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— Perché non riesco a trovarla da nessuna parte e pensavo che Tony potesse sapere dov’è. Dovrebbe dare una dimostrazione di tecniche di puericultura a gravità zero per il Vice Presidente Apmad dopo pranzo.

— Uhm, Andy è… — Leo deglutì, — al nido o si trova con lei?

— Con Claire, naturalmente.

— Ah.

— Leo… — La dottoressa Yei protese le labbra, con espressione assorta. — Lei sa qualcosa che io non so?

— Be’… — la fissò incerto. — So che Tony è stato stranamente distratto sul lavoro in quest’ultima settimana. Direi persino depresso, se questo non fosse il suo campo. Certo non allegro come al solito. — Una sensazione di disagio alla bocca dello stomaco rese insolitamente taglienti le sue parole. — Ha qualche preoccupazione di cui per caso si è scordata di farmi partecipe, dottoressa?

Lei strinse le labbra ma ignorò la punzecchiatura. — Le tabelle di marcia sono state accelerate in tutti i dipartimenti, lo sa. Claire ha ricevuto il suo nuovo incarico di riproduzione. Tony non era incluso.

— Incarico di riproduzione? Intende fare un bambino? — Leo sentì che stava per arrossire. Da qualche parte, dentro di lui, una caldaia tenuta troppo a lungo sotto controllo, cominciò a ribollire. — Anche lei nasconde a se stessa con quelle parole mielate quello che state facendo realmente qui? Pensavo che la propaganda fosse solo per noi poveri operai. — Yei tentò di intervenire, ma Leo la prevenne. — Buon Dio! È già nata così disumana o lo è diventata per gradi? Laurea, specializzazione, master…

Il viso della dottoressa si incupì e il suo tono divenne tagliente. — Un ingegnere con l’anima di un romantico? Adesso ho proprio visto tutto. Non si lasci trasportare dalla sua immaginazione, signor Graf. Quando Tony e Claire sono stati assegnati l’uno all’altra, questo è avvenuto esattamente con lo stesso sistema, e se certa gente si fosse attenuta alla mia programmazione originale, questo problema avrebbe potuto essere evitato. Non vedo ragione di pagare un esperto per poi ignorare sconsideratamente i suoi consigli, proprio non capisco. Ingegneri…!

Ah, anche lei subisce l’effetto di Van Atta, proprio conte me, si rese conto Leo. E quella rivelazione smorzò un poco il suo impeto, senza però attenuare il ribollimento interno.

— Il Progetto Cay non l’ho inventato io, ma se toccasse a me gestirlo, lo farei in maniera diversa; però devo giocare con le carte che ho in mano, signor Graf. Maledetto… — si controllò con uno sforzo violento, riportando la conversazione sull’argomento originale. — Devo trovarla in fretta o non mi resterà altro che attendere che Van Atta dia inizio allo spettacolo cominciando dal fondo. Leo, è essenziale che il Vice Presidente Apmad come prima cosa visiti il nido d’infanzia, così non si farà venire strane idee… non ha nemmeno la più piccola idea di dove possano essere quei ragazzi?

Leo scosse il capo, ma un’ispirazione improvvisa trasformò quel gesto sincero in una bugia ancor prima che avesse finito di compierlo. — Mi chiamerà se li trova prima di me? — Il suo tono umile era un’offerta di tregua.

La rigidità della dottoressa sembrò vacillare. — Sì, certamente. — Scrollò le spalle in una sorta di gesto di scusa e interruppe la comunicazione.

Leo ritornò al suo armadietto, si tolse la tuta da lavoro, infilò quella solita e si affrettò a seguire quell’ispirazione prima che la dottoressa Yei ci arrivasse per conto suo. Era certo che non avrebbe perso tempo.

Silver controllò la sua tabella di lavoro sullo schermo: peperoni a campanula. Attraversò fluttuando la sezione idroponica fino all’armadio in cui erano contenuti i semi, trovò il cassetto con l’etichetta giusta e ne trasse un sacchetto di carta con i semi già contati. Lo agitò con un gesto assente e i semi frusciarono.

