Bannerji tacque, risentito per l’ingiustizia. Van Atta grugnì in segno di assenso, limitandosi a lanciare un’occhiata di fuoco a Bannerji che non lasciava presagire nulla di buono per la carriera futura della guardia. I due infermieri estrassero le ruote della barella di Tony e lo trasportarono lungo il corridoio verso il mezzo elettrico in attesa. Claire tese istintivamente un braccio verso di lui, poi lo lasciò ricadere, in segno d’impotenza.
Quel gesto attirò l’attenzione di Van Atta. La sua rabbia repressa aveva trovato un oggetto su cui potersi sfogare. — Tu!… — disse rivolto a Claire.
Lei trasalì, raggomitolandosi ancor di più.
— Hai un idea di che cosa costerà questa vostra impresa al Progetto Cay? Di tutti i gesti irresponsabili… sei stata tu a spingere Tony a fare questo?
Lei scosse il capo, spalancando gli occhi.
— Certo che sei stata tu. Non è sempre così? Il maschio caccia fuori la testa e la femmina gliela fa tagliare…
— Oh, no…
— E la scelta del momento… stavate deliberatamente cercando di fregarmi? Come avete scoperto che il Vice Presidente delle Operazioni… pensavate che vi avrei retto il gioco solo perché lei era qui? Abile, abile, ma non abbastanza…
Il sangue rimbombava nella testa e nelle orecchie di Leo. — La smetta, Bruce. Ne ha già passate abbastanza per oggi.
— Quella puttanella quasi fa ammazzare il suo miglior studente e lei la difende? Ma sia serio, Leo.
— È già terrorizzata, la lasci stare.
— Fa maledettamente bene ad esserlo. Quando la riporterò all’Habitat… — Van Atta passò accanto a Leo, afferrò Claire per una delle braccia superiori e la trascinò violentemente in piedi. Lei gridò e quasi lasciò cadere Andy; Van Atta non ci fece caso. — Volevi venire sul pianeta, allora puoi provare a camminare… fino alla navetta.
Leo non fu in grado di ricordare in seguito che cosa lo avesse indotto a scagliarsi in avanti, afferrando Van Atta e costringendolo a voltarsi: ricordava solo l’espressione stupita e la bocca spalancata di quest’ultimo. — Bruce — esclamò attraverso una fitta nebbia rossastra, — viscido serpente, lasciala stare!
Il montante alla mascella di Van Atta, che sottolineò quell’ordine, risultò sorprendentemente efficace, considerando che quella era la prima volta in vita sua che Leo colpiva un uomo in un impeto di rabbia. Van Atta cadde all’indietro sul cemento.
Leo avanzò in una specie di gioia confusa. Avrebbe riaggiustato l’anatomia di Van Atta in un modo che neppure il dottor Cay si era mai sognato…
— Oh, signor Graf — esclamò la guardia, toccandogli una spalla.
— Va tutto bene, sono settimane che voglio farlo — lo rassicurò Leo, afferrando Van Atta per il colletto.
— Non è questo, signore…
Una nuova voce si intromise in tono freddo: — Affascinante tecnica. Devo prenderne nota.
Affiancata dalla sua scorta di ragionieri e assistenti, il Vice Presidente Apmad era apparsa nel corridoio 29 alle spalle di Leo.
CAPITOLO SESTO
— Be’, non è stata colpa mia — scattò Chalopin, Amministratrice del porto di attracco delle navette. — Non sono neppure stata informata di quello che stava succedendo. — E rivolse uno sguardo rovente a Van Atta. — Come posso controllare la mia giurisdizione quando altri amministratori sconvolgono i miei canali di comando mettendosi allegramente a impartire ordini ai miei uomini senza neppure informarmi, violando il protocollo…
— Si trattava di una situazione fuori dell’ordinario e il tempo era della massima importanza — mormorò Van Atta con tracotanza.
