La signorina Talley stava legandolo saldamente.
— Siete sicuro che tutto questo non sia più pericoloso che tentare di raggiungere il paese?
— Non so. Ma sono sicuro che per voi c’è molto meno pericolo. Per me invece non può essere molto maggiore.
— Speriamo che sia così. È stretto abbastanza?
— Perfetto. Fate i nodi in punti in cui io non possa arrivare con le dita. Benissimo. Ora mi sdraio. Spero di stare sveglio fino al momento in cui non sarò legato anche ai fianchi.
Ci riuscì a malapena. Appena approvato il sistema di legatura, Staunton chiuse gli occhi e si trovò immediatamente addormentato.
La signorina Talley rimase a fissarlo per alcuni minuti. Poi, dato che voleva sapere se il nemico era già entrato nella mente del dottor Staunton, se lui dormiva veramente o se fingeva di dormire, prese il fucile e aprì la porta. Guardò in alto. Un’ombra nera calò verso di lei, ma la donna, anziché alzare il fucile e sparare, preferì fare un passo indietro e chiudere la porta. Quasi nello stesso istante udì il tonfo dell’uccello che si spiaccicava al suolo.
L’uccello caduto davanti alla porta era uno dei grossi nibbi che avevano partecipato al festino sulla carcassa del cervo, e che poi si erano ritirati sulle piante vicine per riposare.
La mente era rimasta seccata per l’improvviso arrivo della signorina Talley. Aveva visto arrivare la Volkswagen e il suo primo pensiero era stato quello di farla fracassare dal più vicino toro di cui poteva impadronirsi. Ma vedendo che Staunton aveva sparato basso, con l’evidente intenzione di ferire e immobilizzare l’animale, aveva caricato Staunton per costringerlo a uccidere.
Per un po’ era rimasta ad ascoltare la conversazione tra l’uomo e la donna e aveva capito che consideravano inutile ogni tentativo di tornare in paese, o anche al più vicino telefono. Poi la signorina Talley aveva detto di aver chiesto allo sceriffo di venire lì. Vero che lui sarebbe venuto solo il giorno seguente, ma avrebbe potuto anche cambiare idea. Oppure mandare un incaricato.
Doveva assolutamente impedire che qualche macchina giungesse fino alla fattoria. Per fare questo non aveva che da prendere di tanto in tanto uno schiavo da far volare lungo la strada e poi ucciderlo ogni volta che qualcuno tentava di uscire dalla porta della fattoria.
Quando il dottor Staunton aveva detto che non gli sarebbe stato possibile rimanere sveglio ancora per molto tempo, aveva cominciato appunto uno di questi voli di ispezione. Forse sarebbe stato l’ultimo. Proprio per questo aveva voluto controllare la strada il più lontano possibile. Così non aveva potuto sentire l’ultima parte della conversazione della signorina Talley con Staunton.
E così rimase sorpresa vedendo la signorina Talley uscire sola dalla porta. Immediatamente aveva lanciato il nibbio contro di lei, e un attimo dopo si era ritrovata nel suo corpo.
Ancora più sorpresa fu di vedere che il suo potenziale ospite, Staunton, era addormentato e saldamente legato. Che fosse addormentato, se lo aspettava. Ma che fosse legato!
Erano stati abilissimi! Nessuno dei due, nell’ultima parte della conversazione che lei aveva ascoltata, aveva accennato a questa possibilità. Forse era stato un pensiero improvviso di uno dei due, e subito realizzato.
Se entrava nella mente di Staunton non avrebbe potuto far niente finché il suo ospite rimaneva legato. Esitò a lungo. Poi decise che non ci sarebbe stato nessun pericolo. La donna non avrebbe potuto tenere Staunton legato per sempre. Se fosse entrata nella mente di Staunton lasciando che il corpo continuasse a dormire, avrebbe potuto cominciare a leggere nei pensieri del suo nuovo ospite e farlo agire nel suo modo naturale quando si fosse svegliato. La signorina Talley non avrebbe sospettato niente e lo avrebbe slegato.
Poi… ma il resto dei suoi piani avrebbe potuto farli soltanto nel cervello del suo ospite addormentato.
Entrò.
