Dondolando da un appiglio all'altro lungo il fianco del laboratorio, ritornò verso il portello stagno.
— Okay, ho finito. A che punto è Linda?
La voce di Jill rispose: — È pronta.
— Mandala fuori.
Lei uscì lentamente, e i primi a spuntare dal portello a forma di bulbo furono i suoi piedi, incerti e ondeggianti. A Kinsman quella scena ricordò un vecchio film sul parto di una balena.
— Benvenuta nel mondo vero — le disse quando anche la testa spuntò dalla camera a tenuta stagna.
Lei si voltò per rispondergli, la udì boccheggiare, e in quel momento capì che lei gli piaceva.
— È… è…
— Impressionante — suggerì Kinsman. — E guardati… senza mani.
Lei galleggiava liberamente, la tuta appesantita dalle apparecchiature fotografiche e il cordone ombelicale che ondeggiava lentamente dietro di lei. Kinsman non riusciva a scorgere il suo volto attraverso il visore oscurato, ma intuiva la sua meraviglia nel tono della sua voce, persino nel modo in cui respirava.
— Non ho mai visto nulla di così assolutamente irresistibile…
E poi, tutto ad un tratto, divenne completamente professionale: afferrò la macchina fotografica, e cominciò a scattare foto della Terra, delle stelle e della luna, una dopo l'altra. Si mosse troppo in fretta e cominciò a ruzzolare. Kinsman si slanciò su di lei e la fermò, afferrandola per le spalle.
— Ehi, calma. Non c'è pericolo che scappino. Hai un sacco di tempo.
— Voglio scattarti delle foto, e anche al laboratorio. Puoi tornare al generatore e ripetere qualcuno dei movimenti che facevi quando eri al lavoro?
Kinsman si mise in posa per lei, rispose alle sue domande, recuperò una macchina che lei si era lasciata sfuggire dalle mani e che se ne stava andando alla deriva nello spazio.
— Giudicare le distanze diventa un tantino difficile qui fuori, — disse lui riportandole la macchina fotografica.
Jill li chiamò due volte e ordinò loro di rientrare. — Chet, sei già quindici minuti oltre il limite!
— Possiamo restare fuori ancora un po', ho ancora della riserva.
— La farai stancare troppo.
— Io mi sento perfettamente bene — disse Linda con voce rapita.
— Quanta pellicola ti è rimasta? — le chiese Kinsman.
— Ancora sei fotografie — disse lei guardando la macchina.
— Okay, rientreremo quando avrà finito la pellicola, Jill.
— Fra cinque minuti sarete al buio!
Voltandosi verso Linda, che stava galleggiando a testa in giù con la Terra striata di nubi sullo sfondo, disse: — Risparmia la pellicola per il tramonto e poi scatta a più non posso.
— Il tramonto? E che cosa devo inquadrare?
— Quando sarà il momento lo saprai. Per ora guarda.
Arrivò rapidamente, ma Linda fu più rapida. Mentre il laboratorio percorreva la sua orbita verso le ombre notturne della Terra, il sole calò all'orizzonte e proiettò per qualche attimo spettacolari riflessi di un rosso e di un arancione purissimi, per passare alla fine ad un blu mozzafiato. Kinsman guardò in silenzio, udendo il respiro sempre più rapido di Linda mentre scattava le foto.
Poi furono nell'oscurità. Kinsman accese la lampada del proprio casco; Linda era immobile con la macchina ancora fra le mani.
— È… impossibile descriverlo. — La sua voce era come svuotata. — Se non l'avessi visto… se non l'avessi messo sulla pellicola, non credo che sarei capace di convincermi che non fosse un sogno.
La voce di Jill gracchiò negli auricolari di Kinsman: — Chet, rientrate! È contro ogni misura di sicurezza restare fuori al buio.
Lui guardò in direzione del laboratorio. Le luci erano visibili lungo tutta la fiancata e gli oblò erano illuminati dall'interno. Senza di essi, non sarebbe neppure riuscito a vederlo, anche se era a pochi metri di distanza.
— Okay, okay. Accendi la luce della camera stagna, così possiamo vedere il portello.
