Anche Jed Garner aveva preso una lanterna, e sotto il braccio stringeva un fucile.
Non persero tempo a salutarsi, e Hoffman domandò subito a Charlotte: — Il sentiero è quello che si stacca dalla strada subito dopo il ponte?
— Sì, signor Hoffman. Ma vengo anch’io. Devo mostrarvi il posto dove… dove ci siamo fermati. Dove c’è la sua giacca, e le scarpe.
— Tu resti a casa, Charl — ordinò il padre seccamente. — Sei sfinita, dopo quei tre chilometri fatti di corsa!
— Buck troverà i vestiti — disse Hoffman. — Dunque… dobbiamo girare intorno al bosco e prendere il sentiero. Tre chilometri… Da qui all’inizio del sentiero c’è un chilometro. Quindi due chilometri dentro al bosco. Esatto?
Charlotte fece un cenno affermativo.
— Andiamo — disse Hoffman rivolgendosi a Garner.
— Aspetta, Gus. Perché non facciamo il primo chilometro in macchina? Risparmieremmo tempo.
— Ti dimentichi di Buck — rispose Hoffman. — Non ha paura dei fucili, ma le macchine lo terrorizzano. Diventerebbe nervoso da non esserci più di nessuna utilità. Meglio andare a piedi.
I due uomini raggiunsero la strada e s’incamminarono verso il bosco.
C’era un magnifico chiaro di luna e non ebbero bisogno di accendere le lanterne finché non si trovarono tra gli alberi. Ma anche lì non c’era buio completo.
— Perché hai portato il fucile, Jed? — chiese Hoffman. — Pensi di andare a caccia?
— Accidenti, no. Solo che nel bosco mi sento più tranquillo con il fucile, anche se so perfettamente che non ci sono animali che possono saltarmi addosso. — Rimase un attimo in silenzio, poi soggiunse: — Stavo pensando… Se troviamo Tommy…
— Lo troveremo.
— D’accordo. Quando lo avremo trovato, se sta bene, non penso che sia il caso di fare aspettare i nostri figli per altri sei mesi. Se vogliono giocare a marito e moglie, accidenti, facciamoglielo fare legalmente!
— Hai ragione — rispose Hoffman.
Camminarono per un po’ in silenzio. Poi videro i fari di una macchina venire verso di loro lungo la strada. Hoffman si girò rapidamente, prese Buck per il collare e lo tirò sul ciglio della strada.
— Aspettiamo che sia passata — disse a Garner. — Non voglio che Buck mi scappi.
Quando la macchina fu lontana ripresero il cammino.
Raggiunsero l’inizio del sentiero. Ormai si era fatto buio completo. Si fermarono un attimo per accendere le lanterne. Da lì in avanti dovevano procedere sotto gli alberi e avevano bisogno di luce.
S’incamminarono. Ad un tratto Garner domandò: — Ma dove diavolo può essere andato Tommy? E perché senza scarpe?
— Non perdiamo tempo a domandarlo — brontolò Hoffman. — Lo scopriremo.
Continuarono a camminare in silenzio.
— Immagino che abbiamo percorso un chilometro dall’inizio del sentiero — disse Hoffman a un tratto. — Tu che ne dici?
— Penso di sì — rispose Garner. — Forse anche qualcosa di più.
— Allora è meglio affidarsi a Buck. Tua figlia può essersi sbagliata sulla distanza, ed è meglio non andare oltre il punto in cui sono arrivati loro.
Mise a terra la lanterna e agganciò il guinzaglio al collare di Buck. Poi mise la calza di Tommy sotto il naso dell’animale.
— Avanti, trovalo.
Il cane annusò il sentiero, e partì immediatamente. Lo seguirono. Hoffman teneva il guinzaglio in una mano e la lanterna nell’altra. Garner stava a qualche passo di distanza. Buck continuò ad avanzare senza esitazioni, ma senza correre, e senza mai tirare il guinzaglio.
A un certo punto Buck uscì dal sentiero e cominciò ad annusare in mezzo all’erba.
Hoffman si chinò per guidare.
— Un topo di campo morto. Schiacciato. Forza, Buck, torna al lavoro — disse, trascinando di nuovo il cane sul sentiero.
— Mentre ti stavamo aspettando, Charlotte me ne ha parlato — disse Garner. — Non mi sembrava importante, così mi sono dimenticato di dirtelo. A ogni modo significa che siamo vicini al posto. Voglio dire al posto in cui si sono fermati a… a dormire.
— Cos’è la storia del topo di campo?
Garner raccontò quel che gli aveva detto la figlia.
