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«Tre sono i motivi per cui non potremo mai servirci della Scienza titanica» riprese a dire, correggendosi. «Essa non è umana, è inumana e antiumana. Non possiamo servircene perché non potremo mai comprenderla, in quanto non umana. In secondo luogo, essendo inumana, non ce ne serviremmo nemmeno se riuscissimo a capirla. Infine poiché è antiumana e può solo servire a danneggiare l’Umanità, non potremmo usarla senza correre il rischio di perdere la nostra umanità. La Scienza titanica è l’opposto della Scienza ancestrale, sotto tutti gli aspetti: è brutta e dannosa, mentre la Scienza ancestrale è bella e utile alla nostra morte, la Scienza titanica non ci porterà nel mondo dei nostri antenati, ma in un altro mondo, pieno di Titanici.»

Beh, non c’era male. Se l’era cavata nonostante fosse caduto per un momento nella trappola. Ma la conversazione avuta con lo zio nel cunicolo continuava ad assillarlo, distraendolo, e mentre ripeteva meccanicamente le risposte del catechismo continuava a chiedersi come quei concetti potessero accordarsi con quanto gli aveva rivelato Thomas. Suo zio era un adepto della Scienza titanica, e lo erano stati anche i suoi genitori. Questo voleva dire che loro non erano umani, che erano inumani e antiumani?

E lui, cos’era? Sapeva quale sarebbe stato il suo dovere; avrebbe dovuto denunciare subito suo zio davanti a tutta l’Umanità. Ma era una cosa troppo terribile, troppo complessa, e lui era soltanto un ragazzo inesperto.

Quando ebbe terminato di recitare il catechismo, Rita disse: «Questo dunque è quanto tu hai da dire della Scienza ancestrale. Ora vedremo cosa dirà di te la Scienza dei nostri antenati.»

Senza voltarsi, fece cenno con la mano, e due ragazze aspiranti-donne spinsero avanti la grande macchina registratrice che costituiva il fulcro della vita religiosa della tribù. Poi le due ragazze si ritirarono, e Rita la Raccoglitrice di Ricordi girò una manopola sulla sommità della macchina piatta che cominciò subito a ronzare. Rita sollevò le braccia, e tutti, guerrieri, donne, bambini, aspiranti, perfino il capo, chinarono la testa.

«Ascoltate le parole dei nostri antenati» cantilenò Rita. «Osservate attentamente lo spettacolo delle loro imprese sublimi. Quando sentirono approssimarsi la fine e capirono che solo noi, loro discendenti, avremmo potuto un giorno riconquistare la Terra che essi avevano perduto, costruirono questa macchina perché fosse di guida alle future generazioni dell’Umanità, verso la conquista della scienza che fu e che di nuovo sarà.»

La vecchia riabbassò le braccia. Contemporaneamente tutti rialzarono la testa e fissarono in attesa la parete liscia di fronte alla macchina.

«Eric l’Unico!» esclamò Rita facendo girare l’indice di un quadrante con una mano e puntando l’indice dell’altra a caso sul quadrante stesso. «Questa è la scena della Scienza dei nostri antenati che parla solo per te. Questa è la visione a te dedicata e che informerà tutta la tua vita futura.»

3

Anche Eric fissava la parete, ansimando. Adesso avrebbe scoperto quale sarebbe stata la sua vita. Adesso! La visione destinata a suo zio molti anni prima, aveva suggerito il soprannome che l’avrebbe distinto: il Distruggitrappole. Nel corso dell’ultima cerimonia d’iniziazione, invece, era apparsa sulla parete l’immagine di due enormi macchine volanti degli antenati che si erano scontrate nel cielo. E pochi giorni dopo, il giovane iniziato era morto!

E adesso toccava a lui! Eric si sentiva tremare.

«Tutti da Scattergood!» tuonò una voce mentre sulla parete si vedevano frotte di persone provenienti da tutte le direzioni, vestite con gli strani paludamenti in uso fra gli antenati. Uomini, donne, bambini, correvano dai quattro angoli dello schermo luminoso verso uno strano edificio posto al centro, sparendo attraverso il suo ingresso. E più gente entrava, più ne arrivava.

