Выбрать главу

«Sei soddisfatto?» gli chiese Rachel con un sospiro.

Guardando la sua figura snella, le dolci curve femminili, la faccia sorridente, i lunghi capelli ondulati, Eric rispose dignitosamente, con la formula d’uso: «Sono soddisfatto dell’esame. Mi piaci. Ti voglio per compagna.»

«Bene. Sono contenta. E adesso, io proclamo il Diritto di Invito. Potrai unirti a me, solo quando ti inviterò a farlo.»

«È tuo diritto» disse Eric. «Aspetterò che tu mi inviti. E possa essere presto! E possa essere presto! E possa essere presto!»

La cerimonia era finita. Un po’ imbarazzati, i due giovani rimasero a guardarsi sorridendo. Mancava tutto il contorno d’uso alla cerimonia, ma non era per colpa loro, e non potevano farci niente. Non erano nei cunicoli, circondati dalla loro gente, ma prigionieri in una gabbia, nell’immensa vastità del territorio titanico. Ma le frasi che si erano scambiati erano sufficienti. Il rito era compiuto. Erano marito e moglie.

Rachel rabbrividì e confessò: «Mi sento così nervosa… E tu?»

«Un po’» ammise Eric. «Dopo tutto, non ho mai visto un matrimonio combinato e celebrato così in fretta. Un’ora fa non ci conoscevamo nemmeno. Posso chiederti un favore?» chiese poi con un certo imbarazzo. Non gli risultava che un uomo avesse mai posto a una donna la richiesta che voleva fare lui.

Lei lo guardò arrossendo un po’, poi abbassò gli occhi. «Dimmi» mormorò.

«Ecco… voglio che tu mi insegni» disse lui, tutto d’un fiato.

«Che ti insegni… Cosa?»

«Che tu mi istruisca. Io sono ignorante.» confessò Eric. «Tu mi hai fatto capire di essere una scienziata, appartieni a una tribù che sa molte cose. Insegnami. Dimmi tutto quello che sai dei Titanici, della Storia degli Avi, della Scienza…»

Lei sorrise ancora, gli accarezzò una guancia, e rispose: «Ma certamente, Eric, sarò felice di farlo. Vuoi che cominciamo subito?»

«Sì» disse lui con gli occhi che brillavano. «E prima di ogni altra cosa voglio sapere tutto sul protoplasma.»

20

Eric era un allievo attento, interessato e pronto, che imparava tutto: geografia, astronomia (ma come immaginarsi lo spazio, le stelle, i pianeti?), chimica, fisica, biologia. Imparò che esistevano le piante, e organismi così piccoli che solo con l’aiuto di speciali strumenti erano visibili.

«E tu come fai a saperlo?» chiese a Rachel. «Li hai visti? La tua gente, oltre ai ricordi degli antenati, possiede anche quei cosi, quei micro… micro…»

«Sì, Eric. I microscopi, e le registrazioni di molte, molte cose che i nostri antenati conoscevano, prima che i Titanici si impadronissero della Terra. Altrimenti, come avrei potuto insegnarti tutte queste cose? Disgraziatamente possediamo solo strumenti antiquati, e pochissimo materiale con cui crearne di nuovi. Per esempio, noi possediamo un solo microscopio, un aggeggio rozzo, elementare. Ma ai tempi in cui erano padroni della Terra, i nostri antenati ne possedevano di perfetti, a dozzine, forse a centinaia. Credo che potessero fabbricarli a tre o quattro per volta. No, non credo che siano leggende, Eric. Sono convinta che è la verità, anche se è passato tanto tempo ed è difficile distinguere tra realtà e favole. Non dimenticare che i nostri antenati avevano imparato a viaggiare nello spazio prima che arrivassero i Titanici. Non conoscevano il volo interstellare, come loro, e non avevano ancora colonizzato altri mondi, ma volavano da un pianeta all’altro del loro sistema solare, a bordo di navi altrettanto meravigliose e complesse di quelle con cui sono arrivati qui i Titanici. Per nostra disgrazia, i popoli della Terra non possedevano più di una decina di quelle navi con cui esploravano i pianeti, quando i Titanici sono arrivati dalle stelle con una flotta d’invasione di migliaia di astronavi. Se fossero arrivati cento, o anche soltanto cinquant’anni dopo, forse anche noi avremmo avuto a disposizione una flotta agguerrita e capace di combatterli e di respingerli prima ancora che raggiungessero il sistema solare.»