Raccolse una scatola di germinazione in plastica, aprì il pacchetto e introdusse i pallidi semini nel contenitore, dove questi rimbalzarono allegramente. Toccava adesso iniziare il processo di idratazione. Introdusse il tubo dell’acqua nell’apertura a sfintere posta su di un lato della scatola di germinazione, ne fece schizzare dentro la dose giusta, poi scrollò ancora la scatola per dissolvere il luccicante globulo di liquido che si era formato. Dopo aver introdotto la scatola di germinazione nella fessura dell’incubatrice, la regolò per la temperatura ottimale per peperoni, campanule, clone 297-X-P ibrido fototropico a differenziazione assiale non gravitazionale, e infine sospirò.

La luce che filtrava dalle finestre attirava insistentemente la sua attenzione, e per la quarta o la quinta volta durante quel turno, si interruppe e passò tra i cespugli per andare a vedere quella parte di Rodeo che la posizione del laboratorio le permetteva di osservare. Da qualche parte, laggiù sulla superficie, Claire e Tony strisciavano… sempre che non si fossero già arresi, o chissà, forse erano riusciti a salire su di un’altra navetta, oppure erano andati incontro a qualche terribile catastrofe… e suo malgrado l’immaginazione le fornì una vivida serie di possibili catastrofi.

Lei cercò di allontanarli dalla mente, con un quadro deciso di Claire, Tony e Andy che riuscivano a salire non visti su di una navetta diretta alla Stazione di Trasferimento, ma quel quadro si trasformò nell’immagine di Claire che cercava di saltare nel vuoto per infilarsi nel portello stagno di una navetta (quale vuoto? da dove, per amor del cielo?), dimenticando che tutte quelle tangenti venivano trasformate in parabole dalla forza di gravità… e mancando così il bersaglio. Silver pensò alla maniera molto particolare in cui le cose si muovevano in un campo gravitazionale denso. Il grido, coperto dal rumore del corpo che si sfracellava sul cemento sottostante, anzi dal duplice rumore di corpi che si sfracellavano, perché di certo Claire avrebbe avuto Andy in braccio… Silver si premette sulla fronte le nocche delle mani superiori, come se, così facendo, potesse fisicamente scacciare quella terrificante visione radicata nel suo cervello. Claire aveva visto i suoi stessi olovideo a proposito della vita sui pianeti, e certo se ne sarebbe ricordata.

Il sibilo delle porte stagne che si aprivano la strappò da quei pensieri. Era meglio che si fingesse affacendata: di che cosa avrebbe dovuto occuparsi, ora? Ah, sì, la pulizia dei tubi di crescita usati, preparandoli per la dimostrazione del loro funzionamento a beneficio del Vice Presidente delle Operazioni, che avrebbe avuto luogo tra due giorni. Al diavolo anche il Vice Presidente delle Operazioni. A lei interessava solo che non si notasse l’assenza di Tony e Claire per altri due o tre turni. Ora…

Il cuore ebbe un sussulto quando vide chi era entrato nel laboratorio di idroponica. Di tutte le persone…

In una situazione normale, Silver sarebbe stata contenta di vedere Leo. Aveva l’aspetto di un uomo forte, pulito… no, non massiccio, ma in qualche modo solido, pieno di una calma prosaica suggerita anche dal particolare odore che lui emanava, e che le ricordava oggetti di origine terrestre che lei aveva avuto la possibilità di tenere in mano, come legno, cuoio ed erbe essicate. Di fronte al suo timido sorriso, le immagini spaventose si confondevano nella nebbia. Forse, dopotutto, era contenta di poter parlare con Leo.

Ma lui non stava sorridendo in quel momento. — Silver? Sei qui?

Per un attimo, Silver pensò freneticamente di nascondersi in mezzo ai tubi di crescita, ma il fruscio del fogliame mentre si voltava la tradì. Fece capolino tra le foglie. — Oh, salve, Leo.

— Hai per caso visto Tony o Claire, ultimamente? — Leo era abituato ad andare subito al punto. Chiamami Leo, aveva detto la prima volta che lei lo aveva chiamato «signor Graf». È più spiccio. Lui galleggiò fino ai tubi di crescita e si trovarono a guardarsi divisi da una barriera di foglie di fagiolini.