«Tutti da Scattergood!» tornò a gridare la voce che accompagnava la visione. «Vendita straordinaria! Prezzi eccezionali! Da domani nei tre Magazzini Scattergood. Binocoli, registratori, cineprese, tutto con fortissime riduzioni.»

Adesso si vedevano solo degli oggetti. Strani oggetti, mai visti, prodotti dagli antenati. E a mano a mano che compariva un oggetto, la voce lo decantava. Era proprio magica e potente la perduta Scienza ancestrale.

«Esposimetri Krafft-Yahrmann, i migliori sul mercato, alla portata di tutte le borse, fotometri a prezzi incredibili. Otto dollari e novantacinque. Da domani nei Magazzini Scattergood. Non più di un articolo per cliente! Cineprese automatiche Kyoto da otto millimetri con lenti effe uno virgola quattro e occhio elettrico per la messa a fuoco per una perfetta esposizione. A meno di tre dollari la settimana! Le scorte sono limitate: affrettatevi, affrettatevi, affrettatevi!»

Eric seguiva lo svolgersi della scena con le mani contratte e lo sguardo fisso, in preda a un timore reverenziale. Quello era il nocciolo della sua vita, quella era la chiave del suo avvenire. Quella era la scena, scelta a caso nella macchina degli antenati, che stava profetizzando il suo futuro.

La macchina era onnisciente e non c’era possibilità di errore.

Eric era preoccupato. La visione era molto strana, le parole quasi tutte incomprensibili. Capitava, a volte, che le visioni fossero così difficili da sfidare l’interpretazione delle donne, anche delle più esperte. In questo caso, il giovane cui la visione era destinata sarebbe diventato un peso per se stesso e per la tribù.

O antenati pensò, o scienza, o macchina dei ricordi.fate che non succeda anche a me!

«Ecco gli speciali binocoli di nostra esclusiva importazione» tuonò la voce, mentre compariva l’immagine di un uomo che si portava agli occhi uno strano oggetto. «Se vi dicessimo il nome del fabbricante lo riconoscereste immediatamente. Ingrandimento sette per cinquanta a solo quattrodici dollari e novantacinque, con l’astuccio. Dieci per cinquanta solo quindici e novantacinque, con l’astuccio. Vedrete meglio, vedrete più lontano, vedrete più chiaro, e pagherete meno. Da Scattergood tutto costa meno. Prezzi fallimentari! Vendita sottocosto! Da domani inizia la vendita straordinaria annuale ai Magazzini Scattergood. Liquidazione! Liquidazione! Prezzi imbattibili!»

Si udì uno scatto e la visione scomparve bruscamente, lasciando sulla parete un rettangolo bianco luminoso. La profezia era finita. Ma che significato poteva avere? Le donne sarebbero state capaci di interpretarla?

Eric si voltò ansioso a guardare Ottilie, la Prima Moglie del Condottiero. Prima Moglie del Condottiero era l’unico titolo che le spettava, in ordine di tempo. Prima era stato Ottilie l’Aùgure, Ottilie la Profetessa, Ottilie capace di leggere i simboli, di preannunciare i portenti.

Toccava a Ottilie l’Aùgure scegliere in una figliata di tre bambini il neonato da uccidere perché prima o poi, avrebbe portato la morte al suo popolo. Era stata Ottilie l’Aùgure, dopo la morte del vecchio capo, a designare Franklin, il Padre di Molti Ladri, alla guida dell’Umanità. E toccava ancora a lei, adesso, trarre gli auspici della visione di Eric.

Dopo avere levato le braccia in alto contorcendosi tutta, Ottilie cominciò a emettere bassi suoni gutturali, urli, gemiti. Eric l’ascoltava intento. Le punture prodotte dallo spillone di Sarah la Guaritrice gli facevano male, ma lui non se ne accorgeva nemmeno, tanto era teso nella spasmodica attesa. Finalmente, dalla bocca di Ottilie cominciarono a uscire suoni di senso compiuto.

«Una volta e tre volte» disse l’Aùgure, con voce che andava facendosi man mano sempre più chiara e ferma. «Una volta e tre volte i nostri antenati hanno dato a Eric il suo nome. In un modo e in un altro modo. Una volta e tre volte hanno detto quello che diventerà perché possa essere utile alla loro Scienza. E voi tutti avete udito, e io pure ho udito, e anche Eric ha udito.»