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— Fintanto che qualcuno ti rifornisce di aria, cibo, acqua e…

— Certo, questo è l'aspetto pratico. Viviamo in un microco­smo grazie all'industria aerospaziale e all'AFSC. Ma non abbia­mo legami. Quelli con i galloni non possono obbligarci a seguire le loro regole. Siamo noi a scrivere il libro dei regolamenti… per la prima volta dal 1776, stiamo scrivendo delle regole nuove.

Linda assunse un'espressione pensierosa. Kinsman non sape­va se le sue parole l'avessero davvero impressionata o se lei im­maginasse dove lui voleva andare a parare. Si girò di nuovo verso il banco di controllo, e studiò ancora il piano di volo della mis­sione.

Aveva attentamente considerato tutte le possibili opportunità e le aveva ristrette. Entrambe erano per domani, sull'Oceano In­diano. Quaranta, cinquanta minuti tra un collegamento a terra e l'altro e in tutte e due le occasioni Jill se ne sarebbe rimasta a dormire.

— AF-9, qui è Kodiak.

Sfiorò l'interruttore della radio. — Qui AF-9, Kodiak. Avanti.

— Riceviamo la trasmissione automatica dei dati forte e chiara.

— Roger, Kodiak. Qui tutto normale; programma della mis­sione immutato.

— Okay, AF-9. Non c'è nulla di nuovo. Oh, aspettate… Chet, Lew Regneson è qui e dice che sta scommettendo su di te affinché tu mantenga alto l'onore dell'aeronautica. Sempre più in alto.

Cercando di non tradire la minima emozione, Kinsman rispo­se: — Roger, Kodiak. Programma della missione immutato.

— Buona fortuna!

L'espressione pensierosa di Linda si era accentuata. — Che cosa ha voluto dire?

Lui guardò dritto in quegli occhi azzurri e rispose: — Che io sia dannato se lo so. Regneson fa parte del gruppo degli astro­nauti; da sei settimane è stato assegnato a Kodiak. Il gelo gli avrà dato alla testa. Ho pensato che fosse meglio assecondarlo.

— Oh, capisco. — Ma non sembrava convinta.

— Hai controllato qualcuna delle tue foto con il processore?

Scuotendo il capo, Linda disse: — No, non voglio rischiare le pellicole con la vostra attrezzatura automatica. Le svilupperò io quando torneremo.

— È un'ottima attrezzatura — disse Kinsman.

— Sono molto esigente.

Lui alzò le spalie e lasciò perdere.

— Chet?

— Che cosa?

— Quel generatore… a che cosa serve? Il colonnello Murdock è stato terribilmente riservato quando gliel'ho chiesto.

— Nessuno dovrebbe saperlo finché Washington non farà l'annuncio ufficiale… probabilmente quando saremo tornati. Uf­ficialmente non posso dirti niente — sogghignò, — ma fonti ge­neralmente ben informate ritengono che servirà ad alimentare un impianto radar che verrà messo in orbita il mese prossimo. Il ra­dar farà parte del nostro sistema di allarme ABM.

— Missile antibalistico?

Kinsman annuì e spiegò: — Dall'orbita si può individuare con più facilità il lancio di missili, dando così un preavviso più lungo agli Stati Uniti.

— Così questo tuo nuovo mondo è coinvolto nella guerra.

— Più o meno — Kinsman si accigliò. — Naturalmente i ra­dar non ammazzano nessuno. Possono salvare delle vite.

— Ma questo è un satellite militare.

— Disarmato. Due sono le cose che questo nuovo mondo non ha ancora: morte e amore.

— Degli uomini sono morti…

— Non in orbita. Nel rientro. O in incidenti a terra, o in vo­lo. Nessuno è morto quassù. E nessuno ha fatto l'amore, anche.

A dispetto di se stessa, così sembrò a Kinsman, lei sorrise.

— Non ci sono state possibilità al riguardo?

— Be', i russi hanno avuto donne come astronauti. Jill è sta­ta la prima donna americana in orbita. Tu sei la seconda.

Lei rifletté per un momento. — Questa non è proprio la suite matrimoniale del Waldorf… in effetti ho visto stanze migliori nei motel lungo la Jersey Turnpike.

— I pionieri hanno la vita dura.

— Io sono una fotografa, Chet, non una pioniera.

Kinsman curvò le spalle e allargò le braccia, movimento che lo fece rimbalzare leggermente sulla sedia. — Colpito. Sono fuori gioco.

— Ti andrà meglio la prossima volta.

— Grazie. — Riportò l'attenzione sul piano di volo della missione. La prossima volta sarà tra sedici ore esatte, micina.

Quando Jill emerse dall'amaca, fu il turno di Linda di andare a dormire. Kinsman rimase al banco di controllo, sorbendo da un contenitore del caffè tiepido. Tutte le luci sui pannelli erano verdi. Jill stava prendendo un campione di sangue a uno dei to­polini bianchi.

— Come si comportano?

Senza alzare lo sguardo, lei rispose: — Bene. Si sono adattati magnificamente all'assenza di peso. Il livello del calcio si è stabi­lizzato, il tono muscolare è buono…

— Allora c'è speranza per noi, creature a due gambe?

Jill rimise il topo all'ingresso della colonia e chiuse il coper­chio facendo scattare la serratura. Il topo sgattaiolò per riunirsi al gruppo nel labirinto di tunnel di plastica trasparente.

— Non vedo alcuna ragione fisica per cui gli uomini non pos­sano vivere indefinitamente in orbita.

Kinsman colse una leggera ma decisa inflessione sulla parola fisica. — Tu pensi che alla lunga possano sorgere dei problemi emotivi?

— Chet, riesco a notare dei problemi emotivi in una missione di tre giorni. — Jill iniettò il campione di sangue in una provetta munita di tappo.

— Che cosa vuoi dire?

— Avanti — fece lei, mentre un'espressione di disgusto mista a disappunto le compariva in viso. — Quello che stai cercando di fare è ovvio. Dimeni la coda come un cucciolo tutte le volte che lei è in vista.

— Non hai dormito molto, vero?

— Non sono stata ad origliare, se è questo che intendi. Sem­plicemente sono rimasta ad osservarti mentre la guardavi. E qualcuno di quei messaggi da terra… c'è dentro tutta l'Aeronau­tica? Quanto denaro è stato scommesso?

— Non sono coinvolto in nessuna scommessa. Sto solo…

— Stai solo correndo il rischio di far fallire la missione e ma­gari di ammazzarci tutti e tre, solo per provare che tu sei Tarzan e lei Jane.

— Dannazione, Jill, adesso parli proprio come Murdock!

L'espressione acida sul viso di lei si fece più profonda. — Okay. Sei un ragazzo cresciuto. Se vuoi giocare a fare Tarzan mentre sei in servizio, questi sono fatti tuoi. Io non ti metterò i bastoni tra le ruote. Prenderò una pillola per dormire e me ne starò a cuccia.

— Lo faresti?

— Sì. Puoi avere la tua bionda Barbie e buona fortuna. Ma ti dico questo… non è sincera. Ho parlato con lei abbastanza a lun­go per potermene accorgere. Tu stai cercando di usarla, ma an­che lei sta usando te. Mi ha fatto un sacco di domande sul gene­ratore mentre tu dormivi. Lei è qui per ragioni sue, Chet, e se ti darà corda non sarà certo per un'avventura romantica o per il fa­scino della missione.

Dio Onnipotente, Jill è gelosa!

Quando Linda tornò dall'area di riposo, l'atmosfera era tran­quilla ma tesa. Ognuno badò al proprio lavoro: Jill si occupava della colonia di alghe sullo scaffale sopra il bancone di biologia; Kinsman estraeva le pellicole dalle macchine fotografiche in pre­visione del ritorno a terra e le ricaricava; Linda aveva cura di sta­re alla larga da tutti e due.

Il controllo a terra chiamò per sapere come andavano le cose. Sia Linda che Jill lanciarono un'occhiata penetrante a Kinsman. Lui si limitò a rispondere:

— Seguiamo il programma della missione. Tutti i sistemi so­no sul verde.

Consumarono un pasto a base di cibo spremuto da tubetti di plastica, rimanendo per lo più in silenzio, e poi venne il turno di riposo di Kinsman. Ma non prima che avesse controllato il piano di volo. La prossima è Jill, e per quattro ore saremo soli, com­preso un passaggio sull'Oceano Indiano.