In cuor suo, Leo non poteva condannare la permalosità di Chalopin: la sua tranquilla routine sconvolta, l’ufficio requisito per l’improvvisa inchiesta del Vice Presidente delle Operazioni… Apmad infatti non amava perdere tempo. Le indagini ufficiali erano cominciate dietro suo ordine meno di un’ora prima nel corridoio 29; si sarebbe stupito se ci avesse messo più di un’altra ora per concluderle.
Le finestre degli uffici amministrativi del Porto Tre, sigillate contro la pressione interna dell’edificio, incorniciavano una veduta del complesso: le passerelle, le zone di carico, i magazzini, gli uffici, gli hangar, i dormitori degli operai, la monorotaia che correva verso la raffineria che luccicava all’orizzonte, le vette frastagliate delle montagne lontane. E l’impianto di energia vitale: l’atmosfera di Rodeo era composta di ossigeno, idrogeno e anidride carbonica, ma nelle proporzioni sbagliate, e con una pressione troppo bassa per il metabolismo umano. L’impianto di condizionamento dell’aria lavorava di continuo per adeguare la miscela di gas e filtrare le sostanze inquinanti. Un essere umano poteva vivere quindici minuti all’esterno senza una maschera; Leo non sapeva se considerare la cosa come un utile margine di salvezza o una morte lenta. Decisamente non si trattava di un paradiso.
Bannerji era scivolato dietro l’amministratore del porto. Nascosto dietro di lei, pensò Leo, e quella poteva essere la tattica migliore per la guardia della Sicurezza. Dalla punta delle scarpe lucide all’uniforme immacolata della GalacTech e all’acconciatura perfetta, senza un capello fuori posto, fino alla mascella dritta e ferma, Chalopin irradiava abilità e risolutezza nel difendere il proprio territorio.
Apmad, come arbitro della mischia, era tutto un altro paio di maniche. Grassoccia, ben oltre la mezza età, con i capelli grigi corti e crespi, avrebbe potuto sembrare una nonna, se non fosse stato per gli occhi. Non faceva nessuno sforzo per vestirsi con eleganza e ottenere il successo. Come se avesse già tanto potere da fare tranquillamente a meno di quei mezzucci. I suoi laconici commenti, più che calmare gli animi, erano serviti a intorbidare le acque, come se fosse curiosa di vedere che cosa sarebbe venuto a galla. Non erano assolutamente occhi da nonna…
Leo ribolliva ancora dentro di sé. — Il progetto ha venticinque anni: il tempo non può essere un fattore così essenziale.
— Dio onnipotente — esclamò Van Atta, — sono l’unico qui ad essere conscio di che cosa significa una scadenza pressante?
— Scadenza pressante? — disse Leo. — La GalacTech è vicinissima a raccogliere i frutti del Progetto Cay. Ingarbugliare le cose con un tentativo intempestivo e prematuro di ricavare dei profitti è praticamente da criminali. State per ottenere i primi risultati reali.
— Non esattamente — osservò Apmad con freddezza. — Il vostro primo gruppo di cinquanta operai è solo simbolico; ci vorranno altri dieci anni per metterli in servizio tutti e mille. — Freddezza, sì, ma Leo avvertì anche una pressante tensione nascosta, di cui ancora non riusciva ad identificare la causa.
— E allora chiamatela una detrazione fiscale. Non mi direte che questo — Leo mosse una mano verso la finestra, indicando Rodeo, — non trarrebbe beneficio da una detrazione o due.
Apmad si rivolse all’uomo che se ne stava in piedi silenzioso alle sue spalle. — Racconta al giovanotto i fatti della vita, Gavin.
Gavin era un tipo grande e grosso, trasandato e con il naso rotto, che Leo in un primo tempo aveva scambiato per una specie di guardia del corpo. In realtà era il capo contabile del Vice Presidente e quando parlò lo fece con termini sorprendentemente precisi ed eleganti, e con frasi impeccabili e molto efficaci.
— La GalacTech ha continuato a compensare le notevolissime perdite del Progetto Cay con i profitti ipotetici di Rodeo fin dall’inizio. È meglio che le faccia una piccola ricapitolazione storica, signor Graf. — Gavin si grattò il naso con aria assorta.