— Strano — disse alla fine — un topo di campo che attacca. Di’, e se avesse avuto la rabbia? Non ha morso Charl, ma Tommy gli ha dato una manata per toglierselo dai pantaloni. Se un suo dito avesse colpito un dente dell’animale e se si fosse graffiato senza accorgersene, pensi che…
— Al diavolo, Jed. Sai meglio di me come sia la rabbia. Se Tommy è rimasto infetto, il male non si sarebbe manifestato immediatamente. Ci sarebbero voluti diversi giorni. — Si grattò il mento. — A ogni modo, quando avremo trovato Tommy, voglio subito controllargli le mani. Se c’è un solo graffio, al ritorno prenderemo il topo e lo faremo esaminare. Forza, Buck, vai avanti.
Dopo circa una trentina di passi Buck uscì ancora dal sentiero. Ma non si fermò ad annusare in mezzo all’erba. Continuò il cammino. Raggiunse dei cespugli che sembravano formare una fitta parete e s’infilò in mezzo ai rami. Hoffman sollevò la lanterna cercando di scostare la vegetazione.
— Ci siamo — disse. — La giacca è ancora qui. — Passò attraverso i cespugli e Garner gli tenne dietro. Poi si fermarono a guardare l’indumento. A mezzo metro dalla giacca c’erano le scarpe del ragazzo.
— Accidenti! — esclamò Hoffman. — Speravo… — Ma non finì la frase. Aveva sperato che Tommy fosse tornato lì dopo che Charlotte se ne era andata. Non sapeva cosa avrebbe potuto significare, dato che Tommy non era ritornato a casa, ma gli sembrava che così sarebbe stato meglio. A ogni modo era molto più terrorizzato adesso che non quando aveva sentito la storia dalla ragazza. Quella giacca sembrava così… vuota. Fino a quel moménto gli era sembrato un brutto segno. Ora stava diventando un incubo.
Buck stava annusando gli indumenti e il punto in cui Tommy si era coricato. Poi fece un giro e tornò a infilarsi nei cespugli. Ma in un punto differente questa volta.
Hoffman si lasciò guidare.
— Vieni, Jed — disse. — Ha ritrovato la pista. Quella da cui Tommy se n’è andato.
— Devo prendere la giacca e le scarpe? — domandò Garner.
— Sì — rispose Hoffman dopo un attimo di esitazione. — Così, quando lo avremo trovato non sarà più necessario tornare fin qui.
Trattenne Buck e rimase in attesa finché Garner non lo raggiunse con la giacca e le scarpe di Tommy sotto il braccio.
Poi partirono seguendo l’animale. Tornarono al sentiero, poi subito lo lasciarono per dirigersi verso nord-ovest.
Ora Buck tirava con forza. Non solo la traccia era più fresca, ma un uomo che indossa solo le calze lascia un odore più forte di quello che calza anche un paio di scarpe. Sul sentiero poi c’erano altri odori più deboli, di persone che erano transitate nel bosco. Lì invece c’era solo quello di Tommy.
— Calma, Buck — disse Hoffman, mentre lui e Garner lo seguivano quasi di corsa.
4
La mente riposava. Aveva catalogato tutto ciò che aveva scoperto nel cervello del suo ospite-schiavo. Aveva imparato tutto ciò che Tommy sapeva della Terra. Nozioni sufficienti a tracciare un quadro generale del pianeta. Sapeva la grandezza approssimativa di quel mondo, anche se non conosceva le dimensioni esatte, e aveva appreso che la maggior parte della superficie era ricoperta da acque salate, ma che c’erano anche grandi distese di terre emerse, divise in continenti. Sapeva che la Terra era divisa in nazioni, e ne aveva imparato i nomi, l’approssimativa posizione, e la grandezza di quelle più importanti.
La conoscenza di Tommy sulla geografia della zona in cui si trovava era molto più profonda. Sapeva di essere stata nascosta in una zona ancora selvaggia, adatta alla caccia, ma a soli sette chilometri nord c’era il più vicino paese. Si chiamava Bartlesville, e aveva circa duemila abitanti. Si trovava in uno stato chiamato Wisconsin, che faceva parte di una nazione chiamata Stati Uniti d’America. Un paese più grande, o piccola città, sorgeva a circa settanta chilometri verso sud-est. Era Green Bay. A centosessanta chilometri a sud di Green Bay c’era Milwaukee, una grande città. E a centocinquanta chilometri circa più a sud di Milwaukee c’era una città ancora più grande, una delle più grandi: Chicago. Poteva vedere quei posti. Tommy c’era stato. Ma non più lontano. Chicago era il posto più lontano da casa visitato da Tommy. Però Bartlesville e tutta la zona che circondava il paese, il ragazzo le conosceva molto bene. Ed era un’ottima cosa, dato che quei luoghi sarebbero stati per un po’ di tempo il teatro delle sue operazioni. Oltre alla geografia aveva avuto nozioni sulla flora e sulla fauna. La flora però non interessava la mente. La fauna sì. Ora aveva immagini mentali di tutte le creature che vivevano in quella zona, selvagge e domestiche. E conosceva tutte le loro possibilità e limitazioni. Se avesse ancora dovuto usare un animale come schiavo, avrebbe saputo scegliere per il lavoro che doveva fargli fare.