Eric sorrise, fissando, attraverso il fondo della gabbia, le altre gabbie sospese nell’abbacinante candore, dentro le quali gli uomini prigionieri aspettavano avviliti il loro destino o misuravano a gran passi il pavimento con rabbia impotente.

«L’attacco improvviso…» citò.

«Cosa?»

«Oh, è un versetto del catechismo che ho imparato da bambino. Fa parte della fede degli antenati in cui sono stato allevato. Ricordo che rimasi sconvolto, quando mio zio mi disse che erano tutte chiacchiere vuote. Ma poi imparai ad adattarmi all’idea. Sai, erano proprio chiacchiere prive di senso, imposteci dai nostri anziani allo scopo di impedirci di fare domande e di imparare la verità sul nostro passato. E adesso che mi hai raccontato tante cose, sono allo stesso punto di prima. Gente come la tua, che più di ogni altra tribù dei cunicoli ha conservato ricordi e testimonianze degli antenati, in definitiva non ha altro da dire sul motivo per cui l’Umanità è stata costretta a soccombere davanti all’invasione dei Titanici. “L’attacco improvviso…” E questo mi induce a pensare che forse anche altre cose del catechismo erano vere. Oppure potrebbe essere tutto falso, anche quello che mi hai detto tu.»

«Ehi, giovanotto» disse scherzosamente Rachel tirandogli una ciocca di capelli. «Hai appena un’infarinatura d’istruzione e già parti in quarta con la metafisica.»

«Come? Ho fatto della metafisica?» chiese Eric, felice di avere reinventato da solo una scienza degli avi.

Ma Rachel eluse abilmente la domanda. «Hai molto da imparare, Eric l’Occhio, anche se assorbì le nozioni come una spugna assorbe acqua. Forse tutto quello in cui ti avevano insegnato a credere è vero… sotto un certo aspetto, in determinate circostanze, per determinate persone. Non sarebbero articoli di fede, se non contenessero almeno un nucleo di verità. Come le storie che ci ha tramandato un gruppo di antenati, i quali erano convinti che l’uomo volesse arrivare troppo in alto, e che l’avvento dei Titanici sarebbe stato una specie di punizione, da parte di una forza soprannaturale, per distruggere la nostra civiltà. Secondo loro, i viaggi spaziali e le atomiche furono l’estremo limite, la goccia che fece traboccare il bicchiere, e quando l’uomo arrivò a quel punto, la forza soprannaturale fu costretta ad annientarci. Sai cosa ti dico? Forse avevano ragione.»

«Ma come?»

«Sotto vari aspetti» rispose pazientemente Rachel. «Prendiamo, per esempio, l’aspetto religioso. È possibile che esistesse, e che esista ancora, una forza soprannaturale, capace di giudicare in questo modo. E se consideri quanto minuscola, quanto ridicola sia oggi la nostra razza che si aggira timorosa nelle abitazioni dei Titanici, pare davvero che allora, quando ci credevamo tanto potenti, avessimo presunto un po’ troppo da noi stessi. Se poi mi chiedi perché noi siamo stati ridotti così, e i Titanici invece sono liberi di dominarci, allora non so francamente cosa risponderti. Potrei solo dirti che non lo possiamo capire perché il modo di ragionare di un’entità soprannaturale è superiore alla nostra comprensione.»

Eric l’ascoltava, affascinato dai concetti che le belle labbra di Rachel formulavano. «Quindi» osservò, «non dobbiamo nemmeno pensare che quell’entità sia dalla parte dei Titanici.»

«Forse. Non so. Ma cosa ne sappiamo, noi, dei Titanici? Noi li conosciamo solo nei loro rapporti con la razza umana, ma ignoriamo come si comportano fra loro. Può darsi che siano gentili, generosi, altruisti… Come possiamo saperlo? E anche nei rapporti con noi… possiamo biasimarli del tutto? A quanto mi risulta, non ci considerano nemmeno creature intelligenti, non ci collegano con la civiltà che si era sviluppata sulla Terra e che essi distrussero secoli e secoli fa. Forse pensano che siamo sempre stati così. Ignorano tutto di noi, come noi ignoriamo tutto di loro: come vivono, come si governano, con quale specie di linguaggio comunicano fra loro, se ne hanno uno. E così via…»