Incontrò qualcosa di nuovo… non nella forma, ma nella intensità.
In tutte le menti in cui era entrata c’era stato uno scontro della durata di un secondo. Una lotta ancora minore quando si era trattato di menti di animali.
Questa lotta non era differente dalle altre, tranne che in intensità. Durò parecchi secondi. E durante lo scontro Staunton continuò a rimanere parzialmente padrone del suo corpo. Combatté con forza e cercò di mettersi a sedere.
— Sotto i gradini. Assomiglia…
Poi fu sopraffatto. La mente era riuscita ad averlo sotto il suo controllo.
Il dottor Staunton era ancora coricato sul divano. Respirò due o tre volte profondamente, poi aprì gli occhi. Incontrò quelli della signorina Talley che lo stava fissando.
— Penso di aver avuto un incubo — diss,e con voce normale e tranquilla. — Forse ero troppo stanco. Ho parlato nel sonno?
La signorina Talley lo fissò alcuni istanti senza parlare.
— Avete parlato, dottore… se poi siete il dottor Staunton. Avete detto: «Sotto i gradini. Assomiglia…» e basta. Che genere di incubo era?
— Mio Dio, signorina Talley! Come posso ricordare? C’era un toro che caricava e… oh, sì, ho cercato di nascondermi sotto i gradini davanti alla casa… non avevo fucile. Ora penso di potermi riaddormentare… e speriamo di non avere incubi.
Chiuse gli occhi.
— Dottor Staunton, mi avete detto che il «nemico», come voi lo avete chiamato, deve essere vicino e che poteva essere anche nascosto in casa. Voi avete ispezionato ogni stanza compresa la zona sotto la scala. Adesso voi non avete detto «scala», avete detto «sotto i gradini». Ci sono tre gradini davanti alla porta anteriore e altri tre davanti alla porta posteriore. Vado a vedere, intanto che c’è ancora luce.
— Signorina Talley, è ridicolo. Un incubo…
Ma stava parlando all’aria: la signorina Talley era già davanti alla porta anteriore. Aveva portato il fucile e la pistola. E anche la pila. Per quanto fosse ancora chiaro poteva aver bisogno di far luce sotto i gradini.
Guardò attentamente, ma non vide niente di sospetto. Per la verità non si aspettava di trovare qualcosa, ma per essere sicura accese la pila e guardò anche sotto il primo gradino. Niente. Comunque decise di tornare più tardi e scavare anche il terreno. Andò ai gradini della scala posteriore.
Alla prima occhiata non vide niente. Poi, alla luce della pila, vide un punto in cui la polvere sembrava essere stata tolta e poi rimessa. Sì, c’era anche l’impronta di una mano. Una mano umana!
Senza curarsi di sporcare i vestiti, la signorina Talley si sdraiò con la testa e un braccio sotto i gradini. Smosse la terra nel punto in cui aveva visto l’impronta della mano. Sentì… qualcosa. Sembrava una tartaruga… solo che le tartarughe non si nascondono sotto terra. Specialmente in un terreno asciutto. Uscì da sotto la scala stringendo in mano ciò che aveva trovato. Sembrava proprio una tartaruga, tranne che non aveva i buchi per la testa, per le zampe e per la coda.
Guardando meglio si accorse che quel guscio era qualcosa di completamente sconosciuto.
Lasciò cadere la creatura con repulsione, puntò la pistola al centro del guscio e sparò.
In casa, il dottor Staunton gridò come se fosse in agonia.
La porta posteriore era sprangata dall’interno, e la signorina Talley fu costretta a fare il giro della casa, per entrare.
Il dottor Staunton era caduto a terra. Ma non si muoveva, e sulle labbra aveva un sorriso tranquillo.
— Ce l’avete fatta, signorina. Era lei… Gli scienziati si divertiranno a sezionarla. La prima forma extraterrestre che sia mai capitata nelle loro mani. Un cervello in un guscio. E senza apparati digestivi. Assorbiva il cibo per osmosi. Non slegatemi! Sto bene, ma non possiamo ancora esserne sicuri. Lasciatemi parlare. Dio, quante cose ho da dire! Così importanti che credo non riuscirò a prendere sonno.