Linda continuò ancora a parlare di quello che aveva visto là fuori, molto dopo che si furono tolti le tute a pressione ed ebbero mangiato panini e biscotti.
— Sei mai stata fuori? — chiese a Jill.
Appollaiata sull'orlo del banco di biologia vicino alla colonia di topi, Jill annuì brevemente: — Due volte.
— Non è spettacolare? Spero molto nelle foto; qualche messa a fuoco della macchina…
— Andranno benissimo — disse Jill. — Se non vengono, abbiamo un cumulo di fotografie che potrai usare.
— Oh, ma non ci saranno quelle di Chet che lavora al generatore.
Jill scosse le spalle. — Ma non devi scattare foto anche all'interno? Se vuoi delle istantanee di veri veterani dello spazio, dovresti fotografare questi topi. Sono quassù ormai da mesi, e vivono tranquilli mettendo su famiglia. E non fanno certo tante storie.
— Be', alcuni di noi fanno cose eccitanti — disse Kinsman, — mentre altri danno da mangiare ai topi.
Jill gli rivolse uno sguardo infuocato.
Dando un'occhiata al suo orologio, Kinsman disse: — Ragazze, è ora che io vada a nanna. Ho avuto una giornata dura: meccanico, guida turistica, e cover boy per Photo Day. Lavoro, lavoro, lavoro.
Scivolò accanto a Linda con un sorriso, continuando a sorridere anche quando fu vicino a Jill. La sua espressione era sempre minacciosa.
Quando si risvegliò, Linda e Jill stavano chiacchierando piacevolmente davanti al microscopio e ai vetrini sul banco di biologia.
Linda fu la prima a vederlo. — Oh, salve. Jill mi ha fatto vedere le spore che sta studiando. E ho fotografato i topi. Forse ci finiranno loro in copertina al posto tuo.
Kinsman fece una smorfia: — Ti sta mettendo contro di me? — Ma dentro di sé pensò: Che cosa diavolo avrà detto di me Jill?
Jill galleggiò verso il banco di controllo, prese il giornale di bordo della missione e lo fece scivolare verso Kinsman.
— Il controllo a terra dice che il generatore è okay — disse. — Hai fatto un buon lavoro.
— Grazie. — Afferrò il giornale di bordo. — A chi tocca andare a dormire, ora?
— A me — rispose Jill.
— Okay. Niente di speciale in arrivo?
— No. Tutto come da programma. La prossima trasmissione di dati tra dodici minuti. Stazione di Kodiak.
Kinsman annuì. — Dormi bene.
Quando Jill ebbe tirato la tenda dell'area di riposo, Kinsman portò il diario della missione al banco di controllo e si sedette. Linda rimase al bancone di biologia, a circa tre passi di distanza.
Con uno sguardo rapido controllò il quadro degli strumenti e poi si rivolse a Linda. — Bene, adesso hai capito cosa intendevo dire quando parlavo di una nuova esperienza di vita?
— Credo di sì. È così diverso…
— Qui è la realtà. La libertà completa. Un mondo nuovo. Dopo dieci minuti di AEV tutto il resto non ha più valore.
— È stato certamente eccitante.
— Di più. È vivere. Stare a terra è insopportabile, anche guidare un aereo è noioso. Il divertimento è qui… in orbita, e sulla Luna. Nessuno può dire di essere mai andato più vicino al paradiso.
— Parli sul serio?
— Certamente. Ho pensato di chiedere a Murdock di farmi trasferire alla NASA. Le missioni dell'aeronautica non comprendono la Luna, e a me piacerebbe camminare su di un mondo nuovo per vedere il panorama.
Lei gli sorrise. — Ho paura di non avere il tuo entusiasmo.
— Be', pensaci un attimo. Quassù sei libera. Libera davvero, per la prima volta in vita tua. Tutte le regole, le leggi, i pregiudizi che ti hanno pesato addosso per tutta la vita, sono tutti laggiù. Quassù si comincia da capo. Puoi essere te stesso e fare ciò che ti piace… e nessuno può interferire.