sempre lì, ma che si trovava assoggettato senza possibilità di scampo, e incapace di usare il suo corpo o i suoi sensi. La mente ne aveva preso possesso. La liberazione poteva avvenire solo al momento della morte. La morte di Tommy, o quella della mente.
La mente adesso possedeva tutti i ricordi di Tommy, e di conseguenza il suo sapere Ma sarebbe occorso tempo per assimilare ogni nozione, capirla e poterla sfruttare. Ogni cosa a suo tempo.
Prima di tutto doveva mettere il suo corpo, il guscio, in un nascondiglio sicuro, per evitare che qualche altro uomo, o parecchi uomini (ora poteva pensare con il vocabolario di Tommy) venissero per ferirlo o distruggerlo.
Lasciò perdere tutto e frugò nei pensieri di Tommy per trovare un buon nascondiglio. E riuscì a scovarne uno. Nel bosco, mezzo chilometro più avanti, c’era una grotta, aperta nel fianco della collina. Era piccola, ma ben nascosta. Tommy l’aveva scoperta molto tempo prima, quando aveva solo nove anni. L’aveva sempre considerata «sua», e non ne aveva mai parlato né l’aveva mai mostrata a nessuno. Per ciò che sapeva, nessun altro ne conosceva l’esistenza. Inoltre la grotta aveva il fondo sabbioso.
In silenzio, per non svegliare la ragazza (avrebbe potuto farla uccidere, ma sarebbe stata una complicazione non necessaria; d’altra parte non voleva uccidere solo per capriccio), si alzò avviandosi verso il sentiero. Dato che il fattore tempo poteva essere importante — altre persone avrebbero potuto percorrere il sentiero — non si fermò a far indossare al suo ospite-schiavo la giacca e le scarpe, che restarono sull’erba accanto all’altra creatura.
Quando giunse vicino agli alberi, nell’attimo di lasciare la piccola radura nascosta, si girò per assicurarsi che la ragazza stesse ancora dormendo. Era distesa in mezzo all’erba immobile.
Arrivato sul sentiero partì di corsa verso la grotta scoperta nella mente di Tommy. Quello sarebbe stato il suo nascondiglio. Per un po’, almeno.
Frugando nella mente di Tommy scoprì la risposta a una questione che l’aveva lasciata perplessa. Perché Tommy e la ragazza, quando avevano visto il guscio, non si erano fermati a osservare meglio. Dalla forma, visto dall’alto, il corpo della mente somigliava a una creatura della Terra (aveva scoperto il nome di quel pianeta nella mente del suo prigioniero) chiamata tartaruga. Per chi la guardava di sfuggita, lei era una tartaruga di circa venti centimetri, con le zampe e la testa ritirate nel guscio. Le tartarughe erano animali lenti e senza intelligenza. Non molestavano gli esseri umani, e a volte invece erano proprio gli esseri umani a molestare le tartarughe. Vero che erano commestibili: le venne alla mente il concetto del sapore di una zuppa di tartarughe, ma gli umani, a meno che non stessero cacciando tartarughe, raramente ne avrebbero raccolta una di quella grandezza per portarla a casa. Una tartaruga di quelle dimensioni avrebbe potuto pesare circa tre chili, quasi il suo stesso peso, ma si sarebbe ridotta a pochi etti di carne commestibile. Non sarebbe valsa la pena, tranne forse per un uomo affamato, di perdere tempo a ucciderla e pulirla.
Quella fortuita somiglianza la aveva salvata. La somiglianza e il comportamento del topo di campo in quei pochi minuti in cui la mente lo aveva tenuto prigioniero. Con il topo di campo aveva fatto senza volerlo le mosse più adatte. Un’altra fortunata combinazione. Non avevano avuto paura né si sarebbero messi a inseguirlo fuori dal sentiero. Però, mordendo la ragazza quando lei lo aveva raccolto e assalendo il ragazzo quando la ragazza lo aveva lasciato cascare, aveva fatto nascere in loro il sospetto che fosse portatore di qualcosa che sulla Terra chiamano rabbia, e che il morso avesse infettato la ragazza. La paura aveva fatto sì che Tommy obbligasse la ragazza a correre verso la radura nascosta per vedere se fosse stata veramente morsicata, in caso contrario essi avrebbero continuato a procedere lentamente e si sarebbero forse fermati quando la ragazza aveva detto: «Guarda, una tartaruga». Un più attento esame avrebbe loro mostrato che… be’, guardandola dal di sopra potevano dire che era una specie di tartaruga che non avevano mai vista prima di allora. E questo sarebbe stato un vero guaio, perché i due umani si sarebbero accorti che non era affatto una tartaruga. Invece di avere lo scudo, lei era un guscio continuo, senza aperture né per la testa né per le zampe. Poi loro, o la persona a cui l’avessero portata, avrebbe potuto decidere di aprirla per vedere come era fatta internamente. Sarebbe stata la fine, per la mente. Anche se nel frattempo avesse trovato uno schiavo, lei sarebbe morta sia nel suo ospite che nel suo stesso corpo. L’estensione mentale che controllava un ospite-schiavo non poteva avere esistenza indipendente.