Il giovane non ci aveva pensato molto. «La solita, credo» rispose. «Quella che scelgono quasi tutti, per l’iniziazione. La prima.»
L’altro strinse le labbra, con aria poco soddisfatta. «Prima categoria. Cibo. Beh…»
Eric pensò di avere capito. «Vuoi dire che per qualcuno come me, per un Unico che intenda davvero affermarsi ci vorrebbe un annuncio da vero guerriero? Forse dovrei optare per un Furto di seconda categoria… Articoli Utili per l’Umanità, vero? È così che avrebbe fatto mio padre?»
«Lo sai cos’avrebbe fatto tuo padre?»
«No, cosa?» chiese Eric con grande interesse.
«Avrebbe scelto la terza. E anch’io sceglierei la terza, oggi, se dovessi fare l’iniziazione. E voglio che tu annunci la terza.»
«Terza categoria? Ricordi dei Titanici? Ma sono secoli che nessuno l’annuncia. Perché dovrei farlo proprio io?»
«Perché la tua è qualcosa di più di una cerimonia d’iniziazione. Sarà il principio di una nuova vita per tutti noi.»
Eric rimase perplesso. Non capiva.
«Grandi cose stanno succedendo in questi giorni, nell’Umanità» sussurrò Thomas il Distruggitrappole. «E tu vi parteciperai. Se commetterai bene il tuo Furto, se farai quello che ti dico, farai saltare il capo dal suo seggio.»
«Il capo?» Eric era più confuso che mai. «Cosa c’entra il capo col mio Furto?»
Lo zio tornò a guardarsi furtivamente intorno. «Eric» disse poi, «cos’è la cosa più importante che tu, io, o qualsiasi altro di noi possa fare? Qual è lo scopo della nostra vita?»
«Oh, questo lo so» rispose con sollievo Eric. «Anche un bambino saprebbe rispondere a questa domanda. Rendere la pariglia ai Titanici» recitò. «Scacciarli dal pianeta, se ci riusciamo. Riconquistare la Terra all’Umanità. Ma, soprattutto, rendere la pariglia ai Titanici. Farli soffrire come abbiamo sofferto noi. Fare in modo che si rendano conto della nostra presenza…»
«Giusto. Sante parole. E ora, dimmi: noi, tutto questo, lo abbiamo fatto?»
Eric fissò attonito lo zio. Questa non era la seconda domanda del «catechismo». Forse aveva sentito male. O suo zio si era sbagliato.
«Lo faremo» disse, recitando la seconda risposta in tono cantilenante, «riconquistando la Scienza e le cognizioni dei nostri avi. L’uomo, un tempo, era il Signore del Creato. Scienza e pratica sono quanto ci occorre per controbattere i Titanici.»
«Di’ un po’, Eric» lo interruppe suo zio. «Sapresti dirmi cosa diavolo è la pratica?»
Eric non ci si raccapezzava più. Qui il catechismo non c’entrava…
«La pratica… la pratica…» balbettò confuso «ecco… credo che sia tutto quello che occorreva all’uomo per fabbricare le bombe a idrogeno o i missili teleguidati, come facevano i nostri avi.»
«Ma, dimmi un po’, quelle armi sono servite, contro i Titanici?»
Eric rimase interdetto, ma si riprese subito.
«L’attacco improvviso» cominciò, ripetendo un’altra risposta del catechismo.
«Piantala» gl’intimò suo zio. «L’attacco improvviso, la perfidia dei Titanici… Ti pare che questa sia una spiegazione? Se i nostri antenati erano davvero i Signori del Creato e le loro armi erano infallibili, come mai i Titanici li hanno vinti? La giustificazione dell’attacco improvviso non regge. Se davvero fossero stati forti come da sempre ci diciamo, se davvero le loro armi fossero state invincibili, passato il primo momento di sorpresa avrebbero contrattaccato. Credimi, lo so per esperienza. Molte volte sono stato assalito all’improvviso con la mia banda, qui nei cunicoli, anch’io ho guidato degli attacchi di sorpresa. Ma non basta la sorpresa per abbattere definitivamente un avversario. Quindi, caro Eric, vuol dire che la scienza dei nostri antenati non era poi un granché, visto che contro i Titanici ha fatto cilecca. Per questo motivo, non servirebbe a niente neppure a noi.»
Eric impallidì. Quelle erano eresie.
Lo zio gli posò una mano sulla spalla sospirando come se finalmente si fosse liberato da un peso sgradevole.
«Eric, noi non abbiamo fatto niente per controbattere i Titanici. Non sappiamo come ricostruire la Scienza ancestrale, ma se anche lo sapessimo e disponessimo degli utensili dei nostri avi e della loro esperienza, o pratica, o come diavolo vuoi chiamarla, non servirebbe a niente. È quindi perfettamente inutile cercare di ricostruire le armi degli avi.»
Allora Eric capì. Capì perché suo zio gli aveva parlato con tanta segretezza. Quello che aveva detto era pericoloso, addirittura mortale.
«Zio Thomas» sussurrò, sforzandosi invano di dominare il tremito della voce, «da quanto tempo hai abbandonato la Scienza degli antenati, per aderire a quella titanica?»
«Da quanto tempo?» ripeté suo zio, dopo una lunga pausa. «Da quando conobbi tuo padre. Apparteneva a un’altra banda e, naturalmente, ci eravamo frequentati pochissimo, prima che sposasse mia sorella. Però lo conoscevo di fama: era un abilissimo ladro. Quando diventò mio cognato, imparai molto da lui: imparai ad aprire le serrature e a distruggere le trappole, e imparai anche molte cose della Scienza titanica.»
Eric l’Unico arretrò spaventato. «No!» gridò in preda alla disperazione. «Mio padre e mia madre, no! Erano persone oneste… Quando morirono si tenne una cerimonia in loro onore…»
Thomas gli chiuse la bocca con una mano.
«Taci, maledetto stupido, se non vuoi perderci tutti e due! Certo che i tuoi genitori erano persone oneste. Chi dice il contrario? Come credi che siano stati uccisi? Tua madre aveva accompagnato tuo padre in un’incursione nel territorio dei Titanici. Hai mai sentito di una donna che accompagni il marito in un Furto? E che porti suo figlio con sé? Credi che si trattasse di uno dei soliti furti? Erano adepti della Scienza titanica, al servizio del loro ideale. E morirono per esso.»
Eric fissava attonito suo zio. Non aveva mai riflettuto sulla stranezza di quella spedizione in cui erano morti i suoi genitori. Un uomo che porta la moglie nel territorio dei Titanici, e la moglie che porta con sé il bambino…
«Di che furto si trattava?» chiese sommessamente.
Thomas lo fissò a lungo. «Lo stesso che compirai tu» rispose poi. «Se sei figlio di tuo padre. Se sei abbastanza uomo da continuare l’opera. Lo sei?»
Eric avrebbe voluto rispondere di sì, ma riuscì solo a fare un piccolo cenno. Non sapeva che cosa dire. Suo zio… Beh, suo zio era il suo modello e il suo capo ed era un uomo forte, abile e saggio. Quanto a suo padre… certo, lui voleva emularlo e continuarne l’opera, qualunque fosse. Ma, dopo tutto, si trattava della sua cerimonia d’iniziazione, e ci sarebbe stato già abbastanza pericolo nel dimostrare la propria virilità. Dovere poi anche intraprendere lo stesso compito che era costato la vita a suo padre, il più gran ladro che la tribù avesse mai vantato… e per di più un compito blasfemo, eretico, come se non bastasse il resto…
«Proverò. Ma dubito di riuscirci.»
«Ci riuscirai» disse lo zio con convinzione. «È già tutto predisposto e non sarà difficile. Devi solo affrontare il Consiglio e mantenerti saldo nelle tue decisioni. Dirai che hai scelto la terza categoria.»
«Ma perché proprio la terza?» chiese Eric.
«Perché è quello che ci occorre. E non ti lascerai convincere a cambiare idea. Ricorda che un iniziando ha il diritto di scegliere quello che vuole rubare.»
«Ma, ascolta, zio…»
Dal fondo del cunicolo venne un fischio. Thomas il Distruggitrappole fece un cenno nella direzione del richiamo.
«Sta per cominciare il Consiglio, ragazzo mio Parleremo dopo. Adesso ricorda una cosa: sei tu che hai scelto la terza categoria, non sono stato io a suggerirtelo. Dimentica le altre cose che ti ho detto. Se avrai dei fastidi col capo, ti proteggerò io. Sono il tuo mallevadore, in fin